Band che hanno cambiato genere musicale: Ministry, Fleetwood Mac, Status Quo…

  • Postato il 10 agosto 2025
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Nella carriera di un artista, il cambiamento è qualcosa di frequente e spesso anche di positivo. In molti casi, i musicisti che siamo abituati ad associare a un determinato sound hanno attraversato un percorso di crescita per arrivare a quella cifra stilistica che li ha contraddistinti. Ma ci sono alcune band che hanno cambiato genere musicale, in maniera più o meno drastica e improvvisa, e di queste vi voglio parlare oggi. Come sempre, i confini di questa affermazione sono piuttosto sfumati, per cui credo sia il caso di iniziare con alcune precisazioni. Innanzitutto, si pone la questione della definizione di genere musicale, che spesso va piuttosto stretta a tanti artisti. Nell’interpretazione di un determinato musicista, ad esempio, uno stesso genere musicale può arricchirsi di elementi e sfumature che prima erano pressoché assenti.

Inoltre, molti artisti che hanno abbracciato generi musicali diversi sono comunque rimasti assolutamente riconoscibili, a testimonianza che forse i generi non sono così importanti nella definizione dell’identità artistica di un progetto musicale. Fra i musicisti che hanno costruito un percorso di cambiamento graduale che li ha portati, attraverso diversi generi musicali, a definire una propria inconfondibile identità musicale, mi viene in mente, ad esempio, Julian Cope. Partito dal post punk, quasi new wave, dei suoi Teardrop Explodes, Cope ha attraversato gli anni Ottanta producendo album che strizzavano l’occhio a un pop di grande classe, per poi arrivare a quella sorta di folk psichedelico che lo ha caratterizzato negli ultimi trenta anni. In casi come questo, però, non so se si possa davvero parlare di cambio di genere musicale, dal momento che, a ben guardare, già nei primi anni erano presenti molti degli elementi musicali che hanno contraddistinto la sua fase finale. Ci sono poi artisti che sono continuamente passati da un genere musicale a un altro, a volte di album in album.

I casi di questo tipo sarebbero molti, ma basti pensare ai King Gizzard and the Lizard Wizard, a Joe Jackson o addirittura a David Bowie: tutti artisti che sono comunque rimasti fedeli a se stessi e ai propri stilemi, a prescindere dal genere musicale esplorato nel singolo album. E poi ci sono i casi di quegli artisti che hanno cambiato genere musicale per pura opportunità, passando dal loro ambito di appartenenza più sincero a un genere più commerciale, che permettesse loro di “pagare le bollette”. Non è mia intenzione qui giudicare le scelte di vita di nessuno. Diciamo semplicemente che non mi occuperò di questi casi in questo articolo. Per capirsi, però, in questa categoria rientrano anche nomi importanti, come ad esempio gli U2: per quanto sempre riconoscibili, provate a mettere a confronto la produzione dei loro primi quattro album con quella successiva e sarete costretti a chiedervi se è davvero la stessa band.

Tra i motivi più ricorrenti per un cambio di genere musicale di una band, c’è il cambio di formazione, con la partenza di un determinato artista o l’arrivo di un altro, che porta con sé il suo bagaglio musicale. Anche in questo ambito, però, non prenderò in considerazione i progetti musicali che hanno cambiato nome, indicando un cambiamento radicale di percorso. E neanche gli artisti che hanno scelto di esplorare nuovi mondi musicali una volta usciti dalla loro band principale, come ad esempio Sting, che ha voluto includere elementi jazz nella sua produzione con i Blue Turtles dopo i Police, o Joe Strummer, che con i suoi Mescaleros ha trovato un sound ben diverso da quello dei Clash.

Menzioni speciali

Uno dei casi più controversi, quando si parla di band che hanno cambiato genere musicale, è quello dei Genesis. In tanti sostengono che la band sia passata dal prog al pop, soprattutto i fan di Peter Gabriel, che in genere identificano nel cambio di leadership da Gabriel a Phil Collins il momento di transizione al pop. Ma la questione è proprio questa: qual è l’album che avrebbe segnato questo passaggio? Se possiamo concordare in linea generale che Invisible Touch del 1986 è fondamentalmente un album pop, ogni fan dei Genesis, in base al proprio apprezzamento, indicherà uno degli album precedenti, fra il 1974, anno in cui Gabriel lasciò la band, e il 1986, come inizio della fase pop. O, per dirla come probabilmente direbbe un fan dei Genesis, l’inizio della decadenza. Perché, in casi come questo, il termine “pop” non indica tanto un genere musicale, ma viene utilizzato in maniera dispregiativa a indicare semplicemente un calo della qualità.

