Antonio Conte, l’eterno insoddisfatto: scudetto o meno, anche a Napoli cominciano a stufarsi di lui

  • Postato il 21 aprile 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Chissà se Antonio Conte vive davvero così. Cioè nel suo privato, la quotidianità, lontano dai riflettori e dai microfoni delle conferenze stampa. Oppure è solo una pantomima, tutta strategia per mettere le mani avanti, scaricare la pressione sugli avversari o sulla società, comunque sugli altri. Gli auguriamo la seconda, altrimenti questa insoddisfazione cronica sarebbe un po’ da psicanalizzare. Il Napoli è primo in classifica, in piena corsa per lo scudetto, anzi ormai favorito dopo il tonfo dell’Inter a Bologna e il calendario dei nerazzurri, ma lui spara a zero su tutto e tutti. Prima della gara decisiva contro il Monza quella frase sibillina su “certe cose che non si possono fare a Napoli”, dopo la vittoria la denuncia surreale contro i campi di Castel Volturno che sarebbero responsabili dei troppi infortuni (non i suoi metodi di allenamento). Talmente intempestivo e fuori luogo da diventare poco credibile. E soprattutto fastidioso.

Conte sta facendo un miracolo, se poi arriverà anche lo scudetto, come pare sempre più probabile, sarà l’ennesima medaglietta da appuntarsi sulla divisa da vincente. Nessuno può mettere in discussione il suo lavoro. I suoi modi sì, però. Ancora una volta – come già successo alla Juventus, al Chelsea, all’Inter, al Tottenham, ovunque sia stato – si lamenta perché la società non è alla sua altezza, non lo sono mai. Stavolta ha cominciato a farlo non dopo due anni ma dopo due mesi, esplodendo addirittura nello snodo decisivo della stagione, proprio quando tutto sembra volgere a suo favore e bisognerebbe solo vivere il momento. Sicuramente ci fa, ma forse un po’ proprio ci è, perché Conte ormai sembra davvero schiavo del suo personaggio. Magari nel merito può anche aver ragione: non si è mai vista una squadra prima in classifica che a gennaio si indebolisce vendendo il suo giocatore migliore,a dimostrazione che per De Laurentiis vincere non è l’obiettivo ma un plus accessorio.

A parte però che lui lì per lì non era sembrato proprio strapparsi i capelli, un po’ perché Kvaratskhelia nel suo calcio medievale era quasi più un problema che un valore aggiunto, un po’ perché quell’operazione gli ha fornito un ulteriore alibi che ora infatti può giocarsi a piacimento. Ma poi dimentica l’altra faccia della medaglia che pure gli ha messo a disposizione De Laurentiis: il lauto ingaggio da 6,5 milioni di euro netti a stagione (il più alto della Serie A), il faraonico mercato estivo da 150 milioni nonostante la mancata cessione di Osimhen, l’acquisto di Lukaku che per età e prezzo del cartellino è stata un’autentica cambiale in bianco firmata in favore del tecnico.

Alla fine è tutta questione di con che occhi guardi il mondo. Conte adesso disdegna Napoli, ma non è che a Milano o Torino troverebbe necessariamente realtà più floride, anzi. L’Inter sono quattro anni che fa mercato a saldo zero e Inzaghi non si è mai lamentato, Allegri è rimasto in silenzio al timone durante la tempesta bianconera che oggi ha portato la Juve in totale rifondazione, il Milan è nel caos societario e divora i suoi allenatori. Invece a sentir lui l’erba del vicino pare sempre più bella. Tanto vincente, quanto insopportabile. Anche a Napoli ormai lo hanno capito, e cominciano a stufarsi di Conte. Perché va bene vincere, ma non si può vivere così, figuriamoci poi vivere il calcio. Sempre scontenti, rimuginando su ciò che non funziona, rovinandosi anche i momenti migliori. Diventa logorante per se stessi, soprattutto per chi gli sta intorno. I risultati per ora sopiscono il malumore (immaginate in caso di mancata vittoria a Monza che bomba sarebbe esplosa in città dopo quelle dichiarazioni), magari lo scudetto aggiusterà tutto o sarà proprio l’occasione dell’addio. Non ci sarebbe da sorprendersi, del resto: questa è la storia di Conte, la sua natura.

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Il Fatto Quotidiano

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