Andrea Vanzo: grazie al mio pianoforte smontabile suono nei posti più incantevoli del mondo
- Postato il 15 settembre 2025
- Di Panorama
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Quando Andrea Vanzo, compositore e pianista,descrive, o meglio dire narra, la progettazionedella sua casa, non si può non rimanerne incantati e non capire come quel rifugio, immerso nella natura pressoché incontaminata dell’Appennino tosco-emiliano, sia stato e continui a essere la principale fonte di ispirazione per la sua musica che supera il miliardo di ascolti ogni mese.
Nato a Bologna e laureato al conservatorio, Andrea Vanzo si è imposto nella scena contemporanea grazie alle sue melodie che mescolano la pura poesia della musica classica contemporanea con sfumature pop capaci di adattarsi perfettamente agli incantevoli scenari in cui libera le sue note. Perché Andrea non suona solo nei teatri; suona immerso nella natura. E lo fa con uno strumento unico al mondo: un pianoforte smontabile.
Andrea, sei stato un amante della musica fin dai primi anni di vita
“La mia storia musicale inizia da piccolissimo, perché cominciai a suonare la batteria, costringendo i miei genitori a comprarmene una a tre anni e mezzo. Coltivavo la musica in famiglia coinvolgendo i miei cugini e ogni pretesto era buono per organizzare spettacolini in cui io stavo rigorosamente defilato dietro alle quinte.”
Hai iniziato un po’ in sordina possiamo dire…
“Non solo, in realtà ho continuato a lavorare dietro le quinte per diversi anni della mia vita professionale. All’età di undici anni iniziai a sentire la necessità di approcciarmi alla scrittura musicale: lasciai la batteria dove veniva meno la parte armonica e melodica, per il pianoforte. Carpivo i passaggi musicali che mi affascinavano e li analizzavo, grazie anche al mio orecchio musicale. Mi ricordo ancora che alle elementari facevo delle polifonie per i flauti e obbligavo i miei compagni di classe a suonarle! Dopo le elementari però sono diventato timido e introverso. Il mio approccio musicale, infatti, era sempre dietro le quinte, fino alla pandemia, quando ho finalmente sentito la necessità di conquistare una nuova posizione.”
Cioè?
“Il periodo di fermo della pandemia mi ha permesso di riflettere: avevo passato anni in cui avevo dato tutto me stesso alla musica, senza riuscire però a vedere risultati concreti. Ho così deciso di buttarmi in prima persona. Ho sentito il bisogno di dire: “basta stare dietro le quinte, scrivo la musica che voglio fare, con il significato che gli voglio dare io!”. E in quel periodo, l’unico modo per farlo erano i social. Non ero assolutamente avvezzo a questo mondo, fino ad allora non li avevo nemmeno mai utilizzati! Ho fatto un corso di marketing digitale applicato alla musica, per apprendere gli strumenti per veicolare al meglio i miei video.”
Con l’istinto di meritarti un ruolo da protagonista hai conquistato milioni di followers. Oggi nei tuoi video suoni in luoghi spettacolari grazie a un pianoforte smontabile che hai ideato insieme a tuo papà Umberto.
“Ho sempre avuto un desiderio: riuscire a portare il mio pianoforte in cima allo Sciliar, nel cuore delle Dolomiti, dove sono le radici di mio padre e dove ho passato tante estati della mia infanzia. Desiderio talmente forte da diventare una sfida. È nato così il mio pianoforte “smontabile”, ovviamente un pianoforte ibrido, acustico ed elettronico, scomponibile in blocchi trasportabili a spalla e che pesasse il meno possibile, costruito dal falegname Massimo Russo nel laboratorio di mio padre Umberto, restauratore e decoratore. Questo pianoforte mi ha dato la possibilità di realizzare dei video che potessero essere spettacolari e cinematografici.”
Gli scenari delle tue esibizioni sono sempre mozzafiato: territori incantati delle Dolomiti e della Sardegna, l’Etna, Wadi Rum.
“Deve esserci sempre un legame con il luogo in cui scelgo di suonare. Per esempio, “Tales from the Citadel” è un brano che ho scritto in una delle mie visite in Giordania, dopo aver visitato la Cittadella, nel centro di Hamman, un posto incredibile: una piccola cittadina capace di racchiudere in sé secoli di storia. Ambientare il video a Wadi Rum, in una Giordania che geograficamente rappresenta un ponte, rivestiva un duplice significato: da un lato l’ispirazione del luogo, dall’altro un messaggio di unione, specialmente in questo momento storico.
Sei sempre stato affascinato dalle colonne sonore per il cinema. Ne hai prodotte diverse, vincendo svariati premi. Quale colonna sonora del cinema mondiale trovi particolarmente affascinate?
“Quella che mi ha totalmente rapito, è la colonna sonora di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, di John Williams. È naturalmente particolare: la musica diventa in maniera incantevole il linguaggio con cui gli alieni cercano di comunicare con gli esseri umani. Alla fine del film, in una scena spettacolare, si crea una fusione reciproca di armonie che mi fa impazzire! La scrittura musicale di quello che negli anni a venire sarebbe diventato il mio compositore preferito, John Williams, mi ha regalato sempre tantissimi spunti: l’ho navigato in ogni suo meandro. Ritengo abbia una capacità speciale di esprimere il personaggio, indagandone le profondità. La sua musica è ricchissima di sfumature.”
A novembre partirà il tuo tour internazionale, tra cui Messico, Brasile, America Latina e Kazakistan, e a ottobre esce il tuo nuovo album: “Intimacy vol.2”
“Il 10 ottobre uscirà “Intimacy vol. 2”, proseguimento di “Intimacy vol. 1” pubblicato nel 2022. È un continuo della narrazione, ma con una diversa consapevolezza. Se nel primo ero io nell’intimità di casa mia, nel corso di questi anni ho avuto la possibilità di portare e far conoscere in miei brani in tutto il mondo. Un’evoluzione della maturità acquisita forse nei tre anni più intensi della mia vita. In “Intimacy vol.2” è come se la mia intimità si fosse riflessa in quella degli altri e fossero diventate molteplici. Ho vinto la mia paura del palcoscenico, paura che ho tuttora, ma riesco a gestire. Il momento migliore per me è a fine concerto, quando incontro le persone che mi regalano tutto l’affetto che hanno nei miei confronti, confessandomi che la mia musica li fa stare bene e li aiuta nei momenti difficili.”
Quell’intimità che un ragazzo timido che componeva contemplando la natura dalle enormi vetrate del suo suggestivo focolare, ha trasformato in una musica gentile e consapevole. Una musica per chi la sa ascoltare, capace di abbracciare e guarire.