Arriva il bonus tiroide, fino a 550€ per chi soffre di queste patologie: ecco cos’è e come ottenere l’assegno mensile

  • Postato il 11 febbraio 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Sono circa 6 milioni i connazionali sofferenti di problemi tiroidei, come annunciato lo scorso maggio durante la Settimana Mondiale della Tiroide. Si tratta per lo più di patologie non gravi e curabili, ma croniche: bisogna insomma combatterci tutti i giorni. E i disagi possono essere tanti, se pensiamo alle numerose funzioni della tiroide, piccola ghiandola simile a una farfalla posizionata tra laringe e trachea, abbastanza in superficie per essere palpata dallo specialista durante le visite. La tiroide controlla infatti lo sviluppo del sistema nervoso, la temperatura corporea, l’idratazione cutanea, il ciclo mestruale, il peso corporeo, la forza muscolare, l’attività cardiaca e la respirazione. Come se non bastasse, le cure sono costose e per lo più a carico del paziente. Il bonus tiroide è quindi destinato ad alleviare i costi economici delle terapie.

L’iter per la richiesta
Il primo passo spetta al medico di base che, dopo aver diagnosticato la malattia tiroidea, compila la domanda di invalidità civile sul sito dell’INPS e ne consegna copia al paziente, che a sua volta dovrà presentare la domanda accedendo al sito INPS tramite le credenziali o lo SPID (o attraverso il patronato). Nella documentazione è necessario allegare il certificato medico che attesta la diagnosi, la richiesta effettuata dal medico di base, un’ecografia tiroidea, il dosaggio del TSH (il test che valuta la funzionalità della ghiandola). A quel punto si attende la convocazione davanti alla commissione medica, che valuterà il grado di invalidità: si ha infatti diritto all’assegno solo se l’invalidità supera il 74%.

Chi ha diritto al bonus
Per riscuotere l’assegno bisogna soffrire di uno dei quattro tipi di patologie tiroidee, a partire da ipotiroidismo e ipertiroidismo, due malattie croniche quasi sempre di natura autoimmune, che richiedono controlli periodici. Nel primo caso si ha un rallentamento del metabolismo, con tutta una serie di conseguenze come stanchezza cronica, senso di freddo, aumento di peso, secchezza cutanea, depressione, capelli fragili, irregolarità del ciclo mestruale. L’ipertiroidismo comporta invece una stimolazione del metabolismo, per cui si è più soggetti a irritabilità, ansia, aritmie, tachicardia, tremori, sudorazione, irregolarità del ciclo mestruale, calo di peso corporeo, e si tollera male il caldo.

Ha diritto al bonus anche chi soffre di carcinoma tiroideo, una forma tumorale maligna che rappresenta il 3, 4% dei tumori diagnosticati e che colpisce in particolare le donne nella fascia di età 40-60 anni. Di rado è molto aggressivo ma, soprattutto se diagnosticato per tempo, si presenta quasi sempre in una forma lenta e curabile, con un elevato tasso di sopravvivenza a vent’anni dalla diagnosi. Il paziente che ha subito l’asportazione della tiroide non ha diritto automaticamente al bonus, a meno che non raggiunga il grado di invalidità minimo del 74%. Infine ha diritto all’assegno chi soffre di gozzo, cioè di ingrossamento della tiroide, dovuto spesso a una carenza di iodio (infatti la diffusione del sale iodato ha contribuito alla riduzione dei casi). Il problema non è soltanto estetico: il gozzo rende difficile la deglutizione e pure la respirazione, soprattutto in posizione supina la notte. Può inoltre alterare la voce e, più di rado, creare disfagia, cioè difficoltà a ingerire alimenti solidi e liquidi.

Le cifre e i benefici
Chi ha diritto all’assegno ottiene una cifra mensile variabile a seconda del grado di invalidità: 286,01 € dal 74 al 99%, 550 € con il 100%. Chi necessita sempre di assistenza e non è autosufficiente può ottenere 520,29 €. Insieme all’assegno sono previsti anche i benefici contemplati dalla legge 104: tra questi i riposi giornalieri di un paio di ore o 3 giorni di permesso al mese e il congedo straordinario retribuito (per non di più di 2 anni). Inoltre il lavoratore non può essere trasferito di sede né fare turni di notte.

“Più informazione, meno esami inutili”
In occasione della Settimana Mondiale della Tiroide, la Società Italiana di Endocrinologia (SIE) ha attirato così l’attenzione su questa patologia, invitando le persone a una maggiore consapevolezza e l’OMS a riconoscere le malattie tiroidee fra quelle trasmissibili “croniche, a lungo decorso, che derivano da una combinazione di fattori genetici, ambientali e comportamentali, differenziandosi quindi dalle malattie infettive contagiose, trasmissibili da un soggetto all’altro, che causano epidemie”. In questo modo si avrebbero più fondi per la ricerca.

E per chi non soffre di tiroidismo, ma potrebbe essere a rischio, la SIE avverte. “La prevenzione delle patologie della tiroide passa sia attraverso un’adeguata assunzione di iodio con l’alimentazione sia attraverso controlli di prevenzione reale ma solo per le persone a rischio come soggetti di età superiore ai 50 anni, soggetti con familiarità accertata per le malattie tiroidee e, tra questi, in particolare le donne che programmano una gravidanza e, infine, monitorando la funzione tiroidea di soggetti sottoposti all’assunzione di alcuni farmaci ad elevato contenuto di iodio, come ad esempio l’amiodarone”.

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Il Fatto Quotidiano

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