Beppe Sala, doppio schiaffone dal Pd. Ma lui pensa ad Azione in giunta

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Libero Quotidiano
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Beppe Sala, doppio schiaffone dal Pd. Ma lui pensa ad Azione in giunta

Il “la” lo dà Pierfrancesco Majorino, rimasto in silenzio dopo l’approvazione della delibera per la vendita di San Siro da parte del Consiglio comunale. «Sulle questioni urbanistiche e abitative la città ha bisogno di una svolta radicale per condizionare diversamente e di più i poteri legati al mattone», afferma il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, bocciando qualsiasi ipotesi d’intesa con Forza Italia per far ripartire i cantieri bloccati dalle inchieste della Procura. «Da Letizia Moratti e soci, niente di personale eh, bisogna stare lontani», chiosa l’esponente dem. Quindi niente Salva Milano bis o roba simile. Ma non serve fare le analisi del sangue al ragionamento di Majorino, che formalmente gela le speranze delle cosiddette Famiglie sospese (quelle che hanno pagato ma sono rimaste senza casa), per capire che il vero bersaglio è il sindaco Beppe Sala e la delibera di San Siro, passata grazie all’astensione tattica di Forza Italia. All’aspirante candidato a sindaco, perché quello è il suo obiettivo, la vendita del Meazza a Milan e Inter non deve essere andata giù.

Ma se l’uscita di Majorino è lo spartito dell’opera Buffa contro Sala allestita dal centrosinistra, le note da far suonare all’orchestra ce le mette la capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Beatrice Uguccioni, rinfacciando a Beppe il fatto di essersi arrogato il merito di aver fatto tutto da solo sullo stadio, al punto di aver sostenuto, come ha fatto alla Leopolda di Matteo Renzi, a Firenze, di aver «avuto coraggio». «Il passaggio di San Siro è stato indubbiamente ostico e ha lasciato un segno profondo nella maggioranza che governa la città», ma «parlare di coraggio al singolare è offensivo e significa che i mea culpa delle ultime settimane sulla collegialità delle scelte forse non sono ancora stati fatti propri», afferma la capogruppo del Pd a Palazzo Marino. «Nelle ultime settimane, per ragioni diverse e legittime, è stato il Consiglio comunale, insieme alla vicesindaca Anna Scavuzzo (alla quale tutti hanno ascritto i meriti dell’ultimo miglio della delibera di San Siro, ndr), a dover affrontare questa situazione». «La questione è una sola peri mesi che abbiamo davanti», chiosa la Uguccioni, «non è solo questione di toto nomi o di rimpasti, anche se le idee camminano sulle gambe delle donne e degli uomini. Al gruppo del Pd interessa e sta a cuore un cambio di passo sul metodo. Serve maggior ascolto fra noi».

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MAGGIOR RISPETTO
E quel “noi”, rivolto al primo cittadino, significa giunta e consiglieri, per i quali la Uguccioni chiede più rispetto, ma dei quali Sala sembra voler fare a meno. Soprattutto dopo il voto su San Siro. O, comunque, di disporne a suo piacimento. E proprio perché la rottura fra il sindaco e la sua maggioranza, ma soprattutto con il Pd, inizia ad essere un fatto concreto e non più solo un’ipotesi, il centrodestra cavalca l’onda. «Siamo di nuovo allo stallo alla messicana tra il sindaco Sala e i gruppi che lo sostengono», afferma Riccardo Truppo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale, parlando di «pantano politico sull’urbanistica e sulla trattativa per la vendita dello stadio, tenuta nascosta per sette anni». «Majorino e compagni da che parte stanno: con i verdi, con i riformisti o con il sindaco vittima del sistema?», si chiede retoricamente l’esponente di Fdi. Toni altrettanto duri da parte della Lega. «La maggioranza è ogni giorno più divisa e nel caos», dichiara il capogruppo Alessandro Verri. «Sala è imbrogliato nei suoi stessi errori, incapace di governare e paralizzato dal timore di scontentare qualcuno. A pagare sono i cittadini, tra urbanistica bloccata, sicurezza fuori controllo e trasporti inefficaci». «Mentre il Pd e il sindaco continuano a litigare tra loro, la città resta allo sbando. Milano non può permettersi una maggioranza troppo impegnata nei propri scontri di potere», rincara Samuele Piscina, consigliere comunale della Lega segretario provinciale del partito, «per rivendicare poltrone, invece che occuparsi dei bisogni reali dei cittadini». Che all’interno del centrosinistra milanese vi sia un dibattito legato al rimpasto di giunta, dovendo anche riempire una casella vuota, e alla tenuta della maggioranza che sostiene la giunta Sala è oggettivamente vero. Anche perché il gioco di posizionamenti, e di poltrone, è propedeutico alla campagna elettorale per le comunali del 2027.

RUOLI E POLTRONE
Tanto che lo stesso Sala vuol tenere il pallino in mano. Per quanto riguarda i Riformisti (che perdono il consigliere Carmine Pacente, che ha annunciato di lasciare il gruppo formato da Azione, partito al quale aveva aderito dopo aver mollato il Pd, e Italia Viva per aderire al Gruppo Misto, non volendo occuparsi di rimpasti), in particolare per Azione, sull’ipotesi di un posto in giunta, come sollecitato dalla consigliera, Giulia Pastorella Sala sarebbe pronto a «ragionarci. È chiaro che vorrei fare una riflessione anche con il Pd e ovviamente con la mia lista». Quanto ai Verdi il sindaco continua a dire che «se la loro decisione è quella di rimanere» in maggioranza, «sono senz’altro i benvenuti, è chiaro che dovremo concordare come procedere e servirebbe uno sforzo di buona volontà da una parte e dell’altra». Ma è chiaro che non sono certo gli ambientalisti i problema di Sala, tornato a dialogare con il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, dovendo pensare al suo futuro, sempre più lontano dal Pd di Majorino e della Uguccioni...

 

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Libero Quotidiano

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