Berlusconi “perseguitato” dai pm? Il capo dell’Anm non nega. Le toghe si infuriano e lui ritratta: “Non ci sono le prove”

  • Postato il 27 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Si torna a parlare di persecuzioni giudiziarie e complotti nei confronti di uomini politici che hanno ricoperto incarichi apicali nel Paese, per avvalorare agli occhi dei cittadini l’immagine di una magistratura politicizzata e inaffidabile che come tale deve essere riformata. È bene dire che non vi è alcuna prova che ciò sia avvenuto”. Sepolto dalle critiche nelle chat interne, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi fa marcia indietro rispetto alle parole pronunciate appena 24 ore prima, quando aveva aperto, di fatto, all’ipotesi che negli ultimi decenni i suoi colleghi avessero portato avanti una persecuzione contro Silvio Berlusconi. “Se è avvenuto è qualcosa che io assolutamente condanno. Non siamo qui per fare una giustizia privata. Non so se in questo caso sia avvenuto, quindi non posso dare un giudizio”, ha detto domenica Parodi a Omnibus, su La7, rispondendo a una domanda sul tema. La narrazione del complotto delle toghe contro l’ex premier è tornata alla ribalta negli ultimi giorni, cavalcata da media e politici di destra secondo cui la Cassazione, negando la confisca dei beni a Marcello Dell’Utri chiesta dai pm di Palermo, avrebbe smentito i rapporti tra l’uomo di Arcore e Cosa nostra. Una tesi del tutto falsa: come il Fatto ha spiegato in più articoli, la decisione della Suprema Corte riguarda solo la provenienza del patrimonio di Dell’Utri (per i giudici non ci sono prove per considerarlo illecito) mentre il pagamento di denaro ai clan da parte di Berlusconi resta dimostrato dalla sentenza del 2014 che condannò definitivamente il suo braccio destro per concorso esterno.

Anche Parodi ha però in qualche modo dato credito a questa ricostruzione fasulla, commentando la lettera al Giornale in cui Marina Berlusconi, primogenita di Silvio, lamentava i “trent’anni di vita devastati” al padre per colpa della magistratura. “L’esito finale è stato positivo, ma quello che non ha funzionato è la tempistica. Qualunque vicenda che dura trent’anni è qualcosa che un Paese civile non dovrebbe conoscere. Se Marina Berlusconi si lamenta dei tempi non posso che essere d’accordo con lei“, ha detto il capo dell’Anm, esponente della corrente “di destra” di Magistratura indipendente. Eppure non esiste alcuna vicenda giudiziaria durata trent’anni: il procedimento sulla confisca a Dell’Utri (separato da quello sull’accusa di concorso esterno) si è aperto e chiuso in meno di cinque. Per questo le frasi di Parodi, celebrate dal centrodestra come un'”ammissione” e un “passo avanti“, hanno fatto infuriare i suoi colleghi magistrati, a partire dagli altri componenti della giunta dell’associazione. “Ma come si fa ad accettare, anche solo in linea puramente teorica, l’ipotesi che vi sia stata una “persecuzione giudiziaria” nei confronti di Berlusconi? Non è vero! Davvero qualcuno di noi pensa che ci siano state “persecuzioni giudiziarie”? Non si possono commettere simili errori“, scrive un pm del Nord in una chat Whatsapp che riunisce centinaia di toghe. Sulla stessa linea un collega di Napoli: “Mi sembra davvero importante che l’Anm non si lanci in dichiarazioni imprecise o tentennanti sulla storia giudiziaria. Anche perché le trappole da qui al referendum saranno quotidiane… Un comunicato chiaro di precisazione servirebbe, e con urgenza”. E ancora: “Anm, abbiamo un problema… Precisate presto, altrimenti di questo passo la famosa battaglia della comunicazione si mette molto male“.

Così, lunedì di prima mattina, il presidente è costretto a uscire con una nota “riparativa” in cui, in sostanza, si dipinge come vittima della narrazione accreditata da lui stesso: “Non molto tempo fa parlando con alcuni colleghi avevo previsto, non era difficile, che con l’avvicinarsi dell’appuntamento referendario le accuse nei confronti della magistratura si sarebbero inasprite. Puntualmente ciò si è verificato”, scrive. Parodi mette in chiaro, finalmente, che il provvedimento della Cassazione “non riguarda in alcun modo il presidente Berlusconi, ma un suo diretto collaboratore comunque condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, reato peraltro mai contestato al presidente. È assolutamente vero”, aggiunge, “che alcuni procedimenti hanno avuto una lunga durata ma – come ho già detto – ciò non è di certo dovuto ai magistrati intervenuti in tali vicende (o meglio al carico di lavoro degli stessi) ma a molti altri fattori, tra i quali provvedimenti che hanno modificato alcune norme procedurali. Parlare ancora oggi di persecuzione, con una valutazione globale e impropria di una attività giudiziaria che si è articolata negli anni, ad opera di magistrati e uffici diversi, per verificare una serie di episodi specifici, e che molte volte è sfociata in archiviazioni, lasciando intendere la sussistenza di un inverosimile disegno complessivo, significa voler alterare la percezione corretta di un periodo della storia recente per condizionare gli esiti del quesito referendario”, conclude. Un dietrofront che i colonnelli di Forza Italia si affrettano a condannare: “Così purtroppo si nega l’evidenza“, afferma Maurizio Gasparri, pur riconoscendo a Parodi di essere migliore “rispetto a certi giacobini” suoi colleghi. Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, invece accusa: “Il presidente dell’Anm ha fatto abiura. Ma provare a buttarla in politica è un pessimo servizio alla storia e alla verità. Peccato, un’altra occasione persa”.

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