Bellezza e potere degli Internazionali: da Binaghi ai meloniani, al Foro Italico è nato il nuovo asse dello sport italiano
- Postato il 6 maggio 2025
- Tennis
- Di Il Fatto Quotidiano
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Passeggiando tra i viali del Foro Italico, muovendoti tra campi e grandi impianti che si moltiplicano come funghi (prima solo il Centrale, poi il Grand Stand, adesso anche la SuperTennis Arena dentro l’iconico Stadio dei Marmi), non partecipi solo ad uno dei più ricercati tornei di tennis del pianeta. Ammiri bellezza e potere dello sport italiano.
LE DATE – Il calendario completo
Gli Internazionali del Foro Italico (quest’anno in calendario dal 6 al 18 maggio) sono diventati probabilmente il più importante evento sportivo italiano, a maggior ragione dopo l’ampliamento che dal 2024 ne hanno fatto una specie di piccolo Slam (questa è la seconda edizione con il nuovo format). Nessuno catalizza le stesse attenzioni, muove gli stessi soldi ed interessi, con tanta continuità. Merito ovviamente dei trionfi di Jannik Sinner, il campione che sta trasformando il tennis nel nuovo sport nazionale del Paese, ma anche del fascino intrinseco di questo torneo, unico al mondo per il suo scenario, e della sua macchina organizzativa. È un successo che viene da lontano (il presidente Binaghi ama sempre ricordare come il torneo perdeva 4 milioni quando lui arrivò nel 2003, ora è una macchina da soldi che punta ai 50 milioni di fatturato e macina utili), costruito dalla FederTennis in partnership con Coni Servizi, oggi diventata Sport e Salute: un monumento alla spettacolarità ma anche all’efficienza, in contraltare agli sprechi in cui quasi sempre si traducono gli altri grandi eventi nel nostro Paese, come le disastrose Olimpiadi di Milano-Cortina targate Coni (ovvio che le proporzioni sono differenti, ma anche il modus operandi), o la Ryder Cup di golf, tanto per fare un altro esempio. Insomma il simbolo di uno sport italiano che vince, funziona e quindi comanda pure.
SCHEDA – Chi sono i 23 azzurri
LA STORIA – L’albo d’oro del torneo
TV – Dove vedere il torneo (Sky e Rai)
Così il torneo ha finito per acquistare anche un senso politico: oggi più che mai, rappresenta la massima espressione del binomio fra la Federazione Tennis e Sport e Salute, il nuovo asse verso cui si sta spostando lo sport italiano. Proprio mentre lì a fianco, a nemmeno 50 metri dopo l’espansione del torneo fin dentro il mitico Stadio dei Marmi, il Coni rimane impelagato nelle beghe per la successione di Giovanni Malagò e si scopre sempre più vecchio.
Dal 2018, dalla famosa Legge Giorgetti che istituì la partecipata governativa Sport e Salute per limitare il potere di Malagò, il Coni è stato progressivamente svuotato di competenze, privato di centralità. La riforma ci ha messo tempo ad attecchire (anche per le resistenze di Malagò e alcuni colpi di coda, specie sotto il governo Conte e il ministero di Spadafora), ma alla lunga comincia a sortire i suoi effetti. Oggi il Coni è sempre più un ente di mera rappresentanza, con un bilancio di appena un centinaio di milioni (la FederTennis da sola ne fattura quasi il doppio), e un raggio d’azione limitato all’attività olimpica. Il prestigio è intatto, ma senza più quell’ascendente che aveva raggiunto un tempo, negli anni d’oro di Malagò, e rischia di riscoprirsi ancora più residuale in futuro, specie se al suo posto sarà eletto (come possibile) un grigio burocrate federale.
I giochi ormai si fanno altrove, magari proprio nella tribuna autorità del Centrale del Foro Italico, sotto l’influenza di FederTennis e Sport e Salute. Da una parte Binaghi, uno dei presidenti più capaci, intrattabili e quindi potenti del movimento (insieme a Paolo Barelli, n.1 del nuoto e anche capogruppo di Forza Italia: non a caso i due hanno un ottimo rapporto), alla guida della Federazione più ricca dopo la FederCalcio, che però perde colpi ed è ridotta ai minimi storici. Dall’altra i vertici della partecipata statale che è stata colonizzata dal governo Meloni e quindi è diventata sua espressione nello sport, con il presidente Marco Mezzaroma, Giuseppe De Mita dirigente (altro fedelissimo del circoletto della premier), e poi l’amministratore delegato Diego Epi, l’uomo da cui passa ogni evento e ogni centesimo, tutti i contributi pubblici da cui pendono le Federazioni. Gli Internazionali del Foro Italico rappresentano anche tutto questo: il nuovo epicentro di potere dello sport italiano.
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