Benaltristi e catastrofisti contro la riforma Nordio. Il commento di Cangini
- Postato il 17 gennaio 2025
- Politica
- Di Formiche
- 1 Visualizzazioni
I più innocui, in fondo, sono i benaltristi. Coloro i quali, interpretando una parte che ha radici profonde nella grande commedia della politica repubblicana, per contestare una norma ne invocano un’altra. Un’altra di segno diverso. Ben altro ci vorrebbe…
“La separazione delle carriere non risolve i problemi dei tempi biblici della Giustizia”, dicono i benaltristi. E, naturalmente, dicono il vero. Separare le carriere dei magistrati requirenti da quelle dei magistrati giudicanti non incide, infatti, né mai ha inteso incidere, sui tempi dei processi. È invece un modo per garantire la parità tra accusa e difesa prescritta dall’articolo 111 della Costituzione. I benaltristi lo sanno, tuttavia si ostinano ad utilizzare l’artificio retorico per accreditare l’idea di una politica che pensa solo a sé stessa, indifferente ai bisogni reali dei cittadini. Come se quello ad un giusto processo non fosse un bisogno reale, oltre che il principio su cui si incardina lo Stato di diritto.
Più insidiosi appaiono i catastrofisti. Quelli che, seguendo una prassi persino più radicata del benaltrismo, inquadrano ogni riforma nascente alla luce di uno scontro primigenio tra Bene e Male. È il vizio dell’Armageddon. Evocare sciagure, paventare degenerazioni, denunciare sopraffazioni.
Secondo i catastrofisti, la separazione delle carriere sarebbe il chiaro segno di una “deriva autoritaria”: affermazione giustificata dal fatto che la riforma metterebbe la pubblica accusa alla mercé del capriccio politico dei governi in carica. Il che è semplicemente falso. Con la riforma Nordio, infatti, la magistratura requirente mantiene la propria assoluta indipendenza e se c’è un rischio è che si strutturi come un contropotere a sé stante.
Ma la realtà non conta, conta la rappresentazione della realtà. E la rappresentazione della realtà deve essere sempre e comunque drammatica.
Siamo solo al primo voto parlamentare sul disegno di legge sulla separazione delle carriere e il fronte contrario ha già scoperto le proprie carte.
L’Associazione nazionale magistrati, i giornali di opposizione, il Pd, il Partito di Conte e Allenza verdi sinistra sono già saliti sulle barricate in vista della prevedibile campagna referendaria per la conferma di una riforma su cui pochi avrebbero scommesso all’inizio della legislatura. Benaltrismo e catastrofismo sono e saranno le loro cifre retoriche. Ed è questa, in fondo, la maledizione della politica italiana: l’incapacità di attenersi al merito delle questioni, la tendenza diffusa a parlare d’altro, la naturale inclinazione a guardare la realtà attraverso le lenti dell’etica piuttosto che attraverso le lenti della politica.