Argentina, la politica di Milei comincia a dare i suoi frutti

  • Postato il 21 settembre 2024
  • Argentina
  • Di Panorama
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Argentina, la politica di Milei comincia a dare i suoi frutti



Riduzione della spesa pubblica e più efficienza amministrativa, garanzie per chi investe e sussidi agli indigenti. La politica di Xavier Milei , «pazza» per moltissimi, sembra funzionare . È presto per dire se l’auspicata «rivoluzione liberale» si compirà. Ma in Sudamerica qualcosa è cambiato.


Nell’ordine: da quando Javier Milei è arrivato alla Casa Rosada, l’Argentina ha ridotto l’inflazione dal 25 per cento del dicembre 2023 al 3,5 dell’agosto appena trascorso, per la prima volta dal 2008 ha registrato un avanzo fiscale, è iniziato un boom di investimenti come non si vedeva da anni e la moneta locale, il peso, è diventata una delle valute con le migliori performance al mondo e una riduzione del differenziale tra cambio in nero e ufficiale - che 10 mesi fa era del 200 per cento - al 25 per cento.

Una completa sterzata economica, ignorata da gran parte dei media occidentali; ma, come affermava il secondo presidente degli Stati Uniti, John Adams, «Facts are stubborn things», ovvero «i fatti sono ostinati» e sono più forti delle narrazioni che descrivono Milei come un loco, un folle.

Il presidente argentino - che comunque, tra i leader degli Stati del G20 è uno dei più preparati in fatto di economia - si ispira alla scuola austriaca dello stato minimo. E di conseguenza ha cominciato a privatizzare le aziende statali, a cominciare da Telam, l’agenzia Ansa di Buenos Aires che era diventata un house organ del «kirchnerismo» (versione chavista del peronismo politico).

Milei ha quindi ridotto da venti a otto i ministeri, invertendo del 5 per cento la spesa pubblica e aumentando sia la produttività sia l’efficienza dell’apparato industriale del Paese del «Cono sur», in crisi atavica e che da sempre è sopravvissuto grazie a sussidi statali.

Nonostante le proteste spesso violente dei sindacati kirchneristi, secondo tutti i sondaggi Milei continua a essere amato dalla popolazione, con un’approvazione superiore al 60 per cento delle sue leggi di riforma economica, tutte pro mercato.

Per comprendere questo «mistero», anche qui aiutano i «fatti ostinati» o, se si preferisce, i numeri. Come dichiarato dallo stesso Milei più volte, grazie alla riduzione dell’inflazione, l’assistenza sociale che il presidente ha comunque allargato ha consentito ai suoi concittadini più poveri di accrescere di molto il proprio, limitatissimo potere d’acquisto. Fino a dicembre 2023, infatti, l’assegno universale per figlio, bandiera dell’assistenza sociale del potere precedente, si stava trasformando in un guscio vuoto rispetto all’incremento del costo della vita: perché, pur con incrementi nominali, a Buenos Aires il «popolo minuto» poteva acquistare sempre meno cibo. Ecco che il contributo familiare unito al «bancomat alimentare» lanciato dall’ex presidente Alberto Fernández e dalla sua vice Cristina Kirchner, nel novembre 2023 consentiva a chi più soffriva la situazione economica di comprare meno del 60 per cento del «paniere» dei beni alimentari necessari.

A fine di agosto, invece, assegno per figlio e tessera del cibo nelle famiglie con prole sotto i sei anni hanno permesso a chi vive in povertà di acquistare l’89 per cento del paniere dei beni alimentari di base.

Con Milei, insomma, il potere d’acquisto per questa classe sociale si è apprezato di oltre 30 punti percentuali in meno di un anno. «È la spiegazione più semplice del perché sinora non ci sia stata alcuna ribellione contro la presidenza da parte della popolazione» riflette l’economista Carlos Rodríguez. Contrariamente a quanto gran parte dei media italiani avevano paventato.

Certo, Milei è appena all’inizio di quella che ha battezzato, non senza enfasi latinoamericana, «rivoluzione liberale»; ma sinora sta facendo bene, non solo per gli indigenti ma anche per quanto riguarda investimenti e produzione industriale. Ternium, il gigante dell’acciaio della multinazionale italo-argentina Techint, per esempio ha già abbassato i prezzi del 7 per cento grazie alla riduzione delle tasse all’importazione, un’altra misura del governo fortemente voluta dal presidente. «Faremo tutto il possibile affinché la transizione dal modello della decadenza al modello della libertà non escluda né le aziende né i poveri. Non vi lasceremo per strada e apriremo l’economia sempre di più, quando ci saranno le condizioni strutturali, in modo che le aziende siano le più competitive possibile» ha dichiarato Milei lo scorso 4 settembre per tranquillizzare i principali imprenditori argentini, preoccupati soprattutto per la riduzione dei sussidi che erogava loro il kirchnerismo in cambio dell’appoggio politico.

La decisione del presidente e del suo ministro dell’Economia, Luis Caputo, di ridurre da questo settembre del 10 per cento la tassa che rendeva le importazioni più costose entusiasma invece l’industria, con un ulteriore impatto positivo contro l’inflazione che si dovrebbe apprezzare già nei prossimi mesi.

La strada da percorrere è ancora lunga e un maggiore abbassamento delle tasse per generare competitività è l’obiettivo dell’azione di Milei. La pressione fiscale attualmente in Argentina è infatti ancora del 55 per cento nel settore formale (e del 28 se si considera anche il vasto mercato «in nero») ma aveva superato ampiamente il 70 per cento a causa delle politiche economiche insostenibili precedenti, quando il presidente «liberale» si è insediato.

«La riduzione dei costi rappresentati dalla tassazione ci aiuterà ad abbassare ulteriormente l’inflazione e renderà la nostra economia più competitiva» ripete il ministro Caputo. Dal canto suo, il sottosegretario all’Industria, Juan Pazo, si è detto sicuro che «il boom di investimenti cambierà anche la demografia di alcune province come quella di San Juan, grazie a nuovi progetti nel settore minerario».

Quest’area nel nord del Paese che Milei considera «la Antofagasta argentina», riferendosi all’imponente sviluppo della regione cilena, la maggiore produttrice di rame al mondo. Di certo c’è che gli investimenti stanno raggiungendo livelli record sia nel settore dell’agrobusiness - dove la semina dei cereali è aumentata del 25 per cento rispetto al 2023 e quest’anno sono previsti raccolti straordinari di soia, grano oltre a maggiore produzione di proteine animali (carne rossa e bianca) - così come nelle costruzioni. Eduardo Elsztain con Irsa, la principale società di sviluppo immobiliare argentina, per esempio, ha lanciato dieci mega progetti in un contesto più favorevole per investire, con il rientro di capitali esteri e mutui ipotecari attualmente più facili da ottenere.

Tra questi «piani di ricostruzione» spiccano il cosiddetto M35, nel quartiere di Buenos Aires Caballito, dove sorgeranno tre torri tra i 18 e i 22 piani, con 500 case già in costruzione e le Ramblas del Plata, come è stata ribattezzata la Città sportiva del Boca, la celebre squadra di calcio, che inizierà i lavori entro fine anno. Vedremo se la primavera australe rafforzerà questo precoce miracolo economico di Milei. n

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