Basket: dopo Rieti-Pistoia (col morto) ci si chiede dove finisca la passione e cominci la barbarie
- Postato il 20 ottobre 2025
- Di Panorama
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Nella partita di basket tra Pistoia e Sebastiani di Rieti, non c’è stato nessun vincitore, solo sconfitti. Già, perché quando qualcuno muore tragicamente senza motivo, non può esserci altro se non una sconfitta terribile. Al termine del match di serie A2 tra Sebastiani Basket Rieti e Estra Pistoia, infatti, il pullman che trasportava circa 45 tifosi del Pistoia è stato vittima di un assalto a colpi di sassi e mattoni lungo la superstrada Rieti-Terni. Più precisamente all’altezza dello svincolo di Contigliano (provincia di Rieti).
Il mezzo stava rientrando in Toscana dopo che le forze dell’odine l’avevano scortato fino a pochi minuti prima. Alcuni chilometri dopo la fine della scorta, gli aggressori — tifosi della squadra di casa — lo hanno intercettato, lanciando oggetti contundenti contro la parte anteriore del bus.
Una pietra ha centrato purtroppo il parabrezza, sfondandolo e colpendo in pieno il secondo autista. Nonostante l’arrivo del 118 e dei soccorritori, per lui non c’è stato nulla da fare.
La vittima: chi era l’autista colpito
La vittima dell’assalto si chiamava Raffaele Marianella, 65 anni, di origini romane ma residente a Firenze. Era in servizio da pochi mesi presso la ditta di trasporti Jimmy Travel di Osmannoro (FI). Seduto accanto al conducente del pullman, l’uomo è stato centrato da uno dei proiettili di pietra o mattone scagliati da ignoti oltre il guard-rail. «Una vita spezzata da un gesto folle», come scrive il Corriere di Pistoia.
La società Pistoia Basket 2000 Ssd arl ha diramato una nota in cui si dichiara «sconcertata per la dinamica che ha provocato l’incidente» e ha espresso cordoglio alla famiglia della vittima
Tensioni all’interno e fuori dal palazzetto
Durante la partita al PalaSojourner, il palazzetto dello Sport di Rieti, erano già emersi momenti di tensione tra le tifoserie. In particolare nel corso della pausa tra il secondo e il terzo quarto, era stato necessario l’intervento di polizia e carabinieri.
Al termine dell’incontro i tifosi toscani erano stati quindi scortati fino all’ingresso della superstrada, dove le forze dell’ordine si sono allontanate e il veicolo, non più protetto, è stato preso d’assalto. Secondo le ricostruzioni investigative, alcuni aggressori si erano appostati in una posizione ribassata rispetto alla carreggiata, oltre il guard-rail, in attesa del passaggio del bus.
Le indagini: dieci tifosi ascoltati, nessun fermo
Nella notte sono stati ascoltati circa una decina di ultras della curva della Sebastiani Rieti dalla Squadra Mobile della Questura di Rieti. Al momento, tuttavia, non risultano fermi né identificazioni definitive di tutti i partecipanti all’aggressione.
Le indagini si concentrano ora sull’esatta dinamica dell’agguato, sull’eventuale premeditazione e sul ruolo che i gemellaggi o i dissapori tra tifoserie possono aver avuto nell’accaduto. In un comunicato ufficiale, la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) ha espresso «le più sentite e addolorate condoglianze alla famiglia della vittima» e ha annunciato che seguirà con attenzione l’iter giudiziario per valutare provvedimenti.
Sport, tifoserie e violenza: un bivio drammatico
La partita tra Pistoia e Rieti avrebbe dovuto restare all’interno del contesto agonistico: una sfida di campionato, con tifo acceso ma regolato. Questa dovrebbe essere la normalità. Invece si è trasformata in un dramma che ha superato i confini della rivalità sportiva per assumere i contorni della violenza cieca.
La morte di un uomo che serviva semplicemente per garantire il rientro sicuro dei tifosi — un autista che stava svolgendo il proprio lavoro — rende ancora più tragico l’episodio. Il gesto compiuto non è ascrivibile alle logiche del tifo, ma appare come una radicalizzazione della violenza organizzata, con premeditazione evidente.
Le immagini del parabrezza sfondato, del pullman scosso, dei tifosi sotto shock — tutti elementi che emergono dai resoconti — raccontano un’azione ben oltre la semplice bravata: «Un atto criminale che ci lascia increduli», scrive giustamente il sindaco di Pistoia.
Verso la giustizia: cosa accadrà
Gli investigatori al momento stanno lavorando su più fronti: individuazione degli aggressori materiali, contestazione dei reati — dal terrorismo stradale alla responsabilità per omicidio volontario o colposo — e analisi delle immagini della sorveglianza e dei filmati amatoriali.
La FIP ha annunciato che «valuterà eventuali conseguenti provvedimenti» per la società o le tifoserie coinvolte.
In parallelo, sono in corso indagini sul livello di responsabilità delle società sportive nell’organizzazione delle trasferte e nella tutela dei tifosi e accompagnatori: servizi di scorta, percorsi protetti, valutazione dei rischi di accesso e uscita dalle partite.
Infine, sul piano civile e morale, la famiglia della vittima sarà supportata e potrebbero aprirsi strade di risarcimento per i danni subiti.
Una ferita aperta per lo sport
Ci troviamo di fronte a un evento che spezza il patto sociale implicito dello sport: andare a vedere una partita, tifare, tornare a casa. Lo sport questo dovrebbe essere: spettacolo, divertimento. In questo caso invece c’è di mezzo la morte di un uomo innocente, vittima di un’escalation che non ha nulla a che vedere con la lealtà sportiva, ma affonda le radici nella violenza più ingiustificata.
Lo spettacolo deve continuare, perché lo sport è principalmente spettacolo. Ma una partita di basket non può e non deve assolutamente trasformarsi in un campo di battaglia. La ferita aperta sull’asfalto della superstrada Rieti-Terni richiama tutti (tifosi, società, istituzioni) a una riflessione urgente sul valore dello sport, del tifo e del rispetto del lavoro e della vita umana.
Le parole di cordoglio erano il minimo indispensabile. Ora però serve una giustizia che tenga fede ai valori che il basket e lo sport in generale dovrebbero incarnare.