Armi all’Ucraina, Vannacci si oppone: “La guerra non ci conviene più”. E critica la von der Leyen
- Postato il 19 novembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Roberto Vannacci, oggi parlamentare europeo e in passato generale dell’Esercito, mantiene una posizione ferma sulla guerra in Ucraina e sulle scelte dell’Unione europea. Per lui “una guerra che non conviene va fermata”, e il conflitto in corso rientra pienamente in questa categoria. Da qui il rifiuto netto all’acquisto di armamenti statunitensi destinati a essere ceduti a Kyiv nell’ambito del progetto Prioritized Ukraine Requirements List (Purl). Una misura che, secondo Vannacci, nasce dalla linea politica di “questa Ue a trazione socialdemocratica”, responsabile – a suo dire – di scelte strategiche poco lungimiranti.
In particolare, non risparmia critiche alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ritiene responsabile di una gestione disastrosa del rapporto con gli alleati americani: secondo il deputato leghista, la Commissione avrebbe accettato condizioni penalizzanti, aggravando la posizione dell’Europa nei confronti del conflitto.
Le accuse alla presidente della Commissione europea
La critica di Vannacci si concentra soprattutto sull’incontro tra Ursula von der Leyen e Donald Trump avvenuto a fine luglio in Scozia. Nella sua ricostruzione, quella trattativa avrebbe sancito una pesante sconfitta per l’Europa. Come afferma infatti: “Questa è una negoziazione di Ursula von der Leyen. Lei è uscita dal campo da golf di Trump totalmente perdente: 15% di dazi, 750 miliardi di gas liquefatto da comprare dagli Stati Uniti e con l’Ue che dovrebbe acquistare armi dagli Usa per regalarle all’Ucraina”.
Una posizione ribadita con decisione anche al Parlamento europeo, dove la Lega – conferma Vannacci – ha già espresso contrarietà: “Noi siamo contrari al Purl, come abbiamo già detto al Parlamento Ue”. Secondo l’ex generale, l’Europa sta accettando scelte contrarie ai propri interessi energetici, economici e geopolitici, rischiando di aggravare la propria vulnerabilità.
La proroga degli aiuti a Kyiv e il giudizio sulla guerra
Sul nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina previsto per il 2026, sul quale il Parlamento europeo dovrà votare a breve, Vannacci mantiene una prudente ambiguità. “Vedremo se voteremo no. Si chiama Parlamento proprio perché si discute tra posizioni diverse e si fa sintesi. Poi ci sarà un’espressione tramite voto”, afferma, lasciando aperta ogni opzione.
Ma è sul giudizio complessivo della guerra che si esprime in modo più netto: “Non è più conveniente perché i russi continuano ad avanzare sul territorio, perché le sanzioni stanno agendo contro l’Ue e l’Italia, perché la pace di oggi ci costerebbe meno della pace di domani”. Una valutazione che riflette l’approccio utilitaristico e pragmatico che Vannacci rivendica da tempo, e che punta a rimettere al centro gli interessi economici e strategici dell’Italia e dell’Europa più che la prosecuzione del sostegno militare a Kyiv.
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