Bbc sanzionata dall’autorità di controllo: la voce narrante del documentario sui bambini di Gaza era quella del figlio di un ex viceministro di Hamas
- Postato il 17 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La BBC ha preso uno scivolone raccontando una parte della guerra a Gaza attraverso un documentario che non era imparziale. A stabilirlo è stata l’autorità di regolamentazione Ofcom, che ha analizzato “Gaza: How To Survive A Warzone”, stabilendo che il suo contenuto è “fuorviante” poiché non aveva verificato che la voce narrante apparteneva al figlio di un dirigente di Hamas. Ofcom ha ribadito che l’emittente inglese ha violato il Codice di radiodiffusione; trasmettendo un materiale inaccurato ha eroso “gli altissimi livelli di fiducia che il pubblico si sarebbe aspettato”. La notizia è stata diramata oggi, e la Bbc ha l’obbligo di renderla pubblica in una edizione del notiziario delle 21.
La vicenda era iniziata mesi fa, quando il direttore generale dell’emittente, Tim Davie, aveva dichiarato che la BBC aveva ricevuto centinaia di reclami di spettatori che indicavano il documentario come fazioso nei confronti di Israele; Ofcom aveva comunicato che avrebbe avviato accertamenti su “Gaza: How To Survive A Warzone” che raccontava le condizioni di vita dei bambini gazawi presi in mezzo alla battaglia tra islamisti ed esercito israeliano. A raccontare gli aspetti drammatici di questa infanzia era un tredicenne: ma la revisione dell’autorità britannica ha messo nero su bianco che la direzione si era “dimenticata” di dire che il minorenne è figlio di Ayman Alyazouri, che è stato viceministro dell’agricoltura della fazione armata palestinese.
Pubblico ingannato, così come la stessa emittente. Così dice Ofcom, in base a questa evidenza: la società di produzione indipendente che ha realizzato il documentario non ha condiviso con la direzione della BBC le informazioni riguardanti il padre del narratore. Dunque, è la Hoyo Films ad essere la principale responsabile di questo pasticcio, anche se Ofcom lascia uno spazio aperto alla possibilità che l’errore non sia stato “intenzionale” tanto da affermare di non aver ravvisato “interessi esterni”.
Il prodotto, per cautela, era stato già tolto dalla piattaforma streaming diversi mesi fa e oggi, a conclusione degli accertamenti, la BBC ha reagito all’inglese, ammettendo le sue responsabilità e accettando la sanzione. La vicenda è emblematica sulle difficoltà di produrre una informazione accurata rispetto alla crisi nella Striscia, senza cadere nella partigianeria dall’una o dall’altra parte. La stessa società britannica si è divisa nelle settimane in cui la polemica sull’emissione del documentario ha toccato l’apice. Lisa Nandy, la segretaria alla Cultura del Regno Unito, si è chiesta perché nessuno alla BBC abbia perso il lavoro a causa della messa in onda del programma. I registi Ken Loach e Mike Leigh avevano firmato invece un documento di sostegno alla casa di produzione, affermando che la polemica rischiava di “disumanizzare” le voci dei palestinesi schiacciati dal conflitto.
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