B-Hop, il magazine di volontari che dà voce al bene (e al bello)

  • Postato il 24 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A Patrizia Caiffa non mancava nulla. Una laurea in Lingue, numerosissimi viaggi nel suo amato Sud del mondo: Asia, Africa, America Latina. Giornalista, dopo anni di gavetta viene assunta in una agenzia di stampa nazionale. E anche grazie al suo lavoro soddisfa il desiderio di unire la passione per il sociale, le migrazioni, ai viaggi: va nei campi profughi in Tunisia e Giordania, più volte a Lampedusa, nelle zone di emergenza e povertà nel mondo, lì dove accadono terremoti, cicloni, come Haiti, come in Bangladesh. Ama spassionatamente l’India, dove è stata cinque volte. Tra un viaggio e l’altro scrive libri, tra cui “L’onda opposta”, romanzo di una migrazione al contrario, italiani che vanno in Tunisia, e un testo teatrale “Il velo della sposa e l’abbecedario”, messo in scena a Roma con successo.

Eppure a un certo punto Patrizia sente l’esigenza di fare di più, specie quando il mondo del giornalismo comincia a cambiare, diventa più sedentario, più freddo, più veloce, un susseguirsi di notizie che stordiscono e angosciano. Così prende sei mesi di aspettativa non retribuita, va in Brasile e un giorno il suo medico omeopata, trovandola un po’ sconfortata, le suggerisce di aprire una sua rivista.

Nasce così, nel 2014, a Roma, B-Hop magazine, un giornale on line “per dare fiducia al mondo, trasmettere bellezza, far capire che esistono intorno a noi storie bellissime che possono essere di ispirazione. E anche che nel mondo non è tutto come ci viene raccontato dai media mainstream, spesso violenti, polemici, acchiappa-clic, spesso incapaci di raccontare l’incanto che invece esiste e una parte di società che migliora, a dispetto di tutto”.

Storie di resilienza e di bellezza

B-Hop è un magazine on line fatto, soprattutto, da storie di resilienza, di persone che hanno cambiato vita, che hanno tirato fuori risorse inaspettate – di fronte a malattie, perdite di lavoro, lutti – per andare avanti. Ma è un giornale pieno di rubriche: un tema centrale, in particolare, è quello della crescita interiore e della consapevolezza. “Perché il mondo cambia se prima cambiamo noi”. Ma c’è spazio anche per i viaggi, gli stili di vita sostenibili, l’arte e la cultura.

“L’idea generale che sta dietro a B-Hop è anche quella di essere di ispirazione per le persone, aiutarle a superare fasi difficili, come ad esempio il Covid”, spiega Patrizia: “In quei giorni abbiamo avuto un boom di contatti, perché la gente stava a casa e aveva bisogno di storie incoraggianti”. “Oggi collaborano con noi oltre cinquanta tra giornalisti professionisti, pubblicisti, filosofi, psicologi, pedagogisti ed esperti di varie discipline, tutti gratuitamente. Preferiamo parlare di ‘belle notizie’ anziché ‘buone notizie’, perché non ci piace dividere il mondo tra buoni e cattivi. In tutto c’è luce ed ombra, cambia il modo di raccontarle. Infatti scegliamo anche storie drammatiche, dolorose e problematiche, contradditorie, ma sempre con un approccio costruttivo, orientato alle soluzioni, pratiche ed emotive, con un rapporto privilegiato e diretto con le fonti. Mai copia-incolla”.

Inizialmente le riunioni si svolgevano a casa di Patrizia davanti a un piatto di pasta, poi man mano che i collaboratori crescevano – ci sono autori da tutta Italia, Bologna, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Stati Uniti – gli incontri si sono spostati on line (“sarebbe bello che qualcuno ci offra una sede a titolo gratuito”, scherza), mentre si scambiano idee in chat. Ci sono anche volontari che non scrivono ma danno un grande aiuto nell’organizzazione di eventi artistici e solidali, nella progettazione, nelle didattiche, con i social. Le risorse sono poche, eppure “le persone lavorano con passione, impegnando anche molto tempo per scrivere un articolo”, spiega la giornalista.

Seguire le vite, senza abbandonarle

I momenti di scoraggiamento non mancano. “Ma è proprio lì che dobbiamo dimostrare per primi la nostra tenacia e resilienza. La nostra politica è quella dei piccoli passi. Non abbiamo avuto grandi finanziamenti iniziali ma stiamo crescendo piano piano. Questo ci ha consentito di resistere per tanto tempo”.

Patrizia è convinta, e ne ha parlato anche in alcuni convegni in cui è stata invitata, che le belle notizie abbiano un’influenza positiva sulla salute. “Quando scrollo Instagram e trovo solo notizie su guerre e tragedie, l’impatto è devastante, tanto che numerose persone smettono di informarsi. È vero che purtroppo restano sempre attraenti le polemiche e il voyerismo, siamo assuefatti a questo tipo informazione che prende la pancia. Noi cerchiamo di dare notizie in maniera diversa: anche se non è facile, le persone vanno educate a nutrire l’anima di cose belle”.

L’altra scelta, pure difficile, che B-Hop ha fatto, è di non avere pubblicità. “Non volevamo che il sito, le nostre storie e il nostro racconto venissero sporcati da banner di pantofole e tappi per l’udito, ci teniamo a che sia pulito”, dice sorridendo. Di nuovo: sostenersi non è facile, essere più visibili neanche, ma “la cosa stupenda è avere intorno a me tante persone appassionate, che condividono questa visione e questo approccio. Hanno lavori, famiglie, eppure trovano il tempo per raccontare una storia importante. Questa per me è una meraviglia, ne sono molto grata”, conclude Patrizia. “E voglio far crescere anche la squadra di giovani che guardano alla vita con positività e hanno un approccio meno vittimistico. A loro ho affidato i social, lasciandoli liberi di creare. Ho scoperto che anche saper delegare, creare un clima di fiducia e di empatia, è fondamentale. Non solo nei contenuti, ma anche nel metodo e nei modi di rapportarsi gli uni agli altri”. Infine un appello: “Ogni tipo di sostegno è benvenuto”.

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Il Fatto Quotidiano

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