Arangea Bis, i profitti illeciti riciclati da aziende cinesi

  • Postato il 14 luglio 2025
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Arangea Bis, i profitti illeciti riciclati da aziende cinesi

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Nuovi dettagli per l’operazione Arangea bis con la Dda di Reggio che ha scoperto come i profitti erano riciclati da aziende cinesi


REGGIO CALABRIA – I profitti del narcotraffico trasferiti e reinvestiti a Roma, dove un gruppo specializzato, composto prevalentemente da cittadini cinesi, si occupava di riciclare le somme di denaro nel circuito economico attraverso operazioni mirate. È uno dei filoni emersi dal maxi blitz ‘Arangea bis – Oikos’ coordinato dalla Dda di Reggio Calabria che, dalle prime luci dell’alba, ha consentito di smantellare due vaste organizzazioni dedite al narcotraffico e al traffico di stupefacenti, attive tra Reggio Calabria, Villa San Giovanni, San Roberto, Seminara, Gioia Tauro e Catania.

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Cinquantaquattro gli arresti eseguiti nel corso dell’operazione, portata a termine congiuntamente da Polizia di Stato, Guardia di Finanza e carabinieri; ventotto, invece, gli indagati in stato di libertà. L’inchiesta – una costola della precedente indagine denominata ‘Arangea’ condotta tra il 2021 e il 2024 – ha svelato l’esistenza di una struttura criminale solida e ben organizzata, con ramificazioni internazionali e la partecipazione anche di esponenti legati a storiche cosche di ‘ndrangheta.

OPERAZIONE ARANGEA, IL MECCANISMO PER IL RICICLAGGIO DEI PROFITTI DA PARTE DELLE AZIENDE CINESI

La base operativa e strategica dell’organizzazione era l’abitazione del ‘capò, in un Comune aspromontano, da dove l’uomo, pur essendo ai domiciliari per altre vicende, continuava a individuare i canali di approvvigionamento, stabilire i luoghi di occultamento della merce, fissare i prezzi di vendita e i metodi, anche violenti, di riscossione del credito, distribuire ruoli e funzioni dei sodali e rifornire di ogni tipo e quantità di droga i pusher incaricati della gestione delle piazze di spaccio reggine e catanesi.

Secondo quanto emerso, per coordinare i traffici e sfuggire ai controlli investigativi, gli indagati utilizzavano sistemi di messaggistica criptata, come la piattaforma ‘SkyEcc’, ormai ricorrente in contesti criminali di alto livello. È stato, inoltre, documentato un grave episodio di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore edile aggiudicatario di un appalto da 230mila euro per la realizzazione di una strada tra Roccaforte del Greco e la Diga del Menta, sempre in provincia di Reggio Calabria.

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