Beatrice: Addio a Toscani, una vita di immagini tra provocazioni e colpi di genialità
- Postato il 14 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Beatrice: Addio a Toscani, una vita di immagini tra provocazioni e colpi di genialità
«Sono un fotografo, non un artista». Lo sottolinea spesso, anzi sempre, infastidito dalle regole conformiste che attribuisce al mondo dell'arte e che evitano il confronto vero, quello con il pubblico. A dire il vero, di quel sistema lo infastidiscono parecchie cose, a partire dalle cornici che inquadrano una foto proteggendola come una reliquia, messa in evidenza come se quel riquadro attorno garantisse, in automatico, che abbia qualcosa da dire. Se gli proponi una mostra con le cornici salta su, si arrabbia di brutto, cominciano discussioni infinite, nonostante le mediazioni pazienti di Nicolas Ballario che fu suo assistente e oggi tra le voci nuove più interessanti nella comunicazione e della critica d'arte, che sa come prenderlo e riportarlo a miti consigli. E tuttavia, quando qualcuno cambia radicalmente come Oliviero la storia di un linguaggio, definirlo soltanto con la qualifica professionale risulta limitante. Le immagini di Toscani hanno abitato le città italiane per decenni, in particolare dagli anni Ottanta, le abbiamo viste sui cartelloni stradali e sulle pagine dei giornali, ci hanno turbato, scioccato, provocato e nonostante la pubblicità nasca per veicolare un prodotto e sia destinata a un rapido consumo, ce le siamo ricordate a lungo: dunque erano qualcosa di più di un semplice annuncio e anche se l'autore non gradisce si deve proprio parlare di artista, perché resistono al logorio del tempo e rispetto a uno scatto normale o casuale uniscono la componente istintiva con un'altra meramente progettuale e teorica.
LA BIENNALE
È morto a 82 anni il grande fotografo Oliviero Toscani. A dare l'annuncio della morte è stata la sua famiglia con una nota su Instagram: «Con immenso dolore diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio. Chiediamo cortesemente riservatezza e comprensione per questo momento che vorremmo affrontare nell'intimità della famiglia». Toscani era ricoverato da venerdì mattina in rianimazione all'ospedale di Cecina per l'aggravamento delle sue condizioni di salute a distanza di due anni dalla diagnosi di una malattia incurabile, l'amiloidosi, che era stata resa pubblica dallo stesso fotografo nell'agosto scorso. Toscani, classe 1942, ha lavorato per alcune delle più prestigiose riviste di moda, tra cui Vogue, Elle e Harper's Bazaar. Toscani ha lasciato un segno indelebile nel mondo della pubblicità, soprattutto grazie alla sua collaborazione con il marchio Benetton. Nella sua ultima intervista, dimagrito di quaranta chili, aveva detto: «Ho una malattia incurabile, non so quanto mi resta da vivere». Pubblichiamo in questa pagina il ritratto del fotograto tratto da «Le Vite» di Luca Beatrice per Marsilio. spazi museali; nel 2022, pochi mesi dopo l'ottantesimo compleanno, Milano gli ha dedicato un sentito omaggio a Palazzo Reale, un'antologica pressoché completa delle sue foto, stampate grandi e affisse al muro come fossimo per strada, a cominciare dal bianco e nero degli anni Settanta, quando andò a ritrarre Andy Warhol nella Factory, fino agli scatti recenti, con protagonisti i Måneskin, il volto del rock italiano negli anni Venti. Con Oliviero Toscani è cambiata non solo la fotografia, ma anche il rapporto tra un prodotto di facile fruizione e l'immagine molto spesso dalla natura traumatica: la maglietta insanguinata di un soldato morto in guerra, il barcone dei migranti, le ultime ore di un malato di Aids, i primi istanti di vita di un bambino. E poi le campagne di sensibilizzazione per il sesso sicuro, contro l'anoressia con una scelta davvero estrema, una ragazza nuda dal corpo scheletrico che poi morì del suo stesso male e Toscani confessò a posteriori che mai avrebbe voluto fotografarla. Alcuni dei suoi scatti più famosi hanno mandato messaggi chiari contro il razzismo e le discriminazioni, cominciando dai bambini che non hanno pregiudizi né preconcetti. È il trionfo del colore sullo sfondo bianco e l'unico rimando al prodotto che resta nell'inquadratura è il rettangolino verde in basso a destra, presenza minima, United Colors of Benetton. Eppure, tutti sapevamo che quella era la sua pubblicità e la foto di Toscani.