D’altra parte, nell’ambito prog, ci sono diversi esempi di produzioni che hanno spostato temporaneamente le band nella “palude del pop”: i Jethro Tull con A, i Rush con Roll the Bones, gli Yes con 90125. Ma in nessuno di questi casi si può parlare di un cambio di genere musicale, al massimo di breve sortita al di fuori dell’ambito di appartenenza. Sempre in ambito prog, più interessante è il caso degli Eloy. Band tedesca nata durante l’esplosione del krautrock, gli Eloy sono stati spesso associati a quella scena musicale. In realtà, le loro prime produzioni non avevano nulla a che vedere con il krautrock, ma si ispiravano invece a un rock blues con venature psichedeliche, che venivano già descritte come una via di mezzo fra i Jethro Tull e i Pink Floyd. Il loro percorso di crescita li ha portati poi gradualmente verso uno stile prog più schietto, pur mantenendo elementi che lo rendevano singolare.

Nell’ambito del krautrock, invece, potremmo citare il caso dei Faust, una delle band simbolo del movimento della kosmische muzik, con la loro sperimentazione estrema con l’elettronica. A seguito di diversi radicali cambi di formazione, i Faust si sono mescolati negli anni con diversi elementi del Rock in Opposition, in particolare con l’inserimento di Francois Cambuzat. Non saprei dire, però, se il passaggio dal krautrock al Rock in Opposition si possa definire un cambio di genere musicale… Anche i Gong costituiscono un caso particolare. Con l’uscita dalla band di Daevid Allen e Gilli Smyth nel 1976, i Gong pubblicano Shamal, un album che tende verso la fusion: direzione che verrà poi confermata, con ulteriori cambi di formazione, nella fase detta dei Gong di Pierre Moerlen. Il grande batterista francese, sempre accompagnato dal fratello Benoit Moerlen al vibrafono, produrrà con i suoi Gong una serie di album fusion di grande qualità. Ma anche dopo la morte di Pierre Moerlen e il ritorno nei Gong di Daevid Allen e Gilli Smyth, queste due identità continueranno a coesistere: i Gong e i Pierre Moerlen’s Gong. Quindi, forse, più che di un cambio di genere, in questo caso dovremmo parlare di uno spin off!

Un altro ambito che offre diversi spunti per il nostro tema è quello del glam metal, genere che è andato molto di moda negli anni Ottanta. Di solito, le band glam metal che hanno resistito fino al decennio successivo si sono evolute in band metal o hard rock, rimanendo quindi in un ambito tutto sommato simile. Un caso illustre è ad esempio quello dei Pantera, che oggi sono un punto di riferimento importante della scena metal, ma che all’inizio della loro carriera musicale strizzavano l’occhio appunto al glam metal. Ma cambiamo ambito musicale. I Goo Goo Dolls hanno avuto già negli anni Ottanta un’importante transizione dal punk a una sorta di soft rock, che comincia a farsi sentire già dal secondo album Jed del 1989. Altra band americana, nata negli anni Novanta, che ha cambiato pelle, sono i Weezer, passati da una sorta di indie rock ruvido dei primi due album a un sound decisamente più orientato verso il pop. Infine citerei qui anche il caso dei Cameo, nati negli anni Settanta come band funk a tutti gli effetti, ma nota al grande pubblico per il loro successo Word Up degli anni Ottanta: per quanto siano presenti ancora elementi funky, mi pare di poter affermare che siamo di fronte a un passaggio netto al mondo del pop. Anche in Italia abbiamo diversi esempi di band e artisti che hanno cambiato genere musicale.

Nell’ambito di quelli che sono passati a un pop più commerciale, presumibilmente per necessità economiche, basti pensare a titolo di esempio, al percorso di Alex Britti, nato chitarrista blues, ma divenuto più noto come cantante pop. Ma di casi simili ne esistono moltissimi, alcuni anche poco noti al grande pubblico: Alberto Camerini, ad esempio, viene ricordato solo per i suoi singoli pop commerciali come Tanz Ballerina, ma negli anni Settanta era uno dei chitarristi più richiesti per le produzioni di artisti di ogni genere. Tra le band che invece hanno scelto di cambiare genere musicale per assecondare un proprio percorso di crescita, mi piace citare i Fleurs du Mal, passati dalla produzione new wave dei primi album degli anni Ottanta e Novanta a un rock blues interpretato con uno stile molto personale, che ha caratterizzato tutte le pubblicazioni dalla fine degli anni Novanta ad oggi. Come avrete ormai capito, l’argomento ha confini molto sfumati e spesso tende a ricadere nell’ambito del giudizio personale. Ciò nonostante, vi proporrò qui di seguito una selezione di alcune band che hanno “cambiato pelle”, senza per questo far calare la qualità delle loro produzioni.

