“Basta inalare le spore nell’aria per ammalarsi”: impennata di casi di “Febbre della Valle”, ecco cos’è e quali sono i sintomi

  • Postato il 3 febbraio 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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C’è una malattia che si sta diffondendo con una certa rapidità negli Stati Uniti, in particolare in Arizona e California, e che secondo un’analisi pubblicata su Science potrebbe essere un altro degli effetti del cambiamento climatico. È la coccidioidomicosi o “Febbre della valle” o Febbre di San Joaquin. Una patologia infettiva causata dal fungo Coccidioides immitis. Le diagnosi segnalate ai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti sono aumentate vertiginosamente da circa 2.800 all’anno all’inizio del secolo a circa 20mila nel 2023, con almeno 200 persone che muoiono ogni anno. Arizona e California, dove viene segnalato circa il 97% dei casi negli Stati Uniti, hanno visto recentemente aumenti drammatici: l’incidenza in Arizona è cresciuta del 73% negli ultimi 10 anni, fino a 146 casi ogni 100mila persone. In California, l’incidenza è quadruplicata tra il 2014 e il 2023, fino a oltre 23 casi ogni 100mila persone. “Siamo fino al collo dal punto di vista clinico”, segnala su Science il dottor Carlos d’Assumpção, medico specializzato in malattie infettive presso il Valley Fever Institute, California. Nel 2024, i medici dell’istituto hanno visitato pazienti affetti da “febbre della valle” oltre 6.500 volte.

Il parere dell’esperto
“Si tratta di una malattia presente dove il fungo è endemico, come in Venezuela, Colombia, Sud America, Messico settentrionale e, appunto, Arizona, California ma anche in Texas e New Mexico – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive dell’Università Cattolica e dell’Università Campus bio-medico e consulente per le malattie infettive dell’European Medicines Agency (EMA) -. Non è certamente una nuova malattia, ma è ritornata alla ribalta per l’impennata di casi in alcune aree degli Stati Uniti. Di fatto, il fungo è presente nei terreni aridi e il vento può favorirne la diffusione delle spore anche a molta distanza: la loro inalazione da parte di persone e animali è la causa di questa malattia”.

Con quali sintomi si presenta
La maggior parte dei pazienti con coccidioidomicosi primaria è asintomatica, ma a volte si presentano sintomi respiratori aspecifici simil-influenzali, come febbre, tosse, dolore toracico, brividi… o di bronchite acuta. “Si manifesta in forme gravi nei soggetti immunodepressi e nelle persone anziane o nei pazienti che soffrono già di altre malattie, come tumori. Sembrerebbero essere più colpiti gli uomini rispetto alle donne”, sottolinea Cauda.

La terapia
“Nelle persone sane, la malattia in genere evolve con sintomi lievi e guarisce da sola; mentre nelle persone più a rischio, si può adottare una terapia a base di farmaci antifungini somministrati per via endovenosa o con fluconazolo o itraconazolo per via orale”, aggiunge l’esperto.

Il cambiamento del clima come fattore di rischio
Anche Cauda sottolinea come l’elemento significativo legato al fenomeno della “Febbre della valle” sia il cambiamento climatico: “A parte la coccidioidomicosi, pensiamo anche al ritorno di casi di malaria, legati alla presenza di aree umide e di paludi, o al recente fenomeno in Italia della Dengue, una malattia virale trasmessa dalle zanzare. L’aumento delle temperature e una sorta di desertificazione del mondo – conclude Cauda – favoriscono la presenza di malattie un tempo maggiormente diffuse nell’area tropicale, che invece oggi fanno la loro comparsa anche in zone temperate come la nostra”.

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