Askatasuna, il quartiere contro lo sgombero del centro sociale di Torino: “Perdiamo una risorsa”. Scontri con la polizia alla manifestazione
- Postato il 19 dicembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Lucia ha ottant’anni. È un insegnante in pensione e vive nel quartiere Vanchiglia di Torino. Giovedì mattina si è svegliata all’alba e quando si è affacciata dal balcone ha visto i poliziotti in tenuta antisommossa blindare centro sociale Askatasuna. Le strade vengono chiuse così come le due scuole del quartiere. Il motivo? Le perquisizioni all’interno dell’indagine per gli assalti alle Ogr, Leonardo e La Stampa. Ma è il ministro Piantedosi ad annunciare il vero obiettivo con un post sui social in tarda mattinata:Askatasuna è stato sgomberato. “Fa male perché era un risorsa per il quartiere” racconta la pensionata mentre offre il the alle persone che si radunano di fronte al centro sociale che per trent’anni è stato protagonista delle lotte sociali e ambientali di Torino e non solo. Dal No Tav alla Palestina. Ma per gli abitanti del quartiere l’Askastasuna era tanto altro. “Quando sono arrivata in questa zona con un bimbo di quattro anni – racconta una donna – non c’erano spazi un quartiere dove far giocare i bambini senza dover pagare, Askatasuna è stato uno spazio che ci ha accolto creando una ludoteca, un’estate ragazzi e poi un comitato di quartiere dove partecipavano persone di qualsiasi tipo”. Anche durante il Covid quando si distribuivano mascherine, tamponi e pacchi alimentari per chi ne aveva bisogno. “Ha sempre rappresentato quelli che non avevano mai nulla” sintetizza Lele Rizzo, uno degli storici militanti del centro sociale. “Trent’anni di carnevali per i bambini della zona- ricorda Tommaso che fa parte del comitato di quartiere – i miei figli vanno a scuola in questa zona e abbiamo sempre organizzato attività per rendere migliore un quartiere che negli anni è cambiato molto”. Del resto il centro sociale era al centro di un progetto di riqualificazione. Un patto tra gli attivisti e l’amministrazione per farlo diventare bene comune a disposizione della città. Ma in tarda mattinata è lo stesso sindaco di Torino Stefano Lo Russo ad annunciarne la fine con una sua dichiarazione. “Qui si stava ricostruendo uno spazio per la città e per il quartiere, uno spazio civile – racconta il sindacalista Giorgio Cremaschi, uno dei garanti del patto – sono venuto qui qualche settimana fa e ho visto giovani sporchi di fango che lavoravano per rimettere a posto questo spazio sociale e ma forse è proprio questo che dà fastidio al governo , la libertà”. Per i militanti del centro sociale: “Il mandante dell’operazione è il ministro Piantedosi con le braccia di prefettura e questura, ordini che arrivano da Roma e che vediamo assecondare dall’amministrazione comunale”. In serata il presidio davanti al centro sociale si ingrossa e prova ad avvicinarsi allo stabile ma viene subito respinto e circondato con cariche, idranti e lacrimogeni: “Potete sgomberare un locale – conclude un’abitante del quartiere – ma le relazioni che sono nate qui dentro continueranno”.
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