Beko presenta un piano con 2mila licenziamenti in Italia. Urso aveva parlato di “maggiore serenità” nelle trattative
- Postato il 20 novembre 2024
- Lavoro & Precari
- Di Il Fatto Quotidiano
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Chiusura entro la fine del 2025 degli stabilimenti Beko Europe di Siena e Comunanza (Ascoli Piceno) e della linea del freddo a Cassinetta (Varese). Gli esuberi saranno in tutto quasi 2mila (1.935) su 4.440 occupati. È quanto comunicato dai vertici della ex Whirlpool al tavolo ministeriale in corso a Roma, al Minit, dove sono presenti anche i sindacati. Le chiusure e gli esuberi sarebbero previsti nel piano per l’Italia comunicato dalla multinazionale turca, un annuncio che arriva dopo 12 anni di cassa integrazione tra ex Whirlpool e Beko Europe.
Nel dettaglio la proprietà pianifica 541 licenziamenti nello stabilimento di Cassinetta, 320 a Comunanza, 290 a Siena e 66 a Melano. A questi si aggiungono 718 tagli tra commerciali e ricercatori. Secondo l’azienda nessuno degli scenari considerati per scongiurare i licenziamenti presenta condizioni di sostenibilità.
“Non condividiamo e non possiamo accettare il piano presentato dai vertici di Beko Europe. Faremo rispettare la golden power, che per noi significa tutelare l’occupazione”, dice la sottosegretaria con delega alle crisi d’impresa, Fausta Bergamotto. “Non accetteremo conclusioni che non siano condivise con le organizzazioni sindacali”, ha aggiunto. Lo scorso 15 novembre il ministro Adolfo Urso aveva affermato che la presenza dell’azienda al tavolo di confronto avrebbe dovuto dare “più serenità”.
Il ministro aveva aggiunto “Il prossimo tavolo è il 20 novembre, presenteranno il piano industriale per l’Italia, il loro piano di investimenti, le prospettive di sviluppo in ogni stabilimento, le prospettive di tenuta occupazionale in ogni stabilimento e poi grazie all’esercizio della Golden Power, sarà possibile avere un confronto nel merito prima di ogni decisione”.
“L’azienda ha presentato il piano predatorio per l’Italia con l’annuncio delle dismissioni, già a partire dal 2025. Di fatto si prefigura un percorso di uscita di Beko dall’Italia di cui oggi abbiamo visto il primo step. In Italia rimangono solo la linea del cooking, inclusa la ricerca e sviluppo e il global industrial design, oltre al centro di ricambi situato a Carinaro (Caserta)” dicono Barbara Tibaldi e Alberto Larghi, della Fiom-Cgil. “L’azienda ritiri nell’immediato i licenziamenti. Al Governo chiediamo che fine abbia fatto la golden power e quali strumenti intenda mettere in atto per salvare il lavoro e gli stabilimenti. Noi faremo la nostra parte. Da domani in tutti gli stabilimenti è proclamato lo stato di agitazione”, aggiungono i due sindacalisti.
“La posizione di Beko, pronta a chiudere stabilimenti in Italia ed a licenziare quasi 2000 persone è inaccettabile. Siamo a fianco dei lavoratori e sosterremo ogni iniziativa utile per scongiurare questa mattanza sociale, decisa unilateralmente della proprietà e con un governo irrilevante e sottomesso”. Così in una nota congiunta i parlamentari Pd Emiliano Fossi, Arturo Scotto, Marco Sarracino, Silvio Franceschelli, Marco Simiani e Laura Boldrini.
“La decisione di Beko Europe è inaccettabile, raddoppierò gli sforzi per salvaguardare il futuro dei lavoratori dello stabilimento di Siena, a cui ribadisco vicinanza e impegno massimi da parte di tutta l’amministrazione comunale”, questo il commento della sindaca di Siena Nicoletta Fabio.
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