Attacco israeliano all’Iran, USA non coinvolti ma informati. Trump: «L’Iran non può avere il nucleare»

  • Postato il 13 giugno 2025
  • Di Panorama
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L’attacco israeliano ai siti nucleari iraniani, sferrato nelle prime ore di venerdì, non ha colto di sorpresa gli Stati Uniti. Certo, Washington ha precisato di non essere stata coinvolta nel piano. “Stasera Israele ha intrapreso un’azione unilaterale contro l’Iran. Non siamo coinvolti in attacchi contro l’Iran e la nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione”, ha dichiarato il segretario di Stato americano, Marco Rubio, per poi aggiungere: “Voglio essere chiaro: l’Iran non dovrebbe prendere di mira interessi o personale statunitensi”.

Dall’altra parte, la Cnn ha riferito che il team di Donald Trump, era consapevole che gli attacchi avrebbero probabilmente avuto luogo nelle ore successive. Non solo. Intervenendo su Fox News, il presidente americano, pur ribadendo di non essere stato coinvolto, ha dichiarato che sapeva che l’attacco si sarebbe verificato. “L’Iran non può avere una bomba nucleare e speriamo di tornare al tavolo delle trattative. Vedremo. Ci sono diverse persone al comando che non torneranno”, ha anche detto, specificando che gli Stati Uniti “difenderanno Israele se verrà attaccato”.

Ora, è senz’altro vero che, negli ultimi mesi, Trump aveva di fatto impedito a Benjamin Netanyahu di sferrare un’offensiva contro i siti atomici iraniani: il presidente americano, pur tenendo sempre sul tavolo l’eventualità di un attacco, aveva infatti avviato una serie di colloqui con Teheran, sperando di poter concludere una nuova intesa sul nucleare. Colloqui che, tra aprile e maggio, sembravano aver dato il via a una stagione di disgelo. Poi, nelle ultime settimane, la situazione si era fatta più complicata. Gli ayatollah avevano infatti duramente rifiutato la proposta americana di rinunciare totalmente all’arricchimento dell’uranio: una circostanza, questa, che aveva profondamente irritato la Casa Bianca. Tutto questo, mentre, ieri, l’Aiea aveva votato una risoluzione, accusando Teheran di inadempienza in riferimento ai suoi obblighi sul nucleare. Più o meno nelle stesse ore, gli Stati Uniti iniziavano a ritirare parte del proprio personale diplomatico e militare dal Medio Oriente.

Insomma, sebbene Washington non sia stata coinvolta, probabilmente non si è neppure del tutto opposta. È dunque verosimile formulare due ipotesi. La prima è che l’Iran sia realmente vicino a conseguire l’arma atomica: uno scenario, questo, visto con terrore dagli israeliani e dai sauditi, oltre che dalla stessa Casa Bianca. La seconda è che il presidente americano abbia scommesso sul fatto che, una volta indebolito, il regime khomeinista tornerà al tavolo delle trattative con una postura meno rigida. Si tratta di due ipotesi che, va da sé, non si escludono vicendevolmente.

È chiaro che, se così fosse, Trump dovrà riuscire a trovare una via mediana che gli consenta sia di stroncare definitivamente le ambizioni nucleari di Teheran sia, al contempo, di tenere in piedi il processo diplomatico. Da questo punto di vista, dovrà convincere Netanyahu a giocare di sponda con lui e simultaneamente compattare le varie anime del Partito repubblicano attorno alla propria linea. Vedremo nelle prossime settimane se il presidente americano riuscirà a conseguire questo (non facile) obiettivo.

Autore
Panorama

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