Basta punture, ora Ozempic e Wegovy arrivano in pillole. L’allarme dell’esperta: “Non sono caramelle: servono controllo medico e consapevolezza”
- Postato il 31 ottobre 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
- 12 Visualizzazioni
Dopo il successo – e le polemiche – legate ai farmaci dimagranti a base di semaglutide e tirzepatide, il mercato delle terapie contro l’obesità sta per cambiare ancora volto. Novo Nordisk, produttrice di Ozempic e Wegovy, ha annunciato l’arrivo della versione orale della semaglutide, mentre la rivale Eli Lilly, già produttrice di Mounjaro e Zepbound, prepara una nuova molecola chiamata orforglipron: un principio attivo capace di attraversare lo stomaco senza essere distrutto, con lo stesso effetto dimagrante ma una struttura chimica completamente diversa. L’obiettivo, dichiarato, è rendere più semplice la somministrazione e ampliare la platea dei pazienti, in un mercato globale che oggi vale oltre 47 miliardi di dollari.
Ma cosa cambia davvero, dal punto di vista clinico, con l’arrivo delle “pillole anti-obesità”? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Anna Maria Colao, già Presidente Sie (Società italiana di endocrinologia) e professore ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo, cattedra Unesco di Educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile, università Federico II di Napoli.
“Non sono caramelle: servono controllo medico e consapevolezza”
“L’arrivo dei GLP-1 analoghi di uso orale – spiega la Colao – allargherà certamente la popolazione dei pazienti interessati. Molti hanno una certa riluttanza verso le iniezioni, anche perché devono farsele da soli, non sono somministrate da personale sanitario. È chiaro che la possibilità di assumere una compressa invece di un’iniezione rende tutto più semplice. Tuttavia, non si tratta di farmaci banali: sono analoghi ormonali che vanno usati solo sotto stretto controllo medico.” Secondo la professoressa, l’innovazione è significativa ma non priva di limiti. “Chi soffre di reflusso gastroesofageo o di disturbi gastrici – condizioni molto frequenti nei soggetti obesi – potrebbe non tollerare bene una molecola che attraversa lo stomaco. Quindi non è una soluzione universale. E, come sempre, le novità in medicina vanno accolte con prudenza e valutazione clinica personalizzata”.
“Orforglipron è una molecola nuova: efficace, ma non miracolosa”
Accanto alla versione orale della semaglutide, Eli Lilly ha annunciato per il 2026 l’arrivo dell’orforglipron, una molecola non peptidica – quindi non degradabile dai succhi gastrici – capace di attraversare lo stomaco e mantenere la sua efficacia. “Si tratta di un analogo di sintesi con una struttura diversa – spiega Colao – non è un derivato della semaglutide, ma un composto innovativo. I risultati clinici preliminari sono incoraggianti: efficacia paragonabile a quella delle iniezioni, ma con gli stessi possibili effetti collaterali, soprattutto gastrointestinali, come nausea, stitichezza o crampi addominali”. Tuttavia, mette in guardia l’endocrinologa, “non dobbiamo pensare che la compressa sia una scorciatoia. Se il costo sarà simile alle iniezioni e i controlli clinici restano necessari, non si può parlare di rivoluzione. È un’evoluzione farmacologica importante, ma che non cambia la sostanza del problema: la terapia anti-obesità richiede un percorso medico integrato”.
La compressa rischia di banalizzare una terapia seria?
Il timore maggiore, spiega Colao, è che la forma orale favorisca un uso disinvolto, soprattutto fuori controllo medico. “Quando devi conservare una penna in frigorifero e iniettartela, percepisci di essere in cura. Una compressa, invece, può far dimenticare che si tratta di un farmaco potente. Il rischio è la banalizzazione: ‘lo prendono tutti, posso farlo anch’io’. È una sensazione ingannevole che può spingere molti a comprarli online o usarli senza alcuna indicazione”.
Non esiste la bacchetta magica: serve cambiare stile di vita
“L’obesità è una malattia cronica e complessa, non va banalizzata – continua l’esperta -. Questi farmaci aiutano – agiscono sui meccanismi della fame e della gratificazione alimentare, rendendo più facile controllare l’appetito – ma non risolvono nulla da soli. Servono alimentazione corretta, attività fisica regolare e rispetto dei ritmi biologici. Senza un cambiamento di stile di vita, non c’è terapia che tenga”. La nuova “pillola per dimagrire”, dunque, promette di ampliare le possibilità terapeutiche ma anche i rischi di abuso: “Non è una scorciatoia per la forma fisica, ma uno strumento clinico da usare con responsabilità”, conclude Colao. In definitiva, la vera sfida – scientifica e culturale – resta quella di educare alla consapevolezza, più che vendere la semplificazione.
L'articolo Basta punture, ora Ozempic e Wegovy arrivano in pillole. L’allarme dell’esperta: “Non sono caramelle: servono controllo medico e consapevolezza” proviene da Il Fatto Quotidiano.