“Avete paura di perdere soldi, tacete per gli sponsor. Se non vi schierate siete per il genocidio. È tutto un gran teatro”: Ghali contro i rapper che non si sono esposti su Gaza
- Postato il 4 ottobre 2025
- Musica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Il rap è morto, è tutto un gran teatro”. Poche ore fa, mentre le piazze d’Italia si riempievano come non si vedeva da tempo in supporto della causa palestinese e della missione umanitaria della Global Sumud Flotilla, in un post su Instagram Ghali ha accusato i colleghi rapper di non prendere posizione sul conflitto mediorientale. “Quella del ‘io non ho mai fatto politica sui miei profili social quindi perché dovrei farlo ora’, oppure ‘è una storia molto delicata e complicata che va avanti da millenni’ sono tutte stron*ate e scuse. Chi se ne frega se i vostri fan vogliono solo la musica, se sono famiglia come li chiamate. Dovete parlare anche di cose importanti. Il genocidio in Palestina ricadrà anche sulla vostra arte, sulla vostra penna, sulla vostra salute mentale e sulla vita delle future generazioni, quindi anche su quella dei vostri figli”, ha esordito.
Nel suo attacco, il rapper italo-tunisino ha delineato il profilo degli artisti provenienti dal mondo hip-hop che non si sono esposti in merito. Le motivazioni della scelta, per lui, possono essere tre: “Uno: non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete ‘come sono andate le cose’, avete un’idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni e pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra. Due: sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi. Qui c’entriamo tutti. Ma, come ogni volta, sarà troppo tardi quando lo capiremo. Tre: avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro”. E proprio sul tema del rapporto con gli sponsor, ha proseguito: “Non avete parlato, e i brand non vi cercano. Non avete soldi, non avete stile, vi sc*pate le tipe tra amici, cosa ci avete guadagnato con il vostro silenzio?”.
Da qui, le conclusioni: “Il rap è ufficialmente morto. Il silenzio dei rapper ha ucciso il genere. Ne è rimasto solo lo stile, il suono, la forma. Qualsiasi artista che millanta di essere un rapper e usa un sacco di parole per riempire le strofe ma non dice un ca**o sulla Palestina non può definirsi tale – ha tuonato ancora –. Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smetterla di avercela con gli sbirri. Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi finalmente venderti del tutto (sempre se hai da vendere qualcosa). È anche vero che supportare la Palestina è un onore che non tutti possono avere”.
“I politici mentono al popolo. Assumetevi la responsabilità di essere complici del genocidio”
Sul palco del Festival di Sanremo 2024 – a cui ha partecipato con il brano “Casa Mia” – Ghali aveva già invocato lo “stop al genocidio”. E durante il suo concerto dello scorso 20 settembre, a Milano, ha ribadito la sua posizione. “Gaza è il simbolo di un popolo che il mondo sta lasciando morire. Stiamo soffocando la gioia dei bimbi palestinesi”, le frasi che erano comparse sul ledwall principale dietro il palco. Nel post pubblicato sui social, il rapper è stato molto critico anche nei confronti della classe politica: “La cosa che più mi preoccupa è la convinzione, la fermezza, la sicurezza con cui i nostri politici mentono al popolo. Chi ve lo fa fare di vivere una vita ai piani alti della società, a capo di un governo senza mai servire il Paese, assumendovi, a questo punto, la responsabilità di essere complici di un genocidio? Tutto questo per cosa? Per avere un po’ di potenza per quanti altri anni? Il gioco vale la candela? Stare in alto in cambio di tutto questo sangue? In cambio di così tanta sofferenza? In cambio di bambini? In cambio di un nuovo olocausto?”, ha scritto. Per gli italiani che negli scorsi giorni si sono riversati in piazza, mostrando la propria vicinanza alla popolazione palestinese, ha invece speso parole di elogio: “L’Italia è attiva, l’Italia è in piazza e la Flotilla passerà nella storia. Le persone che si sono imbarcate per far valere il diritto internazionale, per portare aiuti a Gaza, le persone che scendono in piazza e perdono giornate di lavoro, non sono da attaccare o ridicolizzare, sono da proteggere perché stanno compiendo l’azione più concreta finora e rappresentano la speranza”.
Clementino si unisce a Ghali: “Millantate la parola hip-hop, ma non siete nulla”
Poche ore prima, sempre con un post su Instagram, anche Clementino era stato durissimo nei confronti dei rapper che sono rimasti in silenzio sul conflitto: “Dedicato a tutti i rapper italiani, i cosiddetti ‘rapper delle classifiche’ che non hanno detto una sola parola sul genocidio a Gaza. Mettiteve scuorno (vergognatevi, ndr). E voi sareste rapper? Lo sapete cosa vuol dire essere rapper? Vuie non sapit nu cazz. Millantate la parola hip hop. Potete avere tutti i platini del mondo, tutte le collane d’oro del mondo, andare alle vostre sfilate di moda da sfigati, ma non siete nulla. Non siete rapper, sit munnezz! – ha scritto –. Non vi esponete perché poi perdete qualcosa. Tranquilli, avete già perso qualcosa: la dignità”.
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