Ann d’Inghilterra
- Postato il 5 novembre 2025
- Di Il Foglio
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Ann d’Inghilterra
"Ann d’Inghilterra" di Julia Deck è un romanzo che spinge avanti i confini dell’autofiction, e ibrida. L’autrice ci porta infatti immediatamente a un presente che è il suo e il nostro, dove “fuori” succedono eventi che riconosciamo (dalle elezioni – francesi, invero – al lockdown), e “dentro” si affrontano paure che prima o poi ci assaliranno tutti: “Qualcuno ci pensa e qualcuno no. Io ci penso da trent’anni. Cerco di prepararmi. Provo a figurarmelo, a immaginare le circostanze in cui si compirà l’inevitabile”; e così facendo è come stabilisse il grado di verità della storia.
Lavora a capitoli alterni, anche se non da subito, alternando la sua prima persona nel presente a un narratore in terza persona, che è sempre lei – e che invero ricostruisce, a partire dall’inizio, e fino a quando le due voci non convergono, la storia di un altro. O meglio, di un’altra: sua madre. E’ lei Ann d’Inghilterra, una sorta di principessa caduca, a metà tra Lady D e l’eroina di un romanzo di Françoise Sagan, che un brutto giorno viene trovata dalla figlia riversa a terra colpita da un’emorragia cerebrale.
Qui il romanzo di pura autofiction inizia a ibridare con un libro – a tratti – di denuncia sociale: cosa succede a una povera donna a cui viene diagnosticata la morte imminente, ma inaspettatamente non muore? Deck spiega: “Ho scelto da tempo da che parte stare: con il romanzo-romanzo, fatto di trama e personaggi. E’ una scelta di campo netta […] Senonché da qualche tempo accarezzo l’idea di un libro in cui potrei finalmente dire LA VERITA’”. E la verità si rivela però come sempre multistrato: è la trafila di burocrazia, dinieghi e disinteressamenti da parte di chi dell’incidente di sua madre dovrebbe occuparsi, dalla cura alla sopravvivenza; è il miracolo per cui lei, non curata, continua a vivere e addirittura a riprendersi; ma soprattutto – e qui la romanziera non può, una volta in più, esimersi dal mostrare quanto labile sia il confine tra realtà e verità – è la ricostruzione, necessariamente soggettiva, della vita di Ann, sua madre, le cui vicende personali, lavorative, sentimentali, affettive hanno fatto sì che si arrivasse a quel preciso istante. “E’ il corso della vita, una successione di incidenti non avvenuti”.
La forza creativa pura del romanzo sgorga poi quando un’ipotesi sconvolgente s’affaccia alla mente della scrittrice che, nel guardare di nuovo alla sua vita e a quella della sua famiglia per scriverne, rintraccia una possibile verità. E’ finzione? E’ realtà? “Da tempo mi ero resa conto che i miei romanzi sbrogliavano il passato, predicevano il futuro. […] Il romanzo è lo strumento della conoscenza. Dice al di là di colui che parla, di ciò che sa o crede di sapere”. Ed ecco com’è che Ann d’Inghilterra ancora vive.
Julia Deck
Ann d’Inghilterra
Adelphi, 201 pp., 19 euro