Azzardo, la Liguria è la peggior regione italiana nel contrasto. E il business vale 3,6 miliardi di euro
- Postato il 11 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Il gioco d’azzardo in Liguria vale 3,6 miliardi di euro, la gran parte giocati online. E la nostra regione è la peggiore in Italia sul fronte delle normative adottate per contrastarlo.
La preoccupante fotografia arriva da Azzardomafie 2025, il nuovo dossier di Libera curato da Toni Mira, Maria Josè Fava, Gianpero Cioffredi e Peppe Ruggiero. L’associazione presieduta da don Luigi Ciotti ha analizzato il mondo dell’azzardo in Italia, dove il confine tra legale e illegale è sempre più sottile.
Quando vale il gioco d’azzardo
In Italia si giocano oltre 157 miliardi di euro all’anno, un fiume di denaro che inevitabilmente attira gli interessi della criminalità organizzata. Secondo le analisi delle relazioni della DirezioneNazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, nel periodo 2010-2024 sono 147 i clan censiti che hanno operato nel settore – tra attività lecite e illecite – coinvolgendo 25 Procure Antimafia e 16 regioni.
Un giro d’affari che ruota intorno a sale bingo, slot, scommesse clandestine e piattaforme online e che per ogni euro investito dalle mafie genera tra gli 8 e i 9 euro di profitto.
In Liguria nove clan nel business del gioco
Nel Nord Italia sono Liguria e Piemonte le regioni maggiormente coinvolte in attività di business (sia illegali che legali) legate alla criminalità organizzata: nove clan ciascuna.
Nella nostra regione sono i clan Madonia, Fucci, Macrì, Nucera, Rodà, Raso, Gullace, Parrello, Fiandaca e della mafia albanese. La Liguria ha inoltre il primato di sale gioco e sale scommesse confiscate, quattro.
La regione peggiore sul fronte del contrasto
Libera ha poi analizzato le normative regionali in vigore a luglio 2025 per il contrasto al gioco d’azzardo, e per la Liguria c’è la maglia nera. L’associazione ha tenuto conto di una serie di criteri tra cui la distanza minima obbligatoria delle sale gioco dai luoghi sensibili e la loro definizione (scuole, centri per anziani, compro oro), la retroattività delle norme (se le normative valgono cioè anche per le sale già aperte, o si applicano solo alle nuove licenze), le fasce orarie di spegnimento obbligatorio delle slot, il marchio No Slot, la presenza di osservatori regionali, e ancora il diniego di patrocinio a eventi che promuovo il gioco d’azzardo e i pieni integrati di prevenzione.
Tenendo conto di tutti questi criteri, Libera ha assegnato a ciascuna regione una serie di semafori verdi definendo la misura efficace: la Toscana è al primo posto con otto semafori verdi, la Liguria ne ha uno solo. Peggio di lei soltanto il Piemonte, che ha comunque ottenuto quattro semafori.
“Il gioco d’azzardo rischia di essere sempre un grande imbroglio ai danni dei cittadini – sottolinea don Luigi Ciotti – La politica parla di regolamentazione, ma troppo spesso resta prigioniera della logica del profitto”.