“Avevo pubblicato uno scatto in cui mi truccavo: ora è una foto porno. Che schifo, una violazione verso me e le donne”: lo sfogo di Cristina D’Avena

  • Postato il 1 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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C’era anche Cristina D’Avena sulla ormai tristemente famosa piattaforma digitale, Social Media Girls, che utilizza l’intelligenza artificiale per contraffare foto e spogliare attrici e donne dello spettacolo. “Ero talmente scossa dalla scoperta di quel sito e quelle immagini – ha confidato la cantante a Il Corriere della Sera in cui appaio nuda talmente fuori dalle mie idee e dal mio modo di pensare che credevo non ci fosse niente da commentare“.

“Sono rimasta veramente senza parole. Non sono foto vere e quindi quella non sono io, ma sono andati a rubare scatti fatti in momenti belli, importanti e li hanno sporcati in questo modo. – ha continuato – C’è una foto che avevo pubblicato perché mi stavo truccando in camerino prima di uno spettacolo: ora è una foto porno. Mi spiace usare questo termine ma mi ha fatto veramente schifo, è una violazione verso di me ma anche verso le donne in generale”.

E ancora: “Da quanto parliamo della figura femminile ridotta a un oggetto per soddisfare le curiosità altrui? In questo caso di milioni di utenti, almeno 7 milioni ho appreso. Ero incredula (…) invece che guardare quelle foto dovrebbero recu- perare la purezza della loro infanzia. Ora stiamo andando tutti fuori dalle righe, non ci sono più freni”.

Cosa farà nel concreto? “Vorrei sentire le altre persone coinvolte, alcune delle quali sono anche mie amiche. Mi piacerebbe che facessimo un’azione congiunta, tutte assieme. Ora cercherò di capire come muoverci, ma vorrei davvero che fosse una risposta che ci vede unite”.

Ma il dispiacere rimane: “Il fatto che per tutta la mia vita mi sono impegnata per non fare scandali, ho sempre cercato di avere una immagine ultra pulita”.

Infine: “Addirittura i paparazzi si arrampicavano sugli alberi sperando mi slacciassi il costume al mare e ci sono sempre stata attenta. Non prendevo il sole in topless nemmeno a casa mia. E ora vedo il mio viso su imma- gini del genere. Tutto questo lavora a livello psicologico, l’essere ridotti a oggetto ha un significato”.

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Il Fatto Quotidiano

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