Atomica in Iran, si può? C’è chi dice sì, in nome dell’equilibrio del terrore
- Postato il 6 luglio 2025
- Agenzie
- Di Blitz
- 1 Visualizzazioni

Atomica in Iran, si può sostenere in nome dell’equilibrio del terrore?
Partiamo dalle recenti dichiarazioni del docente israeliano Benny Morris al Corriere della Sera.
Quando il giornalista Lorenzo Cremonesi domanda a Morris:
“Gli iraniani chiedono: perché Israele può avere l’atomica e noi no?”
Morris risponde così: “Perché noi siamo una società democratica occidentale e loro sono un regime fanatico messianico islamico”.
Cremonesi insiste:
“E i gruppi messianici fanatici che sostengono Netanyahu?”
Risposta: “Sono piccole minoranze. Almeno per ora. Ma in Iran i fanatici hanno il controllo del bottone rosso”.
Cremonesi: “Come finirà?”.
Morris: “Occorre forzare gli iraniani a rinunciare alla Bomba”.
Cremonesi va al sodo: “Se non avvenisse?”.
Morris: “Finirebbe male. Israele messo nell’angolo potrebbe ricorrere a bombe atomiche tattiche”.
Come si vede, in Israele non è solo Netanyahu a ventilare il lancio di atomiche – “preventive” come i recenti bombardamenti e omicidi mirati di scienziati nucleari – su un Iran privo di atomiche. Si tratta di una possibilità ammessa – e di fatto non troppo velatamente auspicata – anche da parti importanti e rappresentative della società civile e intellettuale israeliana.
Anche la Germania era democratica
Morris però nelle sue risposte dimentica un particolare, che assolutamente NON si può dimenticare e anzi è doveroso tenere presente. Il particolare è che anche la Germania, oltre ad essere il Paese più colto dell’intera Europa, era “una società democratica occidentale”, cosa che però NON ha impedito l’avvento del nazismo e lo sterminio negli appositi campi di concentramento di milioni di ebrei, “zingari”, oppositori politici, handicappati, religiosi e prigionieri di guerra. Nulla quindi garantisce che Israele sia e resti sempre immune da eventuali imbarbarimenti politici.
Tanto più che lo stesso Morris riconosce che già adesso nel governo Netanyahu ci sono “gruppi messianici fanatici”. Morris però vuole rassicurare l’intervistatore, e quindi l’opinione pubblica italiana, specificando che “sono piccole minoranze”. Ma per onestà intellettuale aggiunge un apotropaico e meno tranquilizzante “Almeno per ora”.
Almeno per ora: e in futuro?
L’accanimento ormai maniacale contro l’Iran, che non deve avere bombe atomiche perché correrebbe a lanciarle su Israele, che di ordigni atomici ne ha invece in abbondanza senza che nessuno sollevi obiezioni, oltre a essere una grande prepotenza a base di legge del più forte e di due pesi e due misure, denota una concezione iper razzista dell’Iran: ritenuto infatti evidentemente un Paese trogloditico dominato dall’ossessione di bombardare Israele con le atomiche. Concezione però che oltre a essere iper razzista cozza contro vari ostacoli, alcuni dei quali insuperabili.
Bomba atomica nel due sensi
1) – Bombardando Israele con le atomiche l’Iran colpirebbe anche gli oltre due milioni di musulmani palestinesi che vivono dentro Israele e il fall out radioattivo colpirebbe gli altri milioni di musulmani palestinesi che vivono a Gaza e in Cisgiordania. Non è molto realistico credere che un Paese musulmano colpirebbe con un olocausto masse di musulmani contro i quali oltretutto non è in lotta, anzi a quanto si dice ne aiuta l’organizzazione chiamata Hamas.
2) – Date le distanze, Israele prima dell’arrivo degli ordigni nucleari iraniani avrebbe tutto il tempo di reagire lanciando una grandinata dei suoi. A tale proposito vale la pena notare che mentre l’Iran non ha mai minacciato di bombardare Israele, con o senza le atomiche, altrettanto non si può dire di Israele.
Netanyahu infatti ha in mente di bombardare Teheran con le atomiche almeno dal 2006, come ha pubblicamente dichiarato nel settembre di quell’anno a un convegno internazionale durato tre giorni nell’israeliana Marc Rich University, specificando che si tratta solo di aspettare il momento adatto: “La questione non è se bombardare Teheran con i missili nucleari. La questione è: quando”.
3) – Le dichiarazioni rilasciate nel 2012 dalla signora Hilary Clinton, moglie del già presidente Bill Clinton, all’epoca Segretaria di Stato del presidente Barack Obama, in precedenza senatrice e in seguito prima donna candidata alla presidenza degli USA: “il governo di Teheran non farebbe in tempo neppure a mettere il primo missile in posizione di lancio che verrebbe ridotto all’epoca delle caverne”.
Minaccia esagerata, ma non campata per aria. Gli USA infatti oltre a tenere sotto continua osservazione satellitare le basi missilistiche iraniane hanno missili con testate nucleari sulle navi e sommergibili sempre presenti nel Mediterraneo e nel Golfo Persico o Arabico che dir si voglia.
Teniamo presente che già nel 2010, cioè 15 anni fa, la signora Clinton sosteneva che “l’Iran continua a portare avanti il suo programma di armi nucleari” e assicurava che gli USA avrebbero fatto di tutto per impedirlo. Sono passati 15 anni, e l’Iran di atomiche non ne ha prodotte neppure una.
Hilary Clinton parlava di produzione iraniana imminente di ordigni nucleari già 15 anni fa, ma l’attuale premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ripete da addirittura 30 anni: a partire cioè da quando nel 2005 ha scritto il libro intitolato Lotta al terrorismo.
Chiacchiere e “al lupo, al lupo!” a parte, l’eventuale possesso di atomiche iraniane per quanto possa parere paradossale garantirebbe invece un equilibrio e l’assenza di guerre con Israele esattamente come le atomiche dell’India e del Pakistan. E dire che questi due Paesi sono da sempre nemici giurati che si guardano in cagnesco non solo per la diversità delle rispettive religioni, ma anche e forse soprattutto per il possesso del Kashmir, causa periodica di scontri militari per fortuna limitati e circoscritti proprio grazie alle atomiche di entrambi.
L'articolo Atomica in Iran, si può? C’è chi dice sì, in nome dell’equilibrio del terrore proviene da Blitz quotidiano.