Annalisa Terranova: ma quale Costituzione "progressista", qualcuno scorda che la Carta appartiene a tutti

  • Postato il 20 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Annalisa Terranova: ma quale Costituzione "progressista", qualcuno scorda che la Carta appartiene a tutti

Lo scontro politica-magistratura c'è e c'è sempre stato. Riemerge con prepotenza dinanzi agli snodi politici più importanti e la questione delle politiche migratorie è uno di questi. Il punto è chi ha il diritto-dovere di organizzare tali politiche. Il potere esecutivo o quello giudiziario? Il dibattito si è infiammato, come prevedibile, dopo la decisione del tribunale di Roma di far tornare in Italia i sedici migranti trasportati in Albania. I commentatori meno faziosi e più liberi dai lacciuoli retorici hanno fatto notare che così – se nessun paese può dirsi sicuro al cento per cento – i rimpatri diventeranno impossibili e le frontiere diventeranno valicabili a piacimento dei migranti.

Il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia, prontamente invitato da Lilli Gruber nel salottino di Ottoemezzo su La7, per respingere gli strali di Giorgia Meloni si è lasciato andare a una dichiarazione discutibile: loro, i magistrati, si limiterebbero ad applicare la Costituzione, che è progressista. Confermando così, in modo certo involontario, la tesi delle “toghe rosse” che vanno in aiuto di una sinistra incapace di vincere nelle urne. Progressista infatti è sinonimo di “sinistra”. Ora, già assegnare la Costituzione repubblicana, che è di tutti e dunque super partes, a uno schieramento ideologico è di per sé poco opportuno, ma il fatto è che non corrisponde alla realtà storica. La Costituzione non può avere targhe politiche (e anche quando la si dice antifascista non si tiene conto del fatto che tale parola non compare negli articoli della Carta). Vero è che l'articolo 10 recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Le condizioni le stabilisce dunque il Parlamento per legge, che la magistratura è tenuta ad applicare. Se la magistratura sconfina in campi che non le competono in nome della bandiera progressista siamo dinanzi a quella “grammatica eversiva” più volte evocata nel corso della trasmissione Ottoe mezzo.

Ma facciamo ancora un passo indietro: non vi è studioso di diritto costituzionale che non concordi sul fatto che la nostra Carta fondamentale è frutto della collaborazione tra diverse culture politiche, quella cattoli ca, quella socialista, quella liberale, quella di matrice risorgimentale. Esse condensarono nei vari articoli di cui la Carta si compone quel “compromesso efficiente” di cui parlava Costantino Mortati. Di più. Non va dimenticato che lo storico Silvio Lanaro ha fatto notare come nella nostra Costituzione gli articoli che riguardano la produzione e il lavoro traggano ispirazione anche dalle correnti di pensiero del corporativismo fascista.

Definire inoltre “progressista” la Costituzione italiana è discriminatorio nei confronti della destra che fin dal ‘48 ha fatto parte del Parlamento secondo le regole fissate dalla Carta ed è bene ricordare che sono state approvate 46 leggi di modifica della Costituzione, da quella sull'amnistia e indulto fino alla riforma del Titolo V e la riduzione del numero dei parlamentari, e ciò è avvenuto anche con il contributo degli eletti di Msi, An, Pdl e FdI che si vorrebbero considerare estranei all'eredità dei padri costituenti (scelti da partiti che oggi si sono estinti) magari recuperando la divisiva teoria dell'arco costituzionale, infranta con coraggiosa lungimiranza da Bettino Craxi.

Ora, la sintesi faticosamente raggiunta tra i vari orientamenti dottrinali presenti nella Costituente, ha determinato l'elencazione di principi irrinunciabili e molto avanzati rispetto ai tempi nella prima parte, con una seconda parte – quella che delinea l'ordinamento della Repubblica – troppo influenzata dalla paura del tiranno. Con il risultato che la prima parte è rimasta quella “promessa di rivoluzione nella legalità” di cui parlava Piero Calamandrei mentre la seconda si è rivelata nel tempo foriera di “impotenza istituzionale”. Tanto che l'azionista Mario Paggi parlò di Costituzione «vecchia prima di nascere».

Al di là e oltre questo dibattito, destinato a continuare anche a proposito delle riforme costituzionali, la frase del magistrato Santalucia è espressione di una concezione interventista del potere giudiziario che porta di per sé all'esondazione delle sue funzioni quando una parte della magistratura ritiene di essere investita del potere di «correzione» della politica. Ed è così che coloro che si ritengono custodi dei diritti agiscono come casta di intoccabili. Generando quella sfiducia che faceva dire a Giovannino Guareschi che gli unici decreti cui vale la pena inchinarsi sono quelli del Padreterno.

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Libero Quotidiano

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