Arriva la sinistra «Falce e Corano»
- Postato il 23 novembre 2025
- Di Panorama
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Una bandierina palestinese stilizzata con il titolo «End of genocide». Una barchetta da Flotilla con due enormi occhi disegnati sullo scafo come a dire: vi teniamo d’occhio. Pentole vuote con la scritta «È fame deliberata». Sono alcune delle opere dell’illustratrice più di moda a Manhattan, non esattamente equidistante riguardo al tema unico; è di origine siriana, ha 28 anni e convinzioni radicali sul destino di Israele. Ma, soprattutto, Rama Duwaij è la donna dalla quale tutte le sere torna a casa il nuovo sindaco di New York. «Mi manda Mamdani, sono sua moglie». Lui condanna l’antisemitismo dopo aver conquistato nel nome di Maometto la metropoli mondiale con la comunità ebraica più numerosa fuori da Israele. Lei scandisce «Globalize intifada» nei cortei Pro Pal. Non è solo una famiglia, è un laboratorio politico. Dimostra come il socialismo musulmano prende il potere e diventa un fattore politico nell’Occidente annoiato, in crisi di identità e preda dei sensi di colpa.
Le tre caratteristiche della nuova formula politica
Per diventare vincente la formula necessita di tre caratteristiche.
- Deve riproporre vecchi capisaldi dell’egualitarismo demagogico novecentesco: scuole, trasporti e pasti gratis, il disprezzo per i ricchi, il grande abbraccio ai migranti di ogni genere.
- Deve essere rappresentata da giovani dell’upper class che richiamano il globalismo progressista da happy hours (Mamdani è figlio della regista Mira Nair, praticamente un Carlo Calenda che ce l’ha fatta) e si mostrano interessati a difendere le nuove generazioni a basso reddito.
- Deve dissimulare sotto una patina di laicismo la matrice religiosa. Non per niente lady Mamdani si mostra in minigonna, pantaloncini corti, capello sbarazzino e pose da Instagram a labbro turgido, con un messaggio esplicito: dimenticatevi i burqa, nessun estremismo, facciamo parte del sistema. La grande illusione sta funzionando.
Il voto degli ebrei e il “Mamdani Monitor”
Come rivela un exit poll di Cnn, confermato dall’Associated Press, anche il 33 per cento degli ebrei di New York (66 per cento dei giovani) ha votato per Mamdani. Vale a dire per colui che ha definito i bombardamenti di Gaza un genocidio e non ha mai preso le distanze dalla piattaforma Bds, vale a dire «boicottaggio, definanziamento, sanzioni» allo Stato di Israele.
Tutto ciò non preoccupa i miliardari di Wall Street, anche perché il finanziatore numero uno del «muslim-dem» è pur sempre George Soros, ma toglie il sonno all’Anti defamation league, che ha creato un «Mamdani Monitor» per controllarne politiche e nomine.
Il presidente Jonathan Greenblatt ha tuonato: «Ci aspettiamo che il sindaco della città con la più grande popolazione ebraica al mondo si schieri contro l’antisemitismo in tutte le sue forme».
Il caso Safran Foer e le ambiguità percepite
Il senso della diffidenza sta tutto nella testimonianza dello scrittore Jonathan Safran Foer, autore del capolavoro sull’Olocausto Ogni cosa è illuminata, che ha rivelato: «Ero andato al seggio per votare Mamdani ma non ce l’ho fatta, ho lasciato la scheda in bianco».
Troppe ambiguità, troppi rischi che dietro il sol dell’avvenire ci sia la Mecca, i miliardi degli sceicchi, gli imam.
Il socialismo islamico: radici e sviluppo
Il socialismo islamico non è una novità. Lo teorizzava il libro verde di Muhammar Gheddafi in Libia, Al Fatah in Palestina, Saddam Hussein in Iraq, Bashar Al Assad in Siria, Ben Alì in Tunisia. Tutti autocrati, ad essere gentili.
Il socialismo islamico non è solo una suggestione newyorchese ma prende piede nel partito democratico, copre l’estrema sinistra, piace a Obama e si fonde con il radicalismo sociale.
Dal Midwest alla Francia: il fenomeno si allarga
Un esempio è Minneapolis, dove una settimana fa il senatore somalo e musulmano Omar Fateh è arrivato a un passo dallo scalzare il sindaco Jacob Frey con il supporto della sinistra.
Poiché ogni tendenza americana finisce in Europa, è importante inquadrare un fenomeno che avanza con un sistema subdolo che va oltre Michel Houellebecq.
Il modello europeo e l’ombra del califfato
Nel libro Sottomissione lo scrittore francese teorizzava un partito islamico pronto a prendersi Famiglia e Istruzione. Ora accade davvero: politici islamici scalano i partiti tradizionali.
Non ancora in Italia, ma in Germania sì, dove candidati musulmani sotto Spd, Linke e Verdi creano frizioni sui valori costituzionali. L’associazione Muslim Interaktiv di Amburgo è stata bandita: sotto teorizzava un califfato tedesco.
Your Party: il laboratorio islamo-comunista britannico
In Gran Bretagna si sperimenta la fusione fra Corbyn e la giovane Zarah Sultana. Nasce Your Party, soggetto islamico-comunista pieno di contraddizioni: da Marx a Banksy, dai temi Lgbtq+ alle scissioni minacciate.
Il caso Polanski e il corto circuito dei Verdi
Zack Polanski, leader dei Verdi, ha nominato come vice Mothin Alì, autore di slogan estremisti come «Allahu Akhbar» dopo il 7 ottobre. Criticarlo? Sei un islamofobo. Nuova regola del pianeta liberal.
Il paradosso finale
Povero Bin Laden: per provare a distruggere l’Occidente, invece di abbattere le Torri Gemelle, avrebbe potuto sostenere i candidati giusti del progressismo mondiale. Oggi sarebbe un padre dell’Internazionale socialista.