Armani come il Re Sole, Apres moi le deluge: ma con minorité de blocage in mano agli eredi

  • Postato il 14 settembre 2025
  • Aziende
  • Di Blitz
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Armani non ha creduto nei suoi eredi e ha ordinato loro di vendere a uno dei soggetti di una serie di alternative.

Apres moi le deluge: come il Re Sole, anche Re Giorgio si era convinto che dopo di lui nessuno dei suoi sarebbe stato capace di continuare la sua arte. Non è il primo caso di poca fiducia nelle donne in assenza di eredi maschi.

Meglio vendere tutto e investire in case e palazzi, o in bot e btp è il messaggio implicito nel testamento.

Sul suo contenuto sono stati versati fiumi di inchiostro virtuale. I giornali ci hanno fornito ampi dettagli sull’entità dei beni mobili e immobili lasciati da Giorgio Armani e a chi e quanto è toccato fra amici, parenti e collaboratori.

Armani dall’aldilà ordina: Vendete

Armani come il Re Sole, Apres moi le deluge: ma con minorité de blocage in mano agli eredi, nella foto armani in passarella
Armani come il Re Sole, Apres moi le deluge: ma con minorité de
blocage in mano agli eredi (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Il resoconto che meglio rappresenta la volontà profondi Armani è quello redatto per Reuters da  Elisa Anzolin:

“Lo stilista Giorgio Armani ha ordinato ai suoi successori di vendere gradualmente la rivoluzionaria casa di moda da lui creata 50 anni fa o di cercare una quotazione in borsa, innescando una corsa al controllo di uno dei marchi più noti al mondo e un cambiamento radicale per un’azienda che difendeva con rigore la propria indipendenza e le proprie radici italiane.

Lo stilista, noto nel settore come “Re Giorgio”, è morto il 4 settembre all’età di 91 anni senza figli che potessero ereditare il suo impero della moda, che gli analisti del settore valutano tra i 5 e i 12 miliardi di euro.

Armani era l’unico azionista di maggioranza dell’azienda che aveva fondato con il suo defunto socio Sergio Galeotti negli anni ’70 e sulla quale ha mantenuto uno stretto controllo, sia creativo che manageriale, fino alla fine.

Lascia un’azienda che ha generato un fatturato relativamente stabile – 2,3 miliardi di euro (2,7 miliardi di dollari) nel 2024 – ma i cui utili operativi si sono ridotti a meno del 3% del fatturato, secondo i calcoli di Berenberg. Il testamento, che elenca sei diverse tipologie di azioni con diversi diritti di voto, attribuisce alla Fondazione Giorgio Armani e a Dell’Orco rispettivamente il 30% e il 40% dei diritti di voto della società, il che significa che insieme controllerebbero il gruppo della moda con il 70% del totale.

La quota della Fondazione

La fondazione manterrà una partecipazione del 30,1% in caso di quotazione e di vendita.

“La Fondazione … non deterrà mai meno del 30% del capitale, fungendo così da garante permanente del rispetto dei principi fondativi”, ha dichiarato il comitato esecutivo di Armani.

Il testamento afferma che la priorità dovrebbe essere data al conglomerato del lusso LVMH, al colosso della bellezza L’Oreal, al leader dell’occhialeria EssilorLuxottica o a un altro gruppo di “pari livello” identificato da una fondazione creata dallo stilista per preservare la sua eredità con l’accordo del compagno di vita e d’affari di Armani, Pantaleo Dell’Orco.

Tutte e tre le società citate hanno rilasciato dichiarazioni in cui si lasciavano intendere di essere aperte alla possibilità di un accordo.

L’esplicito riferimento alla vendita di quote e alla presenza di società quotate in Francia come potenziali acquirenti è stato una sorpresa, dato il persistente rifiuto di Giorgio Armani di diluire il suo controllo o di quotare il suo gruppo di moda, che secondo gli esperti del settore mantiene il suo appeal nonostante il rallentamento globale del lusso.

LVMH, controllata dal miliardario francese Bernard Arnault, si è detta onorata di essere stata nominata come potenziale partner. “Giorgio Armani ci onora nominandoci come potenziale partner per l’eccezionale casa di moda che ha costruito”, ha dichiarato Arnault di LVMH in una nota. “Se dovessimo lavorare insieme in futuro, LVMH si impegnerebbe a rafforzare ulteriormente la sua presenza e leadership in tutto il mondo”.

Con un valore di mercato di 240 miliardi di euro e la reputazione di essere un investitore paziente e di supporto agli investitori di minoranza, LVMH potrebbe alla fine prevalere.

Il testamento stabilisce che gli eredi dovranno vendere una quota iniziale del 15% della casa di moda italiana entro 18 mesi dalla morte di Armani. Dovranno poi trasferire un’ulteriore quota, compresa tra il 30% e il 54,9%, allo stesso acquirente entro tre-cinque anni dalla morte dello stilista.

In alternativa alla vendita della seconda tranche di azioni, si dovrebbe procedere con un’offerta pubblica (IPO), in Italia o in un mercato di pari livello.

Questo tipo di disposizioni, nota Elisa Anzolin, sono sostanzialmente vincolanti e potrebbero essere impugnate in tribunale in caso di mancato rispetto.

Nel corso degli anni, il marchio che ha rivoluzionato la moda moderna con le sue giacche e i suoi abiti minimalisti ha ricevuto diversi approcci, tra cui uno nel 2021 da John Elkann, rampollo della famiglia Agnelli, e un altro dal marchio di lusso Gucci, quando Maurizio Gucci era ancora al timone.

La fondazione proporrà il nome del successore di Giorgio Armani come CEO del gruppo.

Il consiglio di amministrazione della fondazione, composto da cinque membri, sarà presieduto da Dell’Orco, in conformità con lo statuto. Tra gli altri membri del consiglio figurano il socio Rothschild Irving Bellotti, il nipote di Armani Andrea Camerana e due membri esterni della famiglia.

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Autore
Blitz

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