Ancora braccio di ferro sugli aiuti a Gaza
- Postato il 10 novembre 2025
- Estero
- Di Agi.it
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Ancora braccio di ferro sugli aiuti a Gaza
AGI - Un mese dopo la firma dell'accordo di pace tra Israele e Hamas, è guerra di numeri sugli aiuti umanitari consegnati nella Striscia di Gaza alla popolazione stremata, mentre le infrastrutture sanitarie collassate non sono in grado di forniture le cure necessarie. Il via libera all'ingresso di camion di aiuti viene usato come strumento di pressione dal governo Netanyahu per spingere il gruppo terroristico palestinese a riconsegnare i corpi degli ostaggi israeliani.
Il nodo è rappresentato dal valico di Rafah, la cui riapertura è stata più volte rimandata come conseguenza dello slittamento nella restituzione delle spoglie degli ostaggi e