Argentina, l’ex presidente Kirchner condannata: non potrà ricandidarsi. I suoi sostenitori protestano, Milei esulta
- Postato il 11 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La Corte suprema di giustizia argentina ha confermato la condanna a sei anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’ex presidente Cristina Fernández de Kirchner, ritenuta colpevole di frode ai danni dello Stato. La sentenza, pronunciata martedì 10 giugno, scuote la politica argentina: Kirchner, una delle indiscusse protagoniste della storia recente del Paese, non può più candidarsi come deputata della provincia di Buenos Aires alle elezioni del prossimo settembre, come aveva annunciato. A causa della sua età, 72 anni, si prevede che la presidente del Partito Giustizialista, la principale forza di opposizione al governo di Javier Milei che ha celebrato la sentenza, sconterà la pena agli arresti domiciliari.
La vicenda, nota come “Causa Vialidad“, si riferisce agli anni in cui Kirchner era presidente tra il 2003 e il 2015. Il più alto tribunale del Paese l’ha ritenuta colpevole di avere danneggiato lo Stato favorendo le società dell’imprenditore amico Lázaro Báez, assegnandogli in modo irregolare una cinquantina di appalti pubblici per la costruzione di strade nazionali e provinciali nella provincia di Santa Cruz in Patagonia, regione considerata una roccaforte del kirchnerismo. Secondo le indagini condotte dal procuratore Diego Luciani, nel 2003 i Kirchner avevano creato l’impresa di costruzioni Austral Construcciones, affidandone la direzione a Báez che, ex dirigente della banca di Santa Cruz, non aveva alcuna esperienza nel settore. Poco dopo Néstor Kirchner assunse la presidenza del Paese, poi passata alla moglie Cristina. Durante i 12 anni in cui i Kirchner hanno governato l’Argentina, Austral Construcciones ha ottenuto appalti per la costruzione di 51 opere. Secondo il pubblico ministero, solo due sono state completate nei tempi previsti e l’impresa è stata favorita con sovrapprezzi milionari causando un danno allo Stato superiore a un miliardo di dollari. Il rapporto tra i Kirchner e Báez solleva molti interrogativi, anche se le indagini della procura non sono riuscite a trovare depositi bancari, società o proprietà collegate in modo diretto alla coppia Kirchner che potessero riflettere un ritorno personale derivante dagli accordi commerciali.
Nel 2022 Cristina Kirchner era già stata condannata per amministrazione fraudolenta aggravata a sei anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre era stata assolta dall’accusa di associazione illecita. La condanna era stata confermata nel 2023 dalla Camera di cassazione. Kirchner aveva presentato ricorso alla Corte suprema: l’ex presidente aveva sostenuto di essere vittima di una persecuzione politica orchestrata durante il governo di Mauricio Macri e aveva parlato di un uso strumentale della giustizia. I suoi avvocati avevano contestato irregolarità nel processo, l’incorporazione di prove non pertinenti e controverse, e violazioni delle garanzie costituzionali. Ora la Corte, il massimo organo giudiziario del Paese, ha reso la condanna definitiva. I tre giudici –Horacio Rosatti, Ricardo Lorenzetti e Carlos Rosenkrantz– hanno respinto tutte le argomentazioni della difesa, concludendo che non sono riuscite a dimostrare arbitrarietà o violazioni dei diritti costituzionali e che le obiezioni sollevate non sono sufficienti per giustificare una diversa interpretazione della sentenza.
Cristina Fernández de Kirchner è una presenza fissa nella politica argentina. La sua figura è divisiva, emblematica della “grieta” (la spaccatura, ndr) che contrappone due visioni opposte della politica del Paese: se una parte dell’elettorato la accusa di essere stata responsabile di una cattiva gestione dell’economia e di avere sprecato soldi pubblici, continua ad avere un fedele nucleo di ammiratori che le riconosce il merito di avere implementato importanti programmi di welfare e di assistenza sociale. All’annuncio del verdetto, i sostenitori della ex presidente hanno bloccato le principali strade di Buenos Aires e si sono radunati sotto casa sua nella capitale. Kirchner si è definita “vittima” di una persecuzione ideata dai suoi rivali, affermando che la decisione della Corte è il risultato dell’influenza del “potere economico” intenzionato a impedire che il movimento popolare possa riorganizzarsi contro Milei. Nel peronismo, che ora affronta una crisi interna, si parla di una sentenza politica: la leader aveva da poco annunciato che si sarebbe presentata per un seggio nella legislatura provinciale di Buenos Aires, elezioni in cui sarebbe stata una delle favorite e la vittoria le avrebbe garantito l’immunità.
Anche le organizzazioni in difesa dei diritti umani e i sindacati hanno condiviso questa lettura, sottolineando che la sentenza convalida l’ingerenza della magistratura nelle dinamiche politiche e colpisce le istituzioni democratiche perché rende impossibile la candidatura di una delle figure più importanti dell’opposizione. La destra ha invece festeggiato, parlando di una decisione “storica”. In un tweet il presidente Milei ha affermato che è stata fatta giustizia e che “la repubblica funziona“. Cristina Kirchner è coinvolta anche in altri procedimenti giudiziari, tra cui un’inchiesta per riciclaggio di denaro e un’accusa legata a un presunto accordo firmato con l’Iran nel 2013 che avrebbe avuto lo scopo di insabbiare le responsabilità di alti funzionari iraniani sospettati di aver partecipato all’attentato del 1994 contro la sede dell’AMIA, il centro ebraico di Buenos Aires, in cui morirono 85 persone.
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