Arriva a Tokyo la galleria del brand Chanel. Il video
- Postato il 4 ottobre 2025
- Moda
- Di Artribune
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Già il nome è evocativo: il numero 19 dell’arrondissement, tanto caro a Mademoiselle Coco, e la lettera M come Mode, Mains, Métiers d’art, Maisons e Manufactures.
La Galerie du 19M non è un semplice spazio modulare tra Parigi e Aubervilliers, ma un progetto visionario ideato dal marchio Chanel nel 2021 per celebrare e tramandare il savoir-faire dei suoi Métiers d’art – 11 Maisons e circa 700 artigiani.
Dal 30 settembre al 20 ottobre 2025, questa visione arriva fino a Tokyo, al 52º piano della Mori Tower, dove Le19M si srotola in un percorso espositivo che coniuga tradizione francese e giapponese, memorie e innovazione, moda, arte, artigianato.
La Galerie du 19M di Chanel a Tokyo
“Le19M è molto più di un luogo di lavoro: è un respiro vitale che unisce passato e futuro”, afferma Bruno Pavlovsky, Presidente di Chanel SAS. “Portarlo a Tokyo significa far dialogare due culture che da sempre riconoscono nell’artigianato la loro espressione più autentica”.
Un legame, che affonda le sue radici nella storia stessa della maison, da sempre affascinata dall’estetica giapponese fin dai tempi della sua fondatrice. Emblematica è la prima sfilata a Tokyo nel 1978, seguita dalla presentazione della collezione Métiers d’art nel flagship store di Ginza nel 2004. Tra gli altri esempi, anche la mostra Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto al Mitsubishi Ichigokan Museum nel 2022 e il programma Chanel et le cinéma – Tokyo Lights.
Le Festival: l’installazione immersiva di ATTA
L’esperienza si apre con un’installazione immersiva affidata alla poetica architettonica di ATTA – Atelier Tsuyoshi Tane Architects. Dal titolo Le Festival, l’opera introduce i visitatori a materie prime, strumenti di lavoro, materie che si trasformano, come a richiamare la cura di un gesto, la precisione di un intreccio, la pazienza di un ricamo tramandato di generazione in generazione.
“In un mondo che tende all’omogeneità, l’artigianato diventa resistenza poetica”, dichiara Tsuyoshi Tane. Che aggiunge: “Dal 1985, quando Chanel ha acquisito la prima Maison d’art, si è impegnata a custodire tradizione e patrimonio, abbracciando al tempo stesso l’innovazione e contribuendo così a plasmare il futuro dell’artigianato”.
Beyond Our Horizons: la mostra collettiva
Successivamente ci si addentra in Beyond Our Horizons. Una mostra collettiva, allestita come fosse un villaggio creativo, ma senza muri, o percorsi, o mappe. Solo un mélange di luci, fili, porcellane, vetro, calato in una scenografia silenziosa e viva, ispirata agli elementi naturali – aria, acqua, fuoco, terra, vuoto.
Tra i totem di Clara Imbert, gli abiti ancestrali di Akiko Ishigaki, il trompe-l’œil cotonato di Simone Pheulpin, le lanterne in carta washi della famiglia Kojima Shoten, le sculture di Xavier Veilhan e le ceramiche di Eiraku Zengorō; le opere di oltre trenta artisti da Francia e Giappone si presentano come soglie di una flânerie sensoriale. Invitandoci a immaginare cosa si cela al di là delle nostre percezioni, oltre i nostri orizzonti.
Maison Lesage: la retrospettiva dedicata all’antica arte del ricamo
A chiudere, la retrospettiva Lesage. 100 anni di moda e decorazione. Fondata nel 1924, la Maison Lesage è oggi parte di le19M, nonché partner storico di Chanel dall’arrivo di Karl Lagerfeld nel 1983. Un’eccellenza nell’arte del ricamo e della tessitura, che nel corso di tre generazioni di maestri artigiani ha collaborato con alcuni dei più grandi couturier, da Dior a Schiaparelli, da Balmain a Saint Laurent.
Da un lato, l’esposizione ripercorre la storia della Maison con una preziosa selezione degli archivi Lesage – la più grande collezione al mondo d’arte ricamata con 75.000 campioni. Dall’altro, evidenzia il suo rapporto privilegiato col Giappone, che risale alle prime collaborazioni con designer nipponici e al viaggio a Tokyo di François Lesage (figlio dei fondatori Albert e Marie-Louise Lesage) nel 1989. Come per ricordarci, dall’inizio alla fine, quanto l’artigianato – e più in generale la fragilità del gesto umano – possa ancora “tessere i fili del tempo”.
Aurora Mandelli
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