Aumentano i casi di intossicati da funghi dell’ulivo in Toscana: “Non fidatemi delle app per distinguerli”

  • Postato il 24 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Impennata di casi di intossicazioni da funghi in Toscana. Come riporta il Corriere Fiorentino, il responsabile del 30% della quindicina di casi che già si è verificata a pochi giorni dall’inizio della stagione di raccolta è l’Omphalotus olearius, comunemente chiamato fungo dell’ulivo. Il motivo? I cercatori sono talvolta tratti in inganno dalla grande somiglianza tra questa tipologia di fungo e il Cantharellus cibarius, noto come “galletto”, che risulta essere commestibile a differenza dell’altro.

Forti disturbi intestinali e vomito sono tra i principali sintomi dopo aver ingerito il fungo tossico, spiegano gli esperti. Che raccomandano di non affidarsi alle app online per avere riscontri sulla velenosità o meno dei funghi raccolti. L’invito è di rivolgersi agli sportelli gratuiti dell’Usl Toscana per avere informazioni precise e attendibili.

L’aumento del numero di intossicati delle ultime settimane sta preoccupando gli esperti perché il fungo dell’ulivo ha sempre causato numerose intossicazioni ogni anno, ma in questo periodo la sua presenza è aumentata, facendo crescere il rischio di confondere i cercatori meno esperti.

“La stagione è appena iniziata e abbiamo già avuto circa una quindicina di intossicazioni da funghi che hanno visto l’attivazione dei nostri micologi dell’Usl Toscana centro. Circa il 30% delle persone che si sono sentite male aveva mangiato l’Onfalotus olearius” spiega al Corriere Guendalina Allodi, direttrice dell’Unità funzionale produzioni primarie vegetali e raccolta dei prodotti selvatici.

Sull’impennata di casi ha espresso preoccupazione anche il micologo Andrea Pompili, che al Corriere ha sottolineato: “Purtroppo tanti si fanno ingannare dal colore giallo del fungo dell’ulivo, che è veramente simile a quello del galletto. In più si trova sempre vicino ai pezzi di legno e quindi è facilmente individuabile la caratteristica principale che li distingue però si trova sotto al cappello. L’Omphalotus olearius – prosegue Pompili – ha delle lamelle che scorrono lungo tutto il gambo mentre il Cantharellus presenta delle pieghe o pliche. In più se cucinato l’Omphalotusperde il suo colore arancio e diventa molto scuro”. Soltanto nel 2022, una volta negli ultimi cinque anni, i dati legati al fungo dell’ulivo avevano allarmato i micologi: in quel periodo la percentuale di intossicati dall’Omphalotus era pari al 50%.

Foto generica di Omphalotus olearius generata con AI

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Il Fatto Quotidiano

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