Arte oltraggiata, a Matera non esiste più l’opera di Pavia
- Postato il 16 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Arte oltraggiata, a Matera non esiste più l’opera di Pavia
Di “Una giornata a Matera – 1990”, opera di Pavia, nessuna notizia ma le foto mostrano che fu distrutta nel 2017: arte oltraggiata
Non c’è più l’opera scultorea progettata da Philip Pavia e realizzata nel 1990 per la città di Matera.
Alcune foto apparse ieri su facebook mostrano come i tufi che componevano la scultura sono andati distrutti nel novembre del 2017 quando l’opera fu tolta per mettere poi le nuove opere della mostra di Dalì. A mostrarlo su facebook e confermarlo al “Quotidiano” Enzo Dipede residente nei Sassi tra i più attivi nel sottolineare lo stato in cui versano gli antichi rioni della città: «Mi sono ricordato nel leggere la locandina che annunciava l’articolo che aveva scattato delle foto e andando a ritroso le ho ritrovate a novembre 2017 e si vede che l’opera di fatto risulta distrutta».
La questione, sollevata ieri (15 ottobre 2025) dal “Quotidiano” attraverso la segnalazione di Angelo Palumbo e aveva avuto l’attenzione e l’apprezzamento di chi aveva lavorato e conosciuto direttamente lo sviluppo culturale della città.
A cominciare da Giuseppe Appella che attraverso la pagina facebook del Mig, il Museo internazionale della grafica ricordava «Finalmente qualcuno si è ricordato della scultura di Philip Pavia (Bridgeport, 1911-New York, 2005) che accoglieva, dal 1990, chi entrava in via Madonna delle Virtù a Matera, e rimossa nel 2018 per far posto a una scultura di Dalì. Grazie di aver aperto gli occhi a tanti su cosa sta succedendo nella città sempre più invisibile per chi la guardava come un possibile presidio culturale dell’intero meridione. Ora aspettiamo, a meno che non si voglia correre ai ripari subito, la caduta e i conseguenti danni della ‘Goccia di Azuma’. La ruggine, la pioggia, le cacche degli uccelli e le tante manate dei turisti sono lo specchio di Matera 2025. Chi suona la sveglia?».
A MATERA L’OPERA DI PAVIA OLTRAGGIATA, IL CASO DI UNA SCULTURA DIMENTICATA
Parole che testimoniavano non solo la necessità di rinverdire il caso di una scultura dimenticata come fatto dal “Quotidiano” su segnalazione di Angelo Palumbo ma anche nella convinzione evidentemente che di quell’opera non si sapeva più nulla ma che probabilmente si pensava potesse trovarsi chissà dove. Sulla distruzione non c’erano fino a ieri almeno conferme. L’altro elemento evidentemente che sottolinea ancora di più il senso di questi ultimi articoli è che il patrimonio culturale e le relative opere di cui la città dispone hanno spesso un destino ignoto di cui in pochi conoscono evidentemente e in maniera chiare le sorti.
E’ il caso dei mille dubbi ancora presenti sul destino della ‘Fontana dell’Amore’, è il caso delle opere di Basaglia ripristinate davanti al Comune ma ormai ridotto a poco più di una panchina ed era il caso anche della scultura di Pavia. Non uno scultore tra i tanti ma una figura che è considerata un riferimento artistico tra gli esponenti del secolo passato. In questo senso colpisce e in qualche modo addirittura sconvolge il fatto che un’opera del genere possa essere davvero andata distrutta. Nel silenzio più assoluto. Senza che nessuno lo avesse anche solo rimarcato. Non si sa se per un’errore o per chissà quale strada convinzione. Di certo è la conferma che la città non riesce ad avere un controllo sul proprio patrimonio e questo non è un elemento accettabile. Soprattutto se si parla di patrimonio culturale.
LA STORIA DELL’OPERA RACCONTATA NELLE PAGINE DEL QUOTIDIANO
Nel 1990 lo scultore americano Philip Pavia presente a Matera per partecipare ad una grande mostra nei Sassi lasciò il progetto di quest’opera da collocare in via Madonna delle Virtù vicino alla stessa chiesa. L’opera rimase lì per molti anni ma spostata nel 2018 quando arrivò a Matera la mostra con le opere di Dalì “la persistenza degli opposti”. A segnalare il caso della scultura di Pavia al “Quotidiano” è Angelo Palumbo: «Mio padre Franco si era occupato a lungo delle mostre di scultura che avvenivano in quegli anni nei Sassi e aveva collaborato strettamente con Pavia.
La scultura di Pavia non costò nulla alla città. La misero in piedi gli stessi operai, guidati da mio padre, che avevano lavorato per l’allestimento, della mostra “Scultura in America”, curata dal professor Giuseppe Appella e allestita dall’architetto Alberto Zanmatti, nel 1990.
Fu un vero omaggio alla città che uno scultore di grande fama come Pavia ci volle lasciare. Come premio simbolico in quell’occasione gli fu data anche una medaglia di ringraziamento da parte del sindaco dell’epoca Francesco Saverio Acito». La scultura costituita in particolare da tufi si chiamava “Una giornata a Matera, 1990”. «La scultura altro non è se non la capacità dei Sassi di rimanere in piedi attraverso i secoli. Girando, vedevi macerie, case abbandonate ma ancora in piedi. un riparo per sempre. Un significato che emerge ancora ulteriormente per l’uso del materiale utilizzato per realizzarla cioè la calcarenite – concludeva Palumbo.
Oggi con le immagini della distruzione subentrano solo gli interrogativi su come Matera città della cultura tuteli e protegga il suo patrimonio. E chissà cosa si potrebbe scoprire allora su come la città protegge i Sassi che sono oggi il fiore all’occhiello del suo stesso grande patrimonio. Ma che versano spesso in condizioni non adeguate.
Il Quotidiano del Sud.
Arte oltraggiata, a Matera non esiste più l’opera di Pavia