“Attenzione ai bastoncini di pesce impanati, contengono sostanze tossiche e cancerogene”: i risultati dei test su 15 marchi. L’esperto: “Pensateci prima di darli ai bimbi”
- Postato il 14 aprile 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Fare mangiare pesce ai bambini è un consiglio spesso dato da pediatri e nutrizionisti. Ma siccome non sempre i più piccoli lo gradiscono, si ricorre all’escamotage di prodotti più accattivanti offerti in varie versioni dall’industria alimentare. Come i famosi “bastoncini” impanati, meglio ancora se fritti, sui cui i ragazzi volentieri si “fiondano” per mangiare.
Ma è la soluzione migliore?
Se però consideriamo più da vicino questi prodotti, cominciano i problemi. “Gli alimenti processati, come i bastoncini di pesce, sono preparati aggiungendo agli ovvi ingredienti di base (pesce e farine/pane per l’impanatura, come faremmo nella nostra cucina) anche ingredienti che migliorino il sapore e creino una certa dipendenza come una ben studiata proporzione tra sale, grasso e spesso anche zucchero – spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Paolo Pigozzi medico e nutrizionista -. Inoltre questi prodotti necessitano anche di conservanti e additivi che ne stabilizzino nel tempo le caratteristiche organolettiche. Infine i trattamenti che precedono la messa in vendita e che ne consentono la presentazione come alimenti ‘pronti’ in pochi minuti, di fatto una pre-frittura, favoriscono la formazione di sostanze non salutari”. Risultato? “La quantità di pesce presente in questi prodotti si aggira attorno al 50% del peso! – continua il nostro esperto -. Vale quindi la pena, per proporre un po’ di pesce ai bambini, somministrare loro una pari quantità di ingredienti estranei?”.
Presenza di sostanze tossiche
La situazione peggiora se, oltre a considerare la bassa percentuale di prodotto che si vuole consumare e la presenza eccessiva di ingredienti che possono risultare ben poco salutari, si rileva la presenza di contaminanti tossici e cancerogeni come il glicidolo, l’acrilammide e gli esteri di acidi grassi 3-MCPD (3-monocloropropandiolo). Su questo aspetto, un recente test di laboratorio condotto dalla rivista svizzera Bon à Savoir (mensile in difesa dei consumatori), ha sollevato alcune preoccupazioni sulla qualità di questi prodotti. Il test ha coinvolto 15 diversi marchi di bastoncini di pesce venduti nei supermercati svizzeri. Che cosa è emerso? La presenza di glicidolo, una sostanza chimica pericolosa per la salute. Si tratta di una sostanza che può formarsi durante la lavorazione degli oli vegetali quando vengono sottoposti a temperature elevate nella frittura. Questo contaminante è noto per la sua natura potenzialmente cancerogena.
Da precisare che i livelli rilevati nel test non sono stati ritenuti sufficienti a causare un rischio acuto per la salute. Ma se consideriamo l’accumulo nel tempo di glicidolo nel corpo umano, questi rischi diventano concreti. Soprattutto se il consumatore assume regolarmente alimenti contaminati da questa sostanza. Consideriamo anche che, oltre ai bastoncini di pesce, il glicidolo può essere presente in altri alimenti fritti o lavorati con oli vegetali, aumentando il rischio di accumulo nel corpo.
E non finisce qui. Un’altra analisi condotta dal mensile tedesco Oekotest nel 2023 aveva esaminato 19 marche di bastoncini di pesce. I risultati avevano rilevato in 11 casi su 19 gli esteri di acidi grassi 3-MCPD, anch’essi tossici e legati alla lavorazione di oli e grassi vegetali ad alta temperatura, e in alcuni campioni anche glicidolo prima citato. Queste sostanze tossiche grasse si formano quando i blocchi di pesce impanati vengono fritti in maniera decisa e profonda ad alte temperature per circa 30 secondi. I grassi vegetali da frittura formano in genere esteri di acidi grassi, per i quali l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito una dose massima giornaliera.
Le alternative
“Per abituare i bambini al consumo di qualsiasi alimento le strade sono sempre due: prima di tutto l’alimento in questione deve comparire con regolarità sulla tavola – suggerisce Pigozzi -; secondo, entrambi i genitori dovrebbero consumarlo con soddisfazione. Nella mia esperienza vale a poco la costrizione ‘Mangia che ti fa bene/che ti fa crescere!; in realtà si tratta di provare a ‘seminare’, come negli altri campi dell’educazione, e i risultati verranno magari dopo 10 anni. Teniamo anche conto che il pesce è una risorsa naturale in larga misura compromessa da un prelievo industrializzato e quindi non rispettoso degli equilibri biologici. In più, almeno per i pesci carnivori di grossa taglia (tonno, pesce spada), si pone il problema ben conosciuto dell’accumulo nelle carni di inquinanti presenti nel mare (metalli pesanti e microplastiche). Per tutte queste ragioni – conclude Pigozzi – suggerisco di privilegiare alimenti di origine vegetale che contengono le stesse sostanze nutrienti (proteine, grassi polinsaturi) per le quali si consiglia di consumare il pesce: noci, semi di lino, legumi, cereali integrali”.
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