Ministry, With Sympathy

Molti di voi conosceranno gli statunitensi Ministry come pionieri dell’industrial metal. Ma i primi due album, With Sympathy del 1983 e Twitch del 1986, li vedevano decisamente integrati nella scena synth pop, fatta di tastiere, melodie pop e ritmi ballabili. Solo dal terzo album The Land of Rape, pubblicato nel 1988, i Ministry hanno fatto la definitiva transizione a un sound completamente diverso, fatto di chitarre distorte, suoni industriali e ritmi ossessivi. Work for Love è la quarta traccia dell’album di esordio With Sympathy e mi pare rappresentativa del suono da cui la band è partita, prima di diventare l’emblema dell’industrial metal che è oggi.

Fleetwood Mac, Fleetwood Mac

Fondati nel 1967, i Fleetwood Mac sono probabilmente l’esempio per eccellenza di band che ha cambiato genere musicale, senza peraltro perdere in qualità: due fasi distinte, due incarnazioni in cui la band ha espresso i massimi livelli del genere musicale che ha approcciato. Sì, perché quelli che tutti ricordano come grandi autori e interpreti del pop più elevato hanno in realtà iniziato la loro carriera musicale come una band di schietto blues rock britannico. Tutto è iniziato quando Peter Green, talentuoso chitarrista e cantante blues inglese, lasciò i Bluesbreakers di John Mayall. Fu lo stesso Mayall a regalare a Green alcune ore di registrazione in studio, da cui uscirono alcuni brani: uno di questi era intitolato Fleetwood Mac, dai cognomi del batterista Mick Fleetwood e del bassista John McVie, anche loro provenienti dai Bluesbreakers. Green propose loro di mettere su una band, chiamandola appunto Fleetwood Mac, alla quale si aggiunse Jeremy Spencer alla slide e alla voce.

Così, i primi tre album dei Fleetwood Mac sono tre altissimi esempi di british blues: Fleetwood Mac del 1968, Mr. Wonderful ancora del 1968 e Play On del 1969. Poi Peter Green uscì dal gruppo: ci furono alcuni avvicendamenti, fino alla definitiva nuova ripartenza in ambito pop con un album intitolato di nuovo Fleetwood Mac nel 1975, seguito da Rumours, album del 1977 che ha consacrato la band nel gotha del pop, con grandi classici come Dreams, Don’t Stop o Go Your Own Way. In questo caso, quindi, il cambio di genere musicale è sostanzialmente dovuto a un cambio di formazione, anche se la sezione ritmica è rimasta sempre la stessa. Tutti conosciamo i grandi classici dei Fleetwood Mac, ma io vi propongo la loro prima incarnazione, con un video in cui la band esegue dal vivo My Heart Beat Like a Hammer, scritta da Jeremy Spencer, e Shake Your Money Maker di Elmore James, entrambe tratte dall’album di esordio Fleetwood Mac del 1968.

Status Quo, On the Level

Eccoci di fronte a un altro esempio di eccezione. Nati nel 1962, gli Status Quo sono attivi da oltre sessant’anni, e sono considerati una vera e propria istituzione nazionale in Gran Bretagna. I loro primi due album, Picturesque Matchstickable Messages from the Status Quo del 1968 e Spare Parts del 1969, erano però decisamente immersi nelle atmosfere musicali psichedeliche dell’epoca, mentre a partire da Ma Kelly’s Greasy Spoon del 1970 gli Status Quo si sono inequivocabilmente spostati nell’ambito del rock blues, che da quel momento li ha caratterizzati come una seconda pelle. Nel 1975, il loro singolo Down Down, estratto dall’album On the Level, ha raggiunto la prima posizione in classifica nel Regno Unito. Nel video, il brano è eseguito dal vivo nel 2006: provate a metterlo a confronto con Pictures of Matchstick Men del 1968, il cambiamento è impressionante!

