Attentato alla Seajewel, il secondo ordigno (più potente) si sarebbe staccato prima di esplodere

  • Postato il 21 febbraio 2025
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Seajewel Savona petroliera generica

Genova. Procedono nel massimo riserbo le indagini della Dda della Procura di Genova sulle esplosioni che hanno causato uno squarcio allo scafo della petroliera Seajewel, nella notte tra venerdì e sabato mentre la nave carica di 109mila tonnellate di greggio, era ormeggiatale boe della Sarpom tra Savona e Vado ligure.

Secondo i rilievi a causare il danneggiamento sarebbe stato causato dal primo dei due ordigni esplosi, quello meno potente. Il secondo, dopo l’esplosione del primo, si sarebbe staccato dalla chiglia della nave e per questo non  ha intaccato la camera di sicurezza, il che avrebbe potuto causare un danno ambientale molto grave.

La Procura indaga con l’ipotesi di reato di naufragio aggravato dalle finalità di terrorismo. E sul fatto che si sia trattato di un attentato non ci sono dubbi. Per questo martedì il procuratore di Genova Nicola Piacente ha affidato le indagini alla sezione antiterrorismo della Digos di Genova in collaborazione con la capitaneria di porto di Savona.

In campo anche gli artificieri della polizia

Ieri nelle indagini sono stati coinvolti anche gli artificieri della polizia di Stato, specializzati in caso di attacchi terroristici. Un primo sopralluogo a bordo della Seajewel è stato effettuato nel pomeriggio di ieri, per vedere la parte allagata della nave mentre la parte subacquea dei rilievi è stata affidata agli specialisti del Consubin della Spezia. Oltre alle foto,  sono stati raccolti diversi reperti, poi inviati al gabinetto della polizia scientifica di Roma,

Non è chiaro ancora, fino all’esito delle analisi, quale tipo di esplosivo sia stato utilizzato, ma sembra abbastanza probabile che sia stato posizionato con dei magneti allo scafo della nave sotto la linea di galleggiamento. Un lavoro da specialisti insomma che potrebbe essere stato compiuto con droni o con sub esperti.

Il dilemma del sequestro della nave

Al momento la nave non è sotto sequestro per questo ieri, dopo che in mattinata il travaso di greggio è stato completato, la nave ha liberato le boe della Sarpom grazie ai rimorchiatori e si trova ora in rada al largo del porto Vado Ligure, in attesa che si completino le indagini e gli accertamenti investigativi da parte degli organi inquirenti.

La Procura di Genova deve decidere se mettere sotto sequestro lo scafo con l’obiettivo di tirarla in secca per effettuare gli accertamenti all’asciutto ma non è semplice. In Italia solo il porto di Palermo sarebbe in grado di ospitare in un bacino di riparazione una nave così grande. E il bacino è attualmente pieno. Le alternative sarebbero il porto di Marsiglia o la Grecia. Una situazione non semplice ma secondo una fonte investigativa sarebbe un passaggio indispensabile per le indagini.

La terza petroliera che ha toccato porti russi danneggiata in un mese nel Mediterraneo

Come riporta l’agenzia Reuters sarebbero tre nell’ultimo mese le petroliere danneggiate in modo simile. Prima della Seajewel, era toccato alla nave gemella Seacharm della stessa compagnia (la Thenamaris con sede ad Atene) danneggiata davanti alle coste turche a fine gennaio e alla Grace Ferrum (operatore è la Cymare con sede a Cypro) che ha subito un danno simile al largo delle coste libiche a febbraio.

Si tratta, ricorda l’agenzia dei primi incidenti da esplosioni che riguardano navi non militari nel Mediterraneo. Secondo i dati e le fonti di tracciamento della navi – spiega ancora la Reuters – tutte e tre le petroliere avevano fatto recentemente scalo in porti russi.

Per questo l’ipotesi investigativa più accreditata resta al momento quella collegata alla guerra tra Russia e Ucraina soprattutto visto che proprio i media di Kiev sostengono la tesi della cosiddetta ‘flotta fantasma’ ossia di navi che aggirerebbero le sanzioni Ue trasportando e vendendo petrolio russo. Se fosse confermato si tratterebbe del primo attacco in Italia collegato al conflitto.

La Reuters fra l’altro ricorda che a fine dicembre al largo della Spagna è affondata la nave cargo russa Ursa Major dopo che un’esplosione ha devastato la sala macchine. Due membri dell’equipaggio sono risultati dispersi secondo quanto comunicato dal Ministero degli Esteri russo.

La nave gemella Seacharm arrivata a Savona

Proprio la Seacharm, danneggiata un mese fa da un’esplosione, è arrivata ieri davanti alle boe della Sarpon nel savonese per scaricare a sua volta il greggio. Per questo la Capitaneria di porto ha disposto dei controlli con un robot alla ricerca di eventuali altri ordigni o corpi estranei.

Autore
Genova24

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