Bilaterale Putin-Zelensky, oggi scade l’ultimatum “dei 15 giorni” di Trump. Mentre l’Ue continua a parlare solo di riarmo contro la Russia

  • Postato il 2 settembre 2025
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Il conto alla rovescia lanciato da Donald Trump sta per concludersi. Martedì saranno passati i 15 giorni per organizzare un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Due settimane appena e di quei sorrisi, colpi di gomito e dichiarazioni cariche di speranza pronunciate alla Casa Bianca dal tycoon, dai leader europei, tra cui Giorgia Meloni, e dal capo di Stato ucraino sembra essere rimasto ben poco. Nel frattempo, il leader di Kiev ha fatto in tempo a smentire ogni possibile concessione territoriale, nonostante tutta la Crimea e buona parte del Donbass siano saldamente sotto il controllo russo, il capo del Cremlino ha minacciato a più riprese l’Ue, mentre Bruxelles ha mostrato nuovamente la sua spaccatura interna tra chi vorrebbe una posizione più dialogante e chi, invece, è pronto a indossare l’elmetto.

La chiamata alle armi dell’Ue
A quest’ultima categoria di leader appartiene Ursula von der Leyen. Il suo intervento nel corso del vertice a Washington, il 18 agosto, aveva fatto emergere le difficoltà della presidente della Commissione di sedere al tavolo con chi, in quel momento, sosteneva che fosse arrivato il momento dello sforzo bipartisan per il dialogo tra Mosca e Kiev. Poche battute con pochissimo entusiasmo, sufficienti solo a ricordare il dramma dei bambini ucraini separati dalle famiglie e l’appena siglato accordo tra Usa e Ue sui dazi. Nessun riferimento al conflitto o all’atteggiamento da tenere col Cremlino.

Non deve quindi sorprendere la decisione, a 24 ore dalla scadenza dell’ultimatum di Trump, di recarsi al confine Ue con la Russia e promettere un sempre maggiore impegno militare. Domenica, la leader del Berlaymont è atterrata in Polonia dove ha incontrato il premier Donald Tusk. I due si sono recati alla frontiera con la Bielorussia, lungo quella cortina di ferro immaginaria che l’Europa vuole rafforzare riempiendo i propri arsenali di nuove armi. E proprio lì, al posto di guardia di Krynki, si è tenuta una riunione informativa con il personale di comando della guardia di frontiera e dell’esercito. “Putin non è cambiato – ha dichiarato l’ex ministra della Difesa tedesca – Negli ultimi 25 anni ha scatenato quattro guerre. Può essere tenuto sotto controllo solo attraverso una forte deterrenza. Dobbiamo essere precisi e rapidi nell’incremento della nostra strategia difensiva”. E quindi, dato che “la Polonia è il maggiore investitore nel settore della difesa in Europa e il maggiore beneficiario di Safe, per adeguarci alla preparazione della Polonia abbiamo proposto di quintuplicare gli investimenti per la difesa. E di decuplicare i finanziamenti per la mobilità militare. Insieme possiamo realizzare un’Europa che protegge“. Parole che hanno stimolato il premier polacco portandolo a chiedere all’Occidente “sostegno come quando è nata Solidarnosc. Anche oggi devono essere molto fermi, determinati, uniti contro questa nuova versione dell’impero del male“. Detto fatto: “Vogliamo che gli Stati membri confinanti direttamente con Russia e Bielorussia ricevano finanziamenti europei aggiuntivi – ha detto von der Leyen – È nell’interesse europeo che la protezione del confine sia garantita, perché i confini dell’Europa sono una responsabilità condivisa. Il confine lituano è un confine europeo”.

Se queste dichiarazioni possono sembrare distanti dall’invito al dialogo lanciato a Washington, ecco che nella serata di lunedì ci ha poi pensato il presidente del Consiglio Ue, il portoghese Antonio Costa, ad alzare ulteriormente la posta: “L’ingenuità geopolitica è finita – ha sparato su X rilanciando quanto affermato dal palco del Bled Strategic Forum – Stiamo aumentando massicciamente i nostri investimenti nella difesa per rafforzare la nostra sicurezza, potenziare le nostre industrie e creare posti di lavoro in tutta Europa. Questo aumenta anche la nostra credibilità e influenza sulla scena globale. Il soft power da solo non è sufficiente in un mondo dove la hard power prevale troppo spesso”.

Zelensky frena, Putin attacca
Andati via gli ospiti e spenti i riflettori sul vertice alla Casa Bianca, anche Donald Trump deve essersi reso conto che le sue aspirazioni devono fare i conti con la mancanza di volontà di tutti gli altri attori in campo. L’Unione europea, sostenendo massicce politiche di riarmo, ha imboccato la strada della tensione a lungo termine con il vicino russo. Zelensky, invece, una volta uscito dallo Studio Ovale ha rispolverato pretese vecchie di più di tre anni dicendo di non essere disposto a “lasciare la nostra terra agli occupanti”. Ma la Crimea e ampie fette del Donbass sono già saldamente in mano alla Russia che non è intenzionata a fare troppe concessioni in merito. Tanto che nelle ore del summit sembrava esserci stata un’apertura bipartisan a uno “scambio di territori“, non a una riconsegna.

Anche il presidente russo, che di tutto ha bisogno tranne che di una pace frettolosa, ha frenato l’ottimismo di Trump avanzando richieste altrettanto datate. I punti dai quali ripartire in un eventuale incontro bilaterale o trilaterale tra Putin e Zelensky, hanno fatto sapere i vertici della Federazione, non possono che essere gli stessi sui quali si era trovata una convergenza a Istanbul nella prima metà del 2022. Tornare a quei giorni, per Ucraina ed Europa, vorrebbe però dire arrendersi all’idea di mettere fine a una guerra con tre anni e mezzo di ritardo e con centinaia di migliaia di morti inutili. Putin lo sa bene e su questo tenta di mettere in difficoltà gli avversari sapendo bene quanto Trump sia allergico ai ‘no’ quando si parla di fare la pace.

Allo stesso tempo, però, Putin lancia anche avvertimenti all’Ue riguardo al possibile invio di truppe in territorio ucraino, indipendentemente dalle mansioni che i soldati andranno a svolgere. Prima sono arrivati i razzi sui palazzi dell’Ue a Kiev, mentre domenica sono stati disattivati i Gps dell’aeroporto bulgaro che comunicava con l’aereo sul quale viaggiava proprio von der Leyen, costringendo il pilota a un atterraggio col solo ausilio delle mappe cartacee. Trump sta per alzare gli occhi dalle lancette, ma Russia, Ucraina e Ue preferiscono continuare a mostrarsi i muscoli invece di aprire un vero tavolo di pace.

X: @GianniRosini

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