Rush, Rush

Dall’album di debutto Rush del 1974, con John Rutsey alla batteria, i canadesi Rush, fondati dal chitarrista Alex Lifeson, fanno un graduale ma radicale cambiamento dall’hard rock verso il prog. Lo spostamento verso strutture musicali più vicine all’ambito progressive è individuabile già a partire dal secondo album Flight by Night del 1975 e diventa sempre più netto, fino al capolavoro del prog Moving Pictures, pubblicato nel 1981. Alla fine del 1974, Rutsey lasciò la band per motivi di salute. Fu sostituito da Neil Peart, e con lui cominciò il graduale avvicinamento al prog. Finding my Way è la traccia di apertura del primo album Rush, nel video eseguita nel 1974, già con Neil Peart alla batteria.

The Horrors, Strange House

Gli Horrors sono una band inglese fondata nel 2005. Esordiscono nel 2007 con l’album Strange House, proponendo uno stile molto influenzato dal punk in stile Birthday Party e Bauhaus. Il secondo album, Primary Colours del 2009, vede alla produzione Geoff Burrows dei Portishead, il che porta a una maggiore presenza di tastiere ed elettronica. Da quel momento in poi, il sound della band si sposta gradualmente verso una sorta di postrock psichedelico con elettronica, in cui si sentono influenze più new wave e pop rispetto agli inizi. Il primo singolo estratto da Strange House è Sheena is a Parasite, in cui sono evidenti i riferimenti nel titolo a Sheena is a Punk Rocker dei Ramones.

Anathema, The Optimist

Gli Anathema sono stati un’importante band progressive di Liverpool. Ma ai loro inizi, negli anni Novanta, erano nati in realtà come una band doom metal. I primi due album, Serenades del 1993 e The Silent Enigma del 1995, rispecchiano effettivamente questa propensione musicale. Dal terzo album Eternity, pubblicato nel 1996, le atmosfere musicali cambiano radicalmente: le chitarre sono meno distorte, la voce è pulita e le tastiere sono più presenti… anche le strutture dei brani sono più articolate. Il passaggio al prog è ormai completo e diventerà il marchio di fabbrica degli Anathema. Mettete a confronto Sweet Tears, tratta dal primo album Serenades, con questa Can’t Let Go, tratta invece dall’ultimo album The Optimist del 2017, per poter apprezzare a pieno la trasformazione della band.

Cinderella, Still Climbing

Il glam metal degli anni Ottanta, con il suo misto di pop, power ballads e chitarroni metal, ha sicuramente segnato un’epoca. I Cinderella sono stati esponenti perfetti di quel periodo, imperversando su MTV con le loro capigliature estreme e le facce pulite da bravi ragazzi in vestiti da rocker consumati, in video che presentavano anche personaggi ricorrenti a fare da filo conduttore. Nati nel 1983 a Filadelfia, i Cinderella hanno prodotto in tutto quattro album: i primi due decisamente immersi nello stile del glam metal. Poi, dagli anni Novanta, il loro sound si è trasformato. Ma a differenza di molte band glam metal che si sono spostate verso il metal più puro e serio, i Cinderella hanno scelto di includere influenze rock blues nel loro sound, pur rimanendo per molti versi legati alla loro storia precedente. All Comes Down è un perfetto esempio di questo nuovo sound, tratta dall’ultimo album Still Climbing, pubblicato nel 1994.

The Gang, Reds

Per concludere, un grande esempio di band italiana che ha “cambiato pelle”, passando dal punk al folk rock. I primi tre album dei Gang, Tribes’ Union del 1984, Barricada Ramble Beat del 1987 e Reds del 1989, si inseriscono senza ombra di dubbio nella tradizione punk in stile Clash. Nel 1991, con Le radici e le ali, arriva però una vera e propria svolta, che li porta al folk rock. Da quel momento, i Gang cominciano anche a cantare in italiano, come evoluzione di un processo di crescita: fin dall’inizio, la loro idea di fondo era di fare musica che parlasse del presente e che fosse politica, nel senso più alto del termine, come avevano fatto i Clash. Nei primi album, la band si è avvalsa anche della collaborazione di Billy Bragg, per il quale i Gang avevano a loro volta fatto da band nelle sue produzioni britanniche. Ma per parlare in Italia delle storie e del contesto in cui volevano che la loro musica agisse, dovevano fare canzoni in italiano, e hanno scelto di fare riferimento alle tradizioni popolari delle varie parti d’Italia. Forever and Ever era la seconda traccia di Reds, l’ultimo album della fase punk, quello forse più maturo e meno derivato dai Clash. Provate a confrontarla con la produzione dei Gang dagli anni Novanta in poi: decisamente un cambio di genere musicale!

 

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