Auto nuova rottamata per un motivo assurdo: il caso che fa discutere
- Postato il 24 agosto 2025
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- Di Virgilio.it
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Joy Wanner aveva appena acquistato una Fisker Ocean, SUV elettrico nuovo, ancora in garanzia. Il 15 marzo, mentre guida in tranquillità, un altro veicolo urta leggermente la sua portiera: il danno è minimo, una cerniera piegata di pochi centimetri. Il preventivo indica 910 dollari per sistemare tutto, in assenza di danni strutturali e colpe del conducente, che si aspetta un disagio limitato, una normale trafila di riparazione.
Invece arriva la sentenza dell’assicurazione: dichiarazione di perdita totale, bonifico di rimborso e demolizione immediata dell’auto, smontata come fosse un relitto di vent’anni fa. La motivazione è disarmante: il pezzo di ricambio è introvabile, e Fisker – il costruttore – è in crisi profonda. In mancanza di disponibilità immediata, la compagnia assicurativa ha scelto la strada più rapida e definitiva, ignorando ogni buon senso e dando inizio a una storia che racconta molto più di un incidente.
Dal paraurti alla demolizione
Il vero problema non sta tanto nell’entità del danno riportato dal veicolo, quanto nel contesto industriale in cui quell’incidente si inserisce. Fisker, l’azienda responsabile della produzione della Ocean, ha dichiarato fallimento a culmine di una fase di collasso operativo: fondi esauriti, fornitori pronti a interrompere la collaborazione, intera catena produttiva sospesa. Già da mesi circolavano indiscrezioni insistenti su una bancarotta imminente, mentre in tutto il mondo si moltiplicavano i casi di ordini annullati e consegne interrotte senza preavviso.
In un contesto simile, può bastare un singolo componente – magari di quelli che di solito passano sottotraccia, come una cerniera o un cablaggio secondario – per bloccare tutto, perché sparito dal magazzino prima che la produzione arrivasse in fondo. Le compagnie assicurative conoscono bene questo tipo di contesto: quando un costruttore si avvicina al fallimento, qualsiasi tentativo di attendere ricambi o soluzioni alternative rappresenta un rischio economico concreto.
Per questo motivo, nella maggior parte delle volte, si preferisce archiviare la pratica nel minor tempo possibile, riconoscere l’importo previsto e procedere con la demolizione del veicolo, indipendentemente dalle sue condizioni reali o dal tipo di guasto riportato. Ma nel momento in cui viene applicata diventa un processo rigido, impersonale, spesso incapace di tenere conto di chi subisce davvero le conseguenze.
Il pezzo che non arriva
L’incidente è avvenuto a Denver, in Colorado, nel pomeriggio del 15 marzo. Joy Wanner era alla guida della sua Fisker Ocean, da lei acquistata soltanto poche settimane prima, quando un’altra vettura ha colpito la portiera lato guidatore con un urto leggero, a bassa velocità. Il danno appariva contenuto. La portiera si era piegata leggermente, tanto da compromettere l’apertura, senza, però, attivare sistemi di sicurezza né danneggiare la struttura della macchina.
Il preventivo per l’intervento, redatto da un centro specializzato, era di 910 dollari e in condizioni normali, la vicenda si sarebbe conclusa con una semplice riparazione, ma il ricambio non era disponibile. La cerniera danneggiata non risultava in stock presso alcun fornitore autorizzato, né era ordinabile dalla casa madre, mentre i ricambi, anche i più semplici, avevano iniziato a scomparire dal circuito ufficiale.
A fronte di questa indisponibilità e dell’impossibilità di stimare tempi certi per la consegna del pezzo, l’assicurazione ha optato per la classificazione dell’auto come “perdita totale”. Il veicolo è stato ritirato nel giro di pochi giorni, smontato e inviato alla demolizione senza che alla proprietaria fosse concessa alcuna possibilità di opposizione o proposta alternativa, infatti la decisione era già stata presa, comunicata, applicata, e non c’era più margine per discuterla.
La sequenza dell’incidente
Il problema sta nella procedura che ha permesso tutto ciò, una norma scritta per gestire casi limite che oggi si applica senza distinzione. Quando un produttore non è in grado di fornire un ricambio in tempi accettabili, anche un guasto trascurabile può diventare un ostacolo insormontabile e a quel punto l’assicurazione, per evitare costi e attese, può chiudere il caso alla radice.
Poco importa che l’auto sia nuova, perfettamente funzionante o appena consegnata: in assenza di alternative praticabili e davanti al rischio di immobilizzare una pratica per mesi, le compagnie assicurative scelgono la via semplice, cioè classificare il veicolo come irrecuperabile e chiudere il fascicolo, un processo legittimo dal punto di vista procedurale, ma nel momento in cui a farne le spese è un’auto nuova, il risultato è una caricatura di efficienza.
Il protocollo prima del buon senso
A volte basta acquistare l’auto sbagliata nel momento sbagliato, magari di un marchio in sofferenza, con una rete post-vendita che si sta sbriciolando e una logistica che non regge neanche l’assenza di un bullone ed ecco il solito cortocircuito.
In uno scenario del genere, nemmeno la migliore assicurazione può davvero offrire certezze: copre l’importo, chiude il fascicolo, evitando di riparare il danno profondo, fatto di sfiducia, perdita di controllo, sensazione di essere fuori da ogni processo decisionale. Quando una vettura viene classificata come irrecuperabile per la mancanza di un componente secondario, il cliente riceve un messaggio chiaro, anche se nessuno lo pronuncia: il suo problema è irrilevante e non esiste più spazio per chi spera di contare qualcosa nel momento in cui le regole smettono di proteggere.
Fine corsa per un’auto ancora nuova
Un SUV nuovo, ancora in garanzia, ancora con l’odore di fabbrica nell’abitacolo, viene demolito per colpa di una cerniera piegata che nessuno era in grado di sostituire, non perché fosse complicata, ma perché il marchio ha ormai perso la struttura per produrla, gestirla o anche solo localizzarla in qualche magazzino disperso.
Joy Wanner ha ricevuto una mail da Fisker, poi un bonifico, e ha visto la sua auto finire in una lista di rottami insieme a vetture incidentate del ’98, senza che nessuno provasse a fermare il processo, senza che qualcuno le chiedesse se aveva senso. Quando l’assistenza scompare, quando il brand che hai scelto getta la spugna, quando l’assicurazione risponde con automatismi scritti anni prima, succede questo. Invece di valutare il danno, viene valutato solo quanto costa non chiudere subito e il difetto tecnico scompare, lasciando spazio alla logica del sistema che deve svuotare il problema, eliminarlo, nonostante il funzionamento e basterebbe poco, ma trovare qualcuno in grado di provvedervi diventa una chimera.