Ansia per il primo vero esame e fiducia nei prof: la generazione Covid affronta la Maturità

  • Postato il 10 giugno 2025
  • Scuola
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A fare la maturità quest’anno è la generazione Covid, ovvero quei ragazzi che quando è scoppiata la pandemia erano in terza media e hanno fatto l’esame della fine della scuola secondaria di primo grado solo online. Siamo di fronte, per la prima volta, ad un vero rito di passaggio perché nessuno di loro ha mai affrontato una prova in presenza. Non solo. Questo “pianeta” di giovani, a tredici e quattordici anni, non sono potuti entrare in classe, hanno perso il contatto con la realtà per vivere tutto – dalle relazioni alle lezioni in classe – solo online.

Un cambiamento epocale che li fa sentire più insicuri e preoccupati soprattutto per lo scritto. Ma allo stesso tempo sono curiosi, ansiosi di superare anche questo pensiero per affrontare al meglio il futuro. L’esame di Stato dal Nord al Sud è vissuto come un ostacolo da superare mettendo in campo anche l’esperienza maturità con il Covid.

Carla Ciccarese e Maria Madaghiele, 18 anni di Latiano (Puglia), sono studentesse del liceo di scienze umane. “E’ il nostro primo esame e chiaramente siamo un po’ preoccupate perché in terza media non abbiamo avuto l’opportunità di fare questa esperienza – spiegano dalla libreria dove sono andate per assistere a una presentazione -. Il nostro pensiero va soprattutto allo scritto ma abbiamo speranza, i nostri insegnanti ci stanno aiutando molto”.

Una sensazione che hanno tutti gli altri che abbiamo intervistato. I docenti, stavolta, sono promossi: stanno dando il meglio per mettere i ragazzi in condizione di affrontare questo passaggio. Ginevra frequenta il liceo “Manara”di Roma, è pallavolista, suona la chitarra ed è impegnata nella Rete degli Studenti Medi: “Stranamente sono serena perché i professori non ci mettono pressione. E’ la fine di un ciclo della vita, una prima sfida da affrontare. A scuola abbiamo fatto simulazioni dell’orale e dello scritto. Sono gli ultimi giorni ma in aula si respira un buon clima”.

Positivo è anche Yuri Enea Spilimbergo di Gombito. Fa il liceo artistico e non ha fatto un solo giorno in classe in terza media e alla prima superiore: “Non sento di aver perso qualcosa dal punto di vista didattico a causa della pandemia ma mi rendo conto che se avessi fatto l’esame a tredici anni mi sentirei meno intimorito. Ma ce la farò”. Per Yuri, che vive in un piccolo paese della provincia di Cremona, il tempo di pandemia non ha cambiato troppo la sua esistenza anche dal punto di vista delle relazioni.

Olmo, studente del “Galilei” di Crema, e prossimo iscritto a scienze naturali in Statale, è un po’ in ansia “ma c’è ancora tempo prezioso e so che non avrò problemi”. Diversa la situazione per Vittoria Campanella all’ultimo anno del liceo a San Benedetto del Tronto. A lei il Covid è costato caro soprattutto in termini di relazioni: “Per due anni i nostri legami sono stati distrutti, lacerati. In prima superiore ho cambiato scuola e mi son dovuta rivolgere anche a una psicologa per vari motivi. Mi sento tranquilla in vista della Maturità ma non riesco a immaginarmi tutto quel tempo dedicato allo scritto”. Vittoria sa tratte anche qualcosa di buono dalla pandemia: “E’ stata una prova difficile ma oggi so scavare meglio dentro me stessa”.

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Il Fatto Quotidiano

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