Ancora Sinner contro Alcaraz, il numero 1 lotta e si riprende la finale Us Open. Il time-out medico e la sofferenza: così ha battuto Auger-Aliassime
- Postato il 6 settembre 2025
- Tennis
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non è scontato ma sembra quasi che lo sia diventato. Dopo Parigi e Londra, ecco New York. Dopo Roland Garros e Wimbledon, lo US Open. Dopo la terra rossa e l’erba, il cemento. Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz. È ancora questa la finale nell’ultimo Slam della stagione. Il numero uno del mondo azzurro supera il canadese Felix Auger-Aliassime (numero 27 del ranking) e dà definitivamente forma all’ultimo atto più atteso. Lo ha fatto al termine di quattro set duri, difficili, con il punteggio di 6-1 3-6 6-3 6-4. Per Sinner si tratta della quinta finale Slam consecutiva, che fa da margine a un nuovo traguardo incredibile: il più giovane nell’Era Open a giocare tutte e quattro le finali Slam in una stagione. Il quarto in assoluto dal 1968, insieme a Rod Laver, Roger Federer e Novak Djokovic. Domenica 7 settembre non ci sarà in palio solo la conferma a Flushing Meadows, ma anche la difesa della prima posizione mondiale, oltre al titolo numero 21 e all’aggancio proprio del rivale spagnolo nella speciale classifica dei Major a quota cinque. Alcaraz che per arrivare in finale ha dovuto invece battere Djokovic in tre set per 6-4 7-6 6-2 in un match sostanzialmente senza storia.
Quella contro Auger-Aliassime sembrava una partita dall’esito inevitabile. Soprattutto dopo il 6-1 in apertura. Tutti poi avevano ancora negli occhi i quarti di Cincinnati di poche settimane fa. Quella prova di forza impressionante terminata 6-0 6-2. Invece la semifinale contro il canadese si è rivelata per Sinner la partita più difficile fino a questo momento. Molto più insidiosa del terzo turno contro Denis Shapovalov. Un match di sofferenza vinta con cuore e testa, grazie anche a quella capacità ormai acquisita di saper trovare la via della vittoria anche nelle serate meno buone. Riuscendo a gestire ogni imprevisto, come quello agli addominali che lo ha costretto a un Medical Timeout alla fine nel secondo set perso. Un problema fisico sul quale l’azzurro ha voluto rassicurare nell’intervista post-partita.
Il numero uno ha stretto i denti nel momento più delicato, quando sembrava che l’inerzia stesse per passare dalla parte di Auger-Aliassime. Ha reagito nel terzo set vinto 6-3, ha resistito all’inizio del quarto parziale alla voglia del canadese di portare la sfida al quinto. Cinque palle break tutte annullate con coraggio, autorità e anche un pizzico di fortuna. Una battaglia colpo su colpo in cui grandi sono i meriti di Auger-Aliassime. Il canadese si è presentato tirato a lucido, giocando un tennis brillantissimo e confermando che le vittorie contro Alexander Zverev, Andrey Rublev e Alex De Minaur non erano arrivate per caso. È stato bravo ad entrare nel match dopo un inizio complicato, ci ha provato fino all’ultimo punto, ma non è riuscito a concretizzare le chance avute, soprattutto, come detto, all’inizio del quarto set. Quando non sfrutti le tue opportunità contro Sinner, rischi poi di pagare a caro prezzo. Ed è quello che è successo.
Adesso per l’azzurro è il turno nuovamente di Alcaraz. Lo spagnolo non ha ancora perso un set in tutto il torneo. Nemmeno un generoso Djokovic è stato in grado di impensierirlo. Tutte le previsioni della vigilia si sono verificate. Troppo più forte Alcaraz, soprattutto troppo più giovane. I sedici anni di differenza con il serbo (38 a 22) si sono visti. E se due stagioni fa questo non pareva avere un grande peso, adesso lo ha eccome. È stata insomma una sfida che poteva avere un solo esito. Ogni invenzione tattica di Nole è stata inutile. Il tutto nonostante una versione dello spagnolo tutt’altro che eccezionale, con qualche momento di leggerezza e disattenzione. I soliti piccoli difetti di fabbrica che per la prima volta sono venuti a galla in questo US Open, che però contro Sinner potrebbero diventare problemi enormi. Sarà la terza finale Major tra i due nello stesso anno. Una cosa mai avvenuta nell’Era Open, e accaduta l’ultima volta nel 1964 (Roy Emerson e Fred Stolle). Un nuovo tassello di un dominio che pare essere sempre più totale.
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