Apre a Giza il museo egizio più grande al mondo. Un gigante che inaugura dopo oltre 20 anni di attesa
- Postato il 3 novembre 2025
 - Archeologia & Arte Antica
 - Di Artribune
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Ci sono voluti oltre vent’anni per arrivare all’apertura del Grande Museo Egizio di Giza, che finalmente si concretizzerà il prossimo 4 novembre, dopo una serie di slittamenti che ha fatto crescere l’attesa per il disvelamento del “più grande complesso museale archeologico del mondo”. L’enorme struttura, posta tra Giza e il Cairo, ha dovuto affrontare consistenti battute d’arresto – tra Primavera araba, repressioni, crisi e pandemia – che ne hanno progressivamente rimandato l’inaugurazione (prevista in origine per il 2012), poi data per imminente almeno due o tre volte negli ultimi due anni. L’ultimo rinvio risale allo scorso luglio, quando la cerimonia inaugurale saltò per via del conflitto di Gaza.

Il progetto del Grande Museo Egizio di Giza
Il GEM, posto a poco meno di due chilometri dal sito delle Piramidi di Giza, al quale è collegato tramite un ponte pedonale percorribile anche con veicoli elettrici, è stato realizzato su progetto dello studio irlandese Heneghan Peng Architects – vincitore del concorso globale indetto dal governo egiziano nel lontano gennaio 2002, quando presidente era Hosni Mubarak, promotore dell’iniziativa – e costruito dal colosso belga dell’edilizia BESIX per un costo totale stimato oltre il miliardo di dollari. Il complesso, che copre una superficie di 470mila metri quadri ed è già stato ribattezzato “la quarta piramide”, è progettato per offrire una straordinaria finestra sulle piramidi a cavallo del dislivello di 50 metri creato quando il Nilo si è fatto strada attraverso il deserto fino al Mediterraneo, sul quale l’edificio poggia grazie a un intricato sistema di piani sovrapposti, con frequenti richiami strutturali e decorativi alle gigantesche costruzioni funerarie.

La collezione del Grande Museo Egizio di Giza
Oltre alle gallerie espositive sviluppate su 24mila metri quadri, collegate da una scalinata di sei piani e introdotte da un atrio che ospita la colossale statua di Ramses il Grande risalente a 3.200 anni fa (scolpita in granito, l’opera è stata scoperta in frammenti a Menfi nel 1820 dall’egittologo genovese Giovanni Battista Caviglia, ed è stata sottoposta a diversi tentativi di restauro prima di essere esposta in Piazza Ramses al Cairo, tra le vibrazioni del traffico e dell’inquinamento. Così, dal 2018 il colosso di 11 metri per 83 tonnellate è stato ricoverato al GEM), il complesso contempla un museo per bambini, strutture per conferenze, un grande centro per la conservazione dei reperti ed estesi giardini, oltre alla grande piazza antistante l’ingresso, con palme da dattero che si stagliano sulla facciata in pietra di alabastro traslucida, di forma triangolare per richiamare le piramidi.
Simbolo del futuro dell’Egitto, il GEM – già svelato parzialmente nell’autunno 2024, quando sono state aperte 12 gallerie principali e i giardini esterni – rientra nell’Egypt Vision 2030 del presidente Abdel Fattah Al-Sisi che prevede la riqualificazione dell’altopiano di Giza con l’obiettivo di celebrare la storia del Paese. Accoglie, infatti, circa 57mila reperti, organizzati in ordine cronologico e tematico, che vanno dalla civiltà egizia fino al periodo greco-romano, compreso anche l’intero tesoro di Tutankhamon (1341 a.C. – 1323 a.C. circa), rinvenuto nel 1922 dall’archeologo Howard Carter nella tomba del più celebre faraone dell’Antico Egitto e finora conservato al Museo Egizio di Tahrir del Cairo: mai prima d’ora tutti gli oggetti del corredo erano stati esposti insieme, e al GEM beneficiano di un percorso immersivo che fonde tecnologia,  scenografia e archeologia. Dalla capitale egiziana proviene un nucleo cospicuo di reperti – decisione, questa, che ha generato diversi malumori, come lo “svuotamento” dei musei minori del Paese per alimentare il nuovo mega museo – mentre altri sono stati rinvenuti di recente nella necropoli di Saqqara, poco distante dal complesso, e in altre necropoli.
Tra i pezzi più chiacchierati, anche la barca solare appartenuta al faraone Cheope, di 4.600 anni fa, oggetto di una polemica sulla conservazione che ha tenuto banco negli ultimi anni: si tratta di una delle imbarcazioni più antiche del mondo, conservata relativamente integra fino ai giorni nostri; sono stati necessari 13 anni per ricostruirla dopo il rinvenimento nel 1954 in una fossa vicino alla Grande Piramide, e la decisione di trasferirla dal piccolo museo a lei dedicato al GEM, nonostante la sua fragilità, ha generato un acceso dibattito tra gli addetti ai lavori.

Un museo per il rilancio turistico dell’Egitto: la propaganda di Al-Sisi
L’azienda che amministra il museo, la Hassan Allam Holding, prevede di accogliere tra i 15mila e i 20mila visitatori al giorno. E l’investimento sul sito, destinato negli auspici governativi a diventare in tempi brevi fonte principale di rilancio e potenziamento turistico dell’Egitto, riguarda anche il sistema infrastrutturale. Già inaugurato di recente lo Sphinx International Airport, a circa 40 minuti dalle piramidi di Giza, vicino al museo è in corso anche la costruzione di una metropolitana. Intanto, la cerimonia inaugurale si è svolta con grande sfarzo registrando una presenza istituzionale da record, con 79 delegazioni ufficiali, di cui 39 guidate da monarchi, principi e capi di Stato e di governo (per l’Italia c’era il ministro Alessandro Giuli), E Al-Sisi ha potuto esaltare l’impresa come “un nuovo capitolo della storia del presente e del futuro dell’Egitto, nel nome di questa antica patria“.
Livia Montagnoli
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