Attentato alla Seajewel: la petroliera pronta a ripartire per la Grecia, a Savona attracca la ‘gemella’
- Postato il 21 febbraio 2025
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- Di Genova24
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Genova. La Procura di Genova ha deciso di non sequestrare la petroliera battente bandiera maltese Seajewel, il cui scafo nella notte tra venerdì e sabato è stato colpito da due ordigni, probabilmente mine magnetiche mentre la nave carica di 109mila tonnellate di greggio, era ormeggiata alle boe della Sarpom tra Savona e Vado ligure.
Come anticipato da Genova24 in questo articolo, fortunatamente solo la prima bomba, che era quella meno potente, è esplosa mentre era attaccata alla chiglia. Il secondo ordigno si è sganciato durante la prima esplosione ed è deflagrato quindi in mare provocando la moria di pesci. Gli accertamenti subacquei eseguiti dal Consubin sono stati “lunghi e dettagliati” spiegano in Procura a Genova: sono stati raccolti molti reperti, sia sullo scafo sia sul fondale che ora saranno analizzati dalla polizia scientifica nella speranza di trovare tracce sul tipo di esplosivo utilizzato.
Nessun sequestro, la Seajewel verso il porto del Pireo per le riparazioni
E il sequestro della nave – l’unico bacino utilizzabile per portarla in secco sarebbe stato nel porto di Palermo, al momento occupato – avrebbe nell’ottica degli inquirenti costi troppo alti rispetto ai benefici in termini di indagini visto che gli ordini sono stati messi appunto sull’esterno. La petroliera ha così ottenuto il via libera dalla Procura di Genova, della autorità maltesi e dalla capitaneria di porto a riprendere il mare. Andrà ad Atene per le necessarie riparazioni. La partenza è prevista tra questa sera e domani mattina.
I legali degli armatori in Procura: “Massima collaborazione, siamo parte offesa”
Stamani il pool legale dell’armatore (la Thenamaris con sede ad Atene) si è presentato dalla pm Monica Abbatecola che coordina l’inchiesta, per ribadire la massima collaborazione nelle indagini da parte della società anche per quanto riguarda richieste di documentazione di vario tipo, sottolineando di essere “parte offesa” in questa vicenda.
Nel frattempo proprio oggi alle boe della della Sarpon è attraccata la petroliera gemella Seacharm della stessa compagnia danneggiata davanti alle coste turche a fine gennaio, quasi certamente con lo stesso metodo delle mine magnetiche. Sulla nave sono stati eseguiti ieri i controlli della Capitaneria di Porto per verificare la presenza di eventuali ordigni. L’esito è stato negativo ma l’allarme resta alto per tutte le petroliere in arrivo che abbiano fatto tappa in porti russi. Per questo potrebbero essere disposti controlli ad hoc per le petroliere e il consiglio dell’Intelligence alle autorità preposte alla sicurezza marittima sarebbe quello di tenere le navi più a rischio alla fonda.
L’allarme per altri possibili sabotaggi
Lo spettro di altri attacchi da parte di cellule di sabotatori ucraini a navi accusate di far parte della cosiddetta ‘flotta fantasma’, dopo i tre attacchi in un mese nel mediterraneo ad altrettante petroliere e l’affondamento della nave cargo russa Ursa Major a fine dicembre al largo della Spagna, è piuttosto più concreto.
Resta da capire – ma sarà molto difficile da accertare – dove possa essere avvenuto il minamento della petroliera. Gli investigatori non escludono che sia stato messo in atto in acque territoriali italiane e addirittura nell’area delle boe dove state registrate le esplosioni, ma potrebbe anche essere avvenuto altrove. Tra le ipotesi c’è quella che le imbarcazioni vengano “minate” durante la sosta nei porti del Nord-Europa oppure eseguite da una cellula di sabotatori con base in una Paese del Mediterraneo (in Turchia, a Malta o nel Nord Africa).