Avetrana fa causa a Walt Disney, e il tribunale di Taranto le dà ragione
- Postato il 23 ottobre 2024
- Di Il Foglio
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Avetrana fa causa a Walt Disney, e il tribunale di Taranto le dà ragione
Il 25 ottobre doveva andare in onda la fiction sul caso Scazzi del regista Pippo Mezzapesa. Dal 2010 si susseguono documentari, programmi tv, talk sulla morte della piccola Sarah, e la settimana scorsa “Le Iene” hanno passato due giorni in quella villetta con zio Michele. Ma la fiction Disney ha commesso il reato di chiamarsi “Avetrana” e questo non va giù al sindaco Antonio Iazzi, che ha prima diffidato la Disney a cambiare nome, e poi ha chiesto con ricorso d’urgenza ex articolo 700 al tribunale di Taranto (lo stesso usato dal sindaco di Taranto per spegnere Ilva) la “sospensione immediata della messa in onda e la visione preliminare della serie per appurare se l’associazione del nome della cittadina all’adattamento cinematografico susciti una portata diffamatoria rappresentandola quale comunità ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata, contrariamente alla realtà”. Il comune aveva già vietato di girarla ad Avetrana, perché la città “è inserita dalla regione Puglia nell’elenco dei comuni a economia prevalentemente turistica Città d’arte”. Il gip di Taranto ha accolto il ricorso bloccando la fiction, e fissando la prima udienza al 5 novembre. Come il sindaco di Melendugno aveva paura che il Tap allontanasse i turisti, il sindaco di Avetrana ha paura della fiction Disney.
Da noi contattata, Piera De Padova, gestore di Masseria Bosco, una delle più grandi strutture di Avetrana, ci ha detto che “per noi il caso Scazzi non ha influito sulle presenze perché abbiamo prevalentemente turismo straniero, che ha segnato un aumento del 25 per cento nel 2024”. Forse sulla scia del turismo nero il delitto ha finito per far aumentare i turisti, e far conoscere Avetrana a tutta Italia, più di quanto ha fatto la regione Puglia. Ma alcuni tribunali, e alcuni sindaci, continuano a bloccare la cultura, l’informazione e l’impresa, trasferendole dalla realtà ai tribunali.
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