CORTOCIRCUITO
Con l'arte, in ogni caso, Toscani ha avuto più di un contatto, a cominciare dalla Biennale di Venezia del 1993 dove fu invitato da Achille Bonito Oliva a esporre un intero ciclo fotografico che neppure un uomo di larghe vedute come Luciano Benetton si sentì di abbinare al suo prodotto: centinaia di organi sessuali maschili e femminili, di tutte le età, forme e colore, a dimostrare che nel mondo le differenze le stabiliamo comunque noi. Dopo una strenua resistenza, Toscani alla fine ha ceduto e si è deciso a proporre il proprio lavoro negli Il suo stile ha innescato il cortocircuito di senso tra immagine e messaggio fin dalla storica pubblicità “Jesus. Non avrai altro jeans all'infuori di me” e “Chi mi ama mi segua” che fece storcere il naso ai benpensanti, intascando l'apprezzamento di Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera, perché univa l'erotismo allusivo dello short strizzato sul sedere e sul basso ventre della modella a una frase che manipolava un comandamento e un'altra di origine evangelica. Provocazione intelligente o blasfemia? Toscani lascia a noi il giudizio. Era il 1973, l'anno di Jesus Christ Superstar, una nuova versione di un Cristo hippie e alternativo a suono di rock. Oliviero colse il momento, poi venne da sé.
SITUAZIONISTA
Lui, che si definisce un situazionista nella sua autobiografia Ne ho fatte di tutti i colori, insiste nel prendere le distanze dal mondo dell'arte, però alcuni suoi progetti come Razza umana, un work in progress cominciato diversi anni fa spostandosi di città in città per ritrarre le persone che meglio la rappresentano, ha tutte le caratteristiche di un'opera d'arte perché svincolata dal rapporto col prodotto indispensabile nella foto pubblicitaria. A Berlino, dove ha scattato nel 2022, Toscani ha cercato i nuovi tedeschi, che non corrispondono più allo stereotipo di capelli biondi, occhi azzurri, pelle chiara ma dimostrano che l'Europa di oggi è composta da gente di diversa provenienza, cultura, cittadinanza. Anche nell'attività di Fabrica il laboratorio di idee che ha diretto a Treviso, oppure in «Colors», la rivista che usciva ogni volta in formato diverso e con contenuti differenti, il contrario della serialità che impone il mercato, Toscani ha sempre premuto il tasto della sperimentazione, fregandosene delle abitudini più ovvie.
FUORI DALLE REGOLE
Certo, un soggetto così difficilmente sta alle regole, rientra nei limiti e accetta i paletti. Toscani può dire ciò che vuole, è imprevedibile, talvolta ingestibile, comunque sorprendente. Meglio non affrontare temi politici con lui, la sua opinione si regge quasi sempre sul paradosso, adotta un registro sopra le righe non proprio da persona diplomatica: in genere detesta tutti i politici e il suo riferimento resta ancora Marco Pannella, il leader radicale con cui ebbe un rapporto di intensa amicizia. Altre sue vittime preferite sono i creativi, i direttori artistici, le agenzie: letteralmente massacrati dalle sue dichiarazioni, ritiene siano gli assassini di qualsiasi aspirazione artistica, convinto che il genio debba fare da sé nella piena libertà di azione ed espressione. Proprio questo desiderio di libertà, di non avere padroni, rende Oliviero Toscani uno dei maestri nella cultura del nostro paese, se per maestro intendi soprattutto chi non ha paura di sovvertire le regole, che ci prova ogni volta e quasi sempre ci riesce.