Attenzione a questo sintomo: è la spia numero uno dell’infarto (non sottovalutarlo)
- Postato il 19 luglio 2025
- Salute
- Di Blitz
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Infarto, ecco i segnali chiave da riconoscere per per poter intervenire tempestivamente. Questo sintomo è particolarmente indicativo.
L’infarto del miocardio resta una delle emergenze sanitarie più rilevanti nei paesi industrializzati, rappresentando una delle principali cause di mortalità. Ogni anno in Italia circa 140.000 persone sono colpite da questo evento, per cui il riconoscimento tempestivo dei sintomi dell’infarto è fondamentale per salvare vite umane.
Come riconoscere un attacco cardiaco: i sintomi chiave
L’infarto miocardico acuto è causato dalla rottura o erosione di una placca aterosclerotica in un’arteria coronarica, con conseguente formazione di un trombo che ostacola il flusso sanguigno. Questa occlusione determina la necrosi del tessuto cardiaco interessato a causa della mancanza di ossigeno.
Il dolore toracico è il segnale più tipico di un attacco di cuore. Viene descritto come una sensazione di morsa o costrizione al centro del petto, spesso irradiato al braccio sinistro, alle spalle, al collo, alla mandibola e alla schiena. Nel caso delle donne, i sintomi possono essere più sfumati e meno tipici, per esempio con dolore localizzato alla schiena o alla mandibola, e accompagnati da stanchezza insolita e difficoltà respiratorie. Dopo la menopausa, infatti, il rischio cardiovascolare femminile aumenta sensibilmente, e nel 30% dei casi di infarto si tratta di donne over 60.

Oltre al dolore toracico, si devono considerare altri quattro segnali importanti:
- Dolore al braccio: si estende dal torace lungo il braccio sinistro, spesso oppressivo e aggravato dallo sforzo, ma non dalla pressione o dalla respirazione.
- Difficoltà a respirare: dispnea improvvisa e marcata, particolarmente comune nelle donne, che deve essere interpretata come un campanello d’allarme.
- Nausea e vomito: sintomi che, se associati a dolore toracico, non devono essere sottovalutati.
- Tachicardia e stanchezza estrema: battito cardiaco irregolare o accelerato, senso di spossatezza improvvisa, capogiri e mancanza di fiato possono essere manifestazioni di ischemia cardiaca.
In presenza di uno o più di questi sintomi è indispensabile chiamare immediatamente il 112 e non tentare di raggiungere autonomamente l’ospedale, per poter attivare un percorso di soccorso rapido e sicuro. La comparsa di un infarto è spesso associata a una serie di fattori di rischio cardiovascolare, sia modificabili che non modificabili:
- Età: il rischio aumenta con gli anni, soprattutto dopo 45 anni negli uomini e 55 nelle donne.
- Sesso: gli uomini sono più colpiti in giovane età; il rischio femminile cresce dopo la menopausa.
- Colesterolo alto: in particolare livelli elevati di LDL (“colesterolo cattivo”) e ridotti di HDL (“colesterolo buono”).
- Ipertensione arteriosa: la pressione alta danneggia le pareti arteriose e accelera l’aterosclerosi.
- Diabete mellito: il glucosio elevato nel sangue favorisce il danno vascolare.
- Sovrappeso e obesità: aumentano il rischio di diabete, ipertensione e dislipidemie.
- Sedentarietà: uno stile di vita inattivo è associato a peggioramento dei parametri cardiovascolari.
- Familiarità: la storia familiare di malattie cardiache precoce incrementa il rischio.
- Uso di droghe: sostanze come cocaina e anfetamine possono provocare spasmi coronarici e infarto.
Diagnosi tempestiva e trattamenti d’emergenza
La diagnosi di infarto si basa su un rapido esame clinico con elettrocardiogramma a 12 derivazioni, eseguibile anche dal personale del 118, che può evidenziare alterazioni caratteristiche come il sopraslivellamento del tratto ST (infarto STEMI) o altri segni di ischemia (NSTEMI). Un esame ematico per dosare la troponina ad alta sensibilità conferma il danno miocardico.
Il trattamento d’urgenza più efficace è la rivascolarizzazione coronarica, effettuata tramite angioplastica percutanea con posizionamento di stent, che riapre l’arteria occlusa. In assenza di possibilità di angioplastica immediata, si può ricorrere alla terapia trombolitica per sciogliere il coagulo. Il tempo che intercorre tra l’insorgenza dei sintomi e l’inizio della terapia è cruciale: ogni minuto salvato riduce l’estensione del danno cardiaco e migliora la prognosi.
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