Bimba morta al Parco acquatico di Rende, tre indagati
- Postato il 2 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Bimba morta al Parco acquatico di Rende, tre indagati
RENDE (COSENZA) – Sono tre finora gli indagati per la morte della piccola Simona Vanessa Szilagyi, la bimba di otto anni, morta lunedì scorso nella piscina del Parco Acquatico “Santa Chiara” di Rende, in provincia di Cosenza (LEGGI LA NOTIZIA). Si tratta di Maria Candelaria De Rose amministratrice unica della società che gestisce il Parco, la “Marconi Village srl”, il suo convivente Antonio Fusinato, entrambi difesi dagli avvocati Giuseppe De Marco e Francesco Turco, e la bagnina della struttura presente al momento della tragedia, una trentenne cosentina con regolare brevetto, difesa dall’avvocato Ugo Le Donne.
La struttura, subito dopo la morte di Simona, è stata posta sotto sequestro e ieri sul sito della società è apparsa una nota nella quale i responsabili hanno espresso il loro personale dolore per la morte improvvisa della bambina durante una giornata che doveva essere di svago e, invece, si è trasformata in una tragedia. Toccherà, ora, al sostituto procuratore Antonio Tridico mettere insieme i pezzi di una storia che ha destato grande commozione soprattutto tra i genitori presenti nella struttura, che hanno assistito impotenti alla morte della piccola Simona.
Varie e discordanti tra di loro le versioni date ai carabinieri della Compagnia di Rende, che hanno sentito i familiari della piccola, i primi soccorritori e vari testimoni. C’è chi ha parlato di un malore in acqua, chi avrebbe riferito che la bambina non stava bene già prima di entrare nella piscina perché l’avrebbero vista vomitare e chi parla di annegamento, e sembra quest’ultima la tesi più accreditata. Ma solo l’autopsia prevista già per oggi, dopo il conferimento dell’incarico al dottor Berardo Cavalcanti, potrà sciogliere tutti i dubbi che aleggiano attorno alla morte della bambina.
La sua famiglia, difesa dall’avvocato Francesco Porto, non riesce a darsi pace. E il fratello, nel corso di un’intervista rilasciata ieri al Tg regionale della Rai, ha denunciato con veemenza la mancanza sia di personale specializzato che di apparecchiature salvavita all’interno del Parco Acquatico. «Abbiamo iniziato ad urlare, a chiedere aiuto, ma nessuno ha fatto niente per salvare la vita di mia sorella». Il padre e la madre di Simona non avranno un perito di parte durante l’autopsia della figlia. Le loro condizioni economiche non permettono loro di pagare un consulente. Mentre sarà il dottor Guglielmo Cordasco che rappresenterà la bagnina della struttura. La giovane donna si sarebbe adoperata con ogni mezzo per salvare la piccola Simona. E per questo non riesce ad accettare quanto è accaduto. Il suo legale riferisce di una persona particolarmente provata ma certa di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per dare un finale diverso alla storia.
Un altro aiuto alle indagini in corso, verrà sicuramente dato dalle immagini del Sistema di video sorveglianza della struttura che dovrebbe aver registrato quanto è accaduto lunedì all’interno del Parco Acquatico. E se la commozione e il rispetto per la bimba morta in queste ore hanno il sopravvento su tutto il resto, c’è comunque chi ricorda che l’ultima gara d’appalto per affidare il Parco Acquatico andò deserta e la gestione rimase alla “Marconi Village srl”, che secondo la commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende era un «esempio di non corretta gestione del patrimonio immobiliare». Ma questa è un’altra storia che poco c’entra con la morte di una bambina che stava giocando in piscina e lì ha trovato la morte. Al vaglio della magistratura, invece, la verifica sui requisiti previsti dalla legge in materia di sicurezza, per prevenire incidenti e gestire eventuali emergenze.
Il Quotidiano del Sud.
Bimba morta al Parco acquatico di Rende, tre indagati