Annalisa Bruchi: “La nostra economia? Un calabrone che può ancora volare”
- Postato il 21 maggio 2025
- Di Agi.it
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Annalisa Bruchi: “La nostra economia? Un calabrone che può ancora volare”
AGI - E' da poco arrivato nelle librerie ‘Ricchi o poveri? Manuale di sopravvivenza' (Rai Libri) della giornalista e conduttrice di ReStart (Rai3) Annalisa Bruchi e del Professore di Economia Politica de La Sapienza Carlo D'Ippoliti. Sulla falsariga d'un titolo tanto accattivante, quanto venato d'inquietudine, questo saggio dal taglio giornalistico, ricchissimo di dati e informazioni, si pone l'obiettivo di tratteggiare senza sconti i veri contorni della situazione economica italiana, con un occhio rivolto al cittadino.
Ne abbiamo parlato proprio con Annalisa Bruchi ‘Ricchi o poveri' incarna un lavoro estremamente approfondito: come vi siete divisi i compiti con Carlo D'Ippoliti?
Lavorando insieme da oltre 10 anni a Restart, la nostra chimica è stata naturale fin dalla decisione dell'ordine dei capitoli. D'Ippoliti è ormai per me ‘l'uomo dei numeri' e molti dei temi che trattiamo nel testo li avevamo già in parte affrontati insieme in trasmissione.
Partiamo dalla domanda che dà titolo al libro: in Italia siamo ricchi o poveri?
Gli uni e gli altri, perché il nostro paese è una sorta di Giano Bifronte: efficiente, idealmente orientato al futuro, membro del G 7, rappresentante di un'eccellenza, il made in Italy, che tutti invidiano, soffre però di gravi difficoltà legate all'evasione fiscale, agli stipendi bloccati, ad una produttività bassissima. Ne deriva è un arretramento sul fronte economico che può essere superato solo prendendo in fretta alcune decisioni fondamentali. Da anni, ormai, discuto in tv di questi temi con la politica,
ma nel gioco della parti la lettura di dati e numeri risulta sempre difforme, tanto che con D'Ippoliti ne abbiamo scritto anche per cercare di fare chiarezza, partendo dal presupposto che non è tutto rosa o tutto nero. Di certo i problemi hanno bisogno di risposte, che nella continua campagna elettorale in cui vive l'Italia non sempre vengono fornite anche per motivi di consenso
In che misura la situazione di ristagno da voi indicata determina delle differenze sociali?
Una delle principali ragioni del ristagno della nostra economia va identificata nel cambiamento della qualità del lavoro: diminuisce quello più ‘ricco', meglio retribuito, generato dall'industria, mentre aumenta il meno qualificato e quindi meno pagato. Ecco perché i dati del Pil indicano mediamente redditi bassi. L'unica soluzione è che torni a investire l'impresa: siamo andati avanti con i sussidi statali per troppo tempo, anche per ciò che riguarda le grandi industrie. Ma è fondamentale che gli
investimenti si indirizzino anche al capitale umano dei giovani: il deficit in istruzione e ricerca ci rende sempre meno competitivi. Purtroppo l'attuale situazione perdura da anni: le aziende abbandonano l'Italia e se anche l'occupazione cresce i salari vanno perdendo valore.
A che punto siamo con sfide fondamentali come la transizione digitale e quella ecologica?
Ci troviamo in ritardo, sempre per mancanza o tardività nell'impiego di risorse. Ma con l'A.I., ad esempio, dovremo fare conti che non saranno a costo zero. Il fatto che il suo sviluppo vada a intaccare l'occupazione di coloro che svolgono i cosiddetti lavori intellettuali, quindi il ceto medio, necessita d'una gestione a livello europeo che a tutt'oggi manca. Insieme siamo in ritardo, e nessuna nazione può competere da sola con Usa o Cina. Solo qualche giorno fa, ad esempio, Pechino ha annunciato
che renderà obbligatorio lo studio dell'A.I. alle elementari; credo sia evidente la differenza dal nostro approccio? Segniamo il passo anche sulla transizione ecologica, per aver messo troppi paletti e date eccessivamente ravvicinate al raggiungimento di obiettivi complessi, che hanno finito per danneggiare la nostra industria. Un esempio a livello continentale riguarda quella automobilistica: ormai non si può tornare indietro, ma in futuro è vietato sbagliare. Lo spiega bene l'AD di Renault Luca De Meo nell'intervista pubblicata nel libro. Si rischiano migliaia di posti di lavoro, mentre ci sono cittadini che non arrivano a fine mese.
‘Ricchi o poveri' rappresenta un invito a tenere conto della situazione reale rivolto senza distinzioni anche alla politica, quindi?
Il libro ripercorre 30 anni della nostra storia in cui hanno governato tutti gli schieramenti: non abbiamo seguito alcun tipo di distinzione ideologica, solo rappresentato i fatti. Ma ripeto, siamo indietro come continente. Si pensi ai satelliti: si parla di un mega piano europeo da anni, ma con Iris si arriverà in orbita solo nel 2030. Ci si è indubbiamente mossi male e tardi, finora.
La situazione internazionale sta conducendo il mondo ad un'economia basata sulla guerra?
Si parla molto di investimenti per la difesa, in sé non certo una bella notizia. Tuttavia bisogna pensare che non si tratterà solo di armi, ma di tecnologia in senso più ampio e che nei campi di ricerca e sviluppo gli italiani sono molto capaci. Non abbiamo materia prima, ma materia grigia, da sempre. Ne potrebbe derivare una crescita di tipo economico, anche se non dal settore che più auspicavo. Ma ripeto: il punto nodale resta la ripartenza dell'industria, l'Italia ne ha bisogno per tornare competitiva.Usando una metafora, la vedo come un calabrone: secondo le leggi della fisica non dovrebbe volare, eppure sono certa che può ancora farlo.