“Attenzione alla malattia renale cronica, il killer “silenzioso” più letale di molte forme di tumore. In Italia 4 milioni di persone ne soffrono”: l’allarme degli esperti

  • Postato il 20 settembre 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Gli esperti la definiscono come una “marea lenta”. È la malattia renale cronica (MRC) e rischia di travolgere i sistemi sanitari. In Gran Bretagna, come segnalato dal Daily Mail, colpisce già oltre 7 milioni di persone e causa circa 45mila decessi all’anno, con costi enormi legati a dialisi e trapianti. La maggior parte dei pazienti scopre la patologia troppo tardi, quando i reni sono già compromessi. I principali fattori di rischio sono diabete (in particolare il tipo 2), ipertensione, obesità e invecchiamento della popolazione. Quasi 4 diabetici su 10 sviluppano danni renali, e fino a un terzo di questi arriva a insufficienza renale.

Ma la svolta potrebbe arrivare con una classe di farmaci economici, gli inibitori SGLT2 (come empagliflozin e dapagliflozin), già usati da anni contro il diabete. Recenti studi hanno mostrato che riducono del 40% la progressione della malattia renale e abbassano del 25% il rischio di dialisi o trapianto, oltre a proteggere cuore e vasi sanguigni. Gli esperti parlano di una vera rivoluzione terapeutica, da introdurre fin dalle prime fasi del diabete. Abbiamo chiesto al professor Giuseppe Vezzoli, primario dell’Unità di Nefrologia e Dialisi all’IRCCS Ospedale San Raffaele, di fare il punto sulla situazione nel nostro Paese e sulle nuove possibilità di trattamento, inclusi i recenti inibitori SGLT2, da poco disponibili anche in Italia.

L’esperto: “In Italia 4 milioni di persone ne soffrono”

Professore, qual è oggi l’impatto della malattia renale cronica in Italia?
“Dobbiamo innanzitutto chiarire cosa intendiamo per insufficienza renale cronica: convenzionalmente si parla di MRC quando la funzione renale, misurata dal filtrato glomerulare, scende stabilmente sotto i 60 ml/min. In Italia stimiamo circa 4 milioni di persone con una riduzione significativa della funzione renale: circa il 10% della popolazione adulta. La frequenza cresce con l’età, superando il 15% oltre i 70 anni. Se consideriamo anche altre alterazioni, come la presenza persistente di sangue o proteine nelle urine, la prevalenza può arrivare fino al 15-20%”.

Si parla spesso di diabete e ipertensione come cause principali. Vale anche per l’Italia?
“Sì, l’esperienza clinica degli ultimi decenni lo conferma. Con il miglioramento delle condizioni di vita alcune malattie sono diminuite, mentre è aumentata l’insufficienza renale legata all’aterosclerosi ed alla malattia vascolare. Questa condizione peggiora nei pazienti diabetici e ipertesi: l’incapacità di controllare glicemia e pressione accelera il danno vascolare, che si ripercuote sul rene, un organo altamente vascolarizzato. In pratica, arriva meno sangue ai glomeruli e ai nefroni, le unità funzionali del rene, che progressivamente perdono le loro caratteristiche funzionali”.

Una malattia silenziosa

Uno dei problemi della MRC è che spesso non dà sintomi nelle fasi iniziali. Quali esami semplici possono aiutare nella diagnosi precoce?
“È vero: la malattia può progredire per anni senza disturbi evidenti. Un esame del sangue per valutare la creatinina è già molto utile, ma possiamo accorgerci di un danno renale anche prima che la creatinina si alteri, con semplici analisi delle urine: la presenza nelle urine di proteine o di albumina (come microalbuminuria) è un campanello d’allarme precoce. Questi test, di fatto di routine, possono segnalare la presenza di una condizione patologica renale e vascolare prima che il danno diventi irreversibile”.

Come si può prevenire

Parliamo di prevenzione: quanto contano lo stile di vita e la dieta?
“Contano moltissimo. Non possiamo sempre fermare la progressione della malattia, ma possiamo rallentarla. Ad esempio, ridurre il consumo eccessivo di proteine animali, di sale, evitare sovrappeso e obesità, adottare una dieta equilibrata e svolgere attività fisica regolare sono strategie fondamentali. Anche una camminata quotidiana o salire le scale invece di prendere l’ascensore ha un effetto positivo, perché muscoli e ossa rilasciano sostanze benefiche per il metabolismo vascolare e renale”.

Le prospettive dei nuovi farmaci

Arriviamo ai farmaci: molto si parla degli inibitori SGLT2, considerati rivoluzionari. Cosa ci può dire?
“Questi farmaci sono nati come antidiabetici, ma si è scoperto in maniera praticamente casuale ed imprevista che riducevano la mortalità, i ricoveri e la progressione del danno renale. Negli studi eseguiti hanno dimostrato la capacità di rallentare significativamente la progressione del danno renale cronico, riducendo fino al 30% il rischio di arrivare alla dialisi. Per questo sono entrati a far parte della pratica clinica”.

Sono già disponibili in Italia? E i medici di base li prescrivono?
“Sì, da pochi mesi sono rimborsati dal SSN anche in fascia A, quindi prescrivibili dal medico di base senza passare necessariamente dallo specialista. È una novità recente: serve ancora tempo e formazione affinché diventino di uso comune per i medici generici. Ma rappresentano sicuramente una risorsa importante, insieme agli ACE-inibitori e agli ARB, già usati da tempo per proteggere il rene”.

Dal punto di vista dei costi sanitari, questi farmaci sono sostenibili?
“Il loro prezzo non è elevatissimo, ma resta comunque un costo aggiuntivo. Tuttavia, se pensiamo al risparmio in termini di riduzione di dialisi e ricoveri, è un investimento che ha senso. La dialisi è molto costosa per il sistema e gravosa per il paziente. Se possiamo rimandarla o evitarla, miglioriamo la qualità della vita e riduciamo le spese complessive”.

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