Angela Taccia, l’avvocato di Andrea Sempio: «Vi racconto com’è veramente»
- Postato il 31 luglio 2025
- Di Panorama
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«Se Andrea ha ucciso Chiara, io smetto di fare l’avvocato e mi ritiro sulle montagne». È una dichiarazione forte e senza esitazioni quella che Angela Taccia affida in esclusiva al settimanale Oggi. L’avvocata è una dei due legali di Andrea Sempio, indagato per il delitto di Garlasco, ma non è solo questo: Angela è anche una delle persone che meglio lo conoscono. Un legame nato in adolescenza, cresciuto con gli anni, e che oggi si intreccia con la difesa più dura della sua vita.
Sempio, insieme ad altri amici coinvolti nelle indagini, per lei non era solo una frequentazione occasionale: «Erano una seconda famiglia». Taccia ricorda bene il momento in cui entrò in quel gruppo. «Halloween del 2005, avevo 16 anni. Mi ero fidanzata con Alessandro Biasibetti, un compagno di liceo. Mi portò a Garlasco, al pub Punto Zero, e mi disse: “Quelli sono i miei amici”. Erano tutti al tavolo, Andrea Sempio, Marco Poggi, Mattia Capra, Roberto Freddi. Iniziai a passare i sabati con loro».
È la prima volta che Angela Taccia racconta pubblicamente la sua storia con Biasibetti, oggi diventato frate domenicano. Una storia durata otto anni e finita, come spiega lei stessa, in modo inspiegabile: «Intorno al 2013, lui cambiò. Non so cosa successe, frequentava la facoltà di Legge, ma sembrava che non gli interessasse più. Si allontanò da noi sempre di più, finché un giorno ci lasciammo. Ancora non mi capacito che sia potuto cambiare così tanto. Quando abbiamo saputo che si era fatto frate domenicano eravamo tutti un po’ disorientati».
Ma è nel racconto di Andrea Sempio che emerge un ritratto toccante, fatto di dettagli affettuosi e ricordi personali. «Era particolare, con i capelli lunghi, le magliette dei gruppi metal e gli anfibi. Ma nonostante l’apparenza un po’ dura, usciva dai locali chiedendo “permesso” e “scusi”, cedeva il passo agli anziani, una volta si accorse di un grillo in difficoltà e rimase indietro per metterlo su una pianta. Notava persino le formiche in fila e ci diceva di non calpestarle…».
Un episodio in particolare resta impresso nella memoria dell’avvocata: «Tra il 2009 e il 2010, passai un momento familiare molto difficile e sparii per un po’ dalla circolazione. Lui mi scrisse un messaggio, era la prima volta: “Come mai non mi rompi più le scatole? Qualcosa non va?”. Nessun altro se n’era accorto. Mi aiutò in tutti i modi: “leggi questo libro”, “ascolta questa canzone”, “scrivi una lista di cose che ti piacerebbe fare”, “perché non fai uno sport per rilassarti un po’”».
La convinzione di Angela è incrollabile: «Andrea non poteva avere una doppia vita, né essere un assassino. Non sopportava la violenza, si turbava persino se qualcuno si azzuffava fuori dai locali… Lo difendo e non mollerò neanche morta, mio marito capisce cosa provo e mi appoggia. Andrea è innocente. E quando questa storia finirà, spero che gli chiederanno tutti scusa».