Baku, la nuova protagonista dell’Asia Centrale
- Postato il 23 agosto 2025
- Di Panorama
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Negli ultimi anni in Asia Centrale è cambiato (quasi) tutto. La regione, un tempo ai margini, ora è protagonista. Russia e Iran vacillano. La Turchia sale. Il risultato? Opportunità per chi era sempre rimasto sullo sfondo, ma anche rischi inediti.
Si prenda l’Azerbaijan. Baku di questi tempi sprizza esuberanza strategica, e non si vede più solo attore del Caucaso, bensì motore di una strategia che abbraccia Mar Caspio, Asia Centrale e Medio Oriente. Questa trasformazione ha radici precise. Il potere di Ilham Aliyev nasce dall’eredità post-sovietica del padre Heydar, presidente dal 1993 al 2003. Nel 2003, il passaggio dinastico porta il figlio al vertice di uno Stato ancora immaturo ma ricco di petrolio. Aliyev figlio elimina i vecchi quadri sovietici, li sostituisce con una generazione educata in Occidente, fedele al suo controllo personale. Il risultato è un potere concentrato, autoritario ma efficace.
Baku sfrutta ogni debolezza altrui: Mosca, impantanata in Ucraina, ha perso il controllo sul Caucaso. Anche l’Iran arranca, logorato dalle crisi interne e dalla pressione esterna. Il regime affronta incertezze e crescente isolamento internazionale. La svolta arriva nel 2020 con la guerra del Nagorno Karabakh, con il successo dell’offensiva azera. Decisivo il sostegno turco: droni, consulenza militare, intelligence. Mosca resta a guardare, e per gli armeni è un tradimento imperdonabile. Parallelamente, si consolidano i rapporti con Israele. Il petrolio azero copre quasi la metà del fabbisogno israeliano. In cambio: tecnologie avanzate, addestramento militare, cooperazione nell’intelligence.
La posta è altissima. Il calcolo di Israele include un elemento cruciale: la minoranza azera in Iran. Si tratta di almeno 16-20 milioni di persone, forse fino al 25-30% della popolazione iraniana. Concentrata nel Nord del Paese, mantiene legami culturali e linguistici con l’Azerbaijan. Tel Aviv considera questa massa demografica un ariete potenziale per destabilizzare il regime di Teheran dall’interno. Baku ospita dissidenti azeri iraniani, offre loro piattaforme mediatiche, alimenta la speranza di future sponde nelle province settentrionali dell’Iran. È un gioco scoperto: Teheran accusa già da tempo l’Azerbaijan di permettere operazioni israeliane dal suo territorio.
Turchia e Israele occupano posizioni opposte nei dossier più caldi: Siria, questione palestinese, influenza regionale. Ankara espande la propria presenza in Levante. Gerusalemme punta a contenere l’Iran, usando anche la relazione con Baku come strumento di pressione. L’Azerbaijan prova a fare da ponte, media, offre spazi di dialogo discreto: a Baku si sono già tenuti tre giri di negoziati. In Siria, l’accordo energetico recente con Damasco – sostenuto dai turchi – si intreccia alle operazioni israeliane contro obiettivi avversari. L’ambizione cresce: Baku vuole contare anche nel Golfo e oltre.
Eppure gli interessi pan-turanici di Ankara e quelli anti-iraniani di Israele rischiano lo scontro diretto. L’Azerbaijan prova a giostrare con acrobazie diplomatiche, ma danza su un crinale a dir poco scivoloso.
Roma osserva a sua volta con attenzione crescente. L’esecutivo Meloni ha chiaramente deciso di puntare su questa regione. Missioni continue, investimenti mirati. Nel maggio 2025 Meloni guida una delegazione di peso in Uzbekistan e Kazakhstan. Astana ospita il primo vertice Italia-Centro Asia nella storia. Non è semplice routine diplomatica: vengono annunciati accordi per oltre 7 miliardi di euro. Energia, infrastrutture, filiere critiche, formazione, sicurezza. Il formato 5+1, inaugurato nel 2019, è ormai rodato.
Anche Mattarella visita la regione. Roma guarda con interesse all’Azerbaijan, ma anche ai rapporti storici con Ankara e Tel Aviv. I dossier intrecciano sicurezza energetica e nuove alleanze, corridoi terrestri e partnership strategiche. Alleata della Turchia, chiave delle strategie israeliane sull’Iran, partner dell’Italia: Baku gioca su tutti i tavoli.