Ancora un anno per recepire la direttiva che vieta il “segreto salariale”: trasparenza sugli stipendi dei colleghi
- Postato il 1 luglio 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’Italia ha ancora un anno di tempo. Entro il 7 giugno 2026 dovrà recepire la Direttiva europea 2023/970, entrata in vigore nell’agosto 2023, che vieta il segreto salariale e in nome della parità di retribuzione tra uomini e donne dispone che i lavoratori abbiano il diritto di conoscere gli stipendi dei colleghi che svolgono le loro stesse mansioni. Le nuove regole si applicheranno stando alla norma Ue sia al settore pubblico che a quello privato, “a tutti i lavoratori che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro quale definito dal diritto, dai contratti collettivi e/o dalle prassi in vigore in ciascuno Stato membro”.
Ai lavoratori viene riconosciuto un “diritto all’informazione” in ambito retribuito, in virtù del quale, in prima persona o tramite loro rappresentanti, potranno “richiedere e ricevere per iscritto informazioni sul loro livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore”. La risposta da parte del datore di lavoro dovrà arrivare entro due mesi, e “se le informazioni ricevute sono imprecise o incomplete, i lavoratori hanno il diritto di richiedere, personalmente o tramite i loro rappresentanti dei lavoratori, chiarimenti e dettagli ulteriori e ragionevoli riguardo ai dati forniti e di ricevere una risposta motivata”, specifica la direttiva. Inoltre nei contratti di lavoro non potranno essere inserite clausole che obblighino i lavoratori a mantenere un obbligo di riservatezza sulla propria retribuzione o gli impediscano di chiedere informazioni su quella degli altri dipendenti.
L’obiettivo è combattere la differenza salariale tra donne e uomini, che in Europa continua ad attestarsi in media intorno al 13% e che in molti Paesi raggiunge livelli anche peggiori. L’Italia, secondo il Global Gender Gap report 2025 redatto World Economic Forum, si piazza ancora al 79° posto su 148 Paesi.
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