Assessori, deputati e dirigenti sotto inchiesta: non solo Cuffaro, tutti i guai del centrodestra di Schifani in Sicilia
- Postato il 16 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Via dalla giunta i cuffariani, in attesa di capire il destino di Totò Vasa Vasa. Il governatore Renato Schifani ha deciso di tagliere dalla sua giunta gli assessori cuffariani Nuccia Albano e Andrea Messina, assumendo ad interim le deleghe della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro e quelle delle autonomie locali e della funzione pubblica, e nominando capo di gabinetto alla famiglia, la dirigente Patrizia Valenti, e alla funzione pubblica Carmen Madonia. Una mossa che ha scompaginato gli equibri politici siciliani, mentre Totò Cuffaro si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip nell’interrogatorio preventivo.
Al momento né Albano né Messina risultano indagati a Palermo nel Cuffarogate. Il governatore, al quotidiano La Sicilia, ha spiegato che l’inchiesta contesta alla “Dc reati di un ‘sistema partito’ nei confronti dei cui vertici è stato richiesto l’arresto a causa della gravità degli elementi di accusa raccolti”. L’ultima inchiesta giudiziaria che ha travolto la Dc, fa salire a otto il numero degli indagati, tra componenti della giunta Schifani e i deputati regionali. La new entry è proprio la Dc con Carmelo Pace, accusato di associazione per delinquere e corruzione. In prima posizione, saldamente in testa con tre indagati, c’è Grande Sicilia, il partito fondato dall’ex governatore Raffaele Lombardo, dall’ex viceré forzista Gianfranco Miccichè e dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Sotto accusa ci sono: l’ex assessore all’energia, Roberto Di Mauro, indagato ad Agrigento per associazione per delinquere nelle pubbliche forniture, il deputato Miccichè accusato di peculato per l’uso improprio della sua auto blu e Giuseppe Castiglione, sospeso dall’assemblea regionale dopo l’arrestato a Catania per voto di scambio politico mafioso .
In seconda posizione ex-equo con due indagati troviamo il carroccio siculo-leghista e Fratelli d’Italia. Nella Lega c’è il ritorno dell’assessore all’agricoltura, Luca Sammartino, che per oltre un anno è stato interdetto dai pubblici uffici perché indagato per corruzione a Catania, e Salvo Geraci, eletto con le liste di Cateno De Luca e poi passato alla Lega, rinviato a giudizio a Termini Imerese per tentata concussione e abuso d’ufficio, perché in qualità di sindaco di Cerda avrebbe deviato il percorso della processione religiosa per farla passare sotto casa del boss.
Tra i meloniani invece, troviamo il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, accusato a Palermo per corruzione, peculato, falso e truffa, e nella stessa indagine l’assessora allo sport Elvira Amata, che risponde di corruzione. I deputati Pace, Castiglione e Geraci si sono autosospesi dalla commissione regionale antimafia. Il lungo elenco però non finisce qui, perché oltre ai deputati, a finire sotto indagine ci sono anche i componenti dello staff degli onorevoli. Su tutti, la superconsulente del presidente Schifani, ovvero l’ex sottosegretario e architetta Simona Vicari, imputata a Trapani per corruzione, a cui il mese scorso il Tribunale ha confiscato un Rolex e un orologio Bulgari, dal valore superiore a diecimila euro. Un passo indietro è stato formalmente chiesto a Vito Raso, uomo di fiducia di Cuffaro e capo della segreteria particolare dell’assessora Albano, indagato per associazione per delinquere e corruzione nell’inchiesta sull’ex governatore. Si sono già dimessi invece, la portavoce del presidente Galvagno, Sabrina De Capitani, indagata per corruzione a Palermo nell’inchiesta sul “Sistema Galvagno”. E in precedenza ha lasciato l’incarico di capo della segreteria del presidente dell’Ars, Giancarlo Migliorisi, dopo essere stato pizzicato dalla polizia di Palermo mentre comprava cocaina dal “pusher dei vip”. In seguito è stato scelto come consulente a Palazzo Madama dalla senatrice Daniela Ternullo (Forza Italia), e ha rinunciato (in meno di ventiquattro ore) all’incarico di coordinatore della segreteria tecnica dell’assessore all’energia regionale Francesco Colianni (Grande Sicilia).
Ma nell’isola la sfilza degli indagati non riguarda solo i politici, ma anche i dirigenti regionali. È stato revocato l’incarico al presidente dell’organismo indipendente di valutazione della performance regionale Antonino Maria Sciacchitano, indagato a Palermo per corruzione sugli appalti nella sanità. È durata appena ventiquattro ore invece la nomina di Carmelo Ricciardo a dirigente generale, che ha poi deciso di far un passo indietro perché imputato a Palermo per corruzione e turbativa d’asta. Ha lasciato l’incarico di dirigente generale Asp Trapani, Ferdinando Croce, in quota FdI, travolto dallo scandalo sui ritardi dei referti istologici mentre resta saldamente al suo posto Salvatore Cocina, dirigente della protezione civile Sicilia e della cabina regia acqua e rifiuti, imputato a Catania per l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti della Rap di Palermo e sulle discariche catanesi Valanghe d’Inverno e Tiritì dell’Oikos, e citato più volte (ma non indagato) nelle trame dell’inchiesta del Cuffarogate.
Il governatore Schifani ha sospeso la dirigente regionale Letizia Di Liberti, che lui stesso aveva riconfermato alcuni mesi fa, perché adesso è indagata a Palermo per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla Dc, anche se risulta già imputata nel capoluogo siciliano per falso ideologico sul caso dei dati Covid. Si è dimesso dopo l’arresto a Messina, il commissario sul dissesto idrogeologico Maurizio Croce, in quota Forza Italia, che ha poi patteggiato 3 anni e 7 mesi per corruzione. Misure cautelari anche per il funzionario della regione in servizio alla sovrintendenza del mare, Antonio Librizzi, indagato a Palermo per concussione (anche tentata) per aver incassato una mazzetta da un imprenditore, e il dirigente Asp, Francesco Cerrito, accusato di corruzione per aver tentato di accelerare i pagamenti ad una società. Ha lasciato l’incarico di direttore sanitario dell’Asp di Catania, Giuseppe Reina, indagato dalla procura etnea per violenza sessuale sul posto di lavoro con una collega, e si è autosospeso il direttore generale dell’Asp Siracusa, Francesco Maria Caltagirone, accusato a Palermo di corruzione nel “caso Cuffaro”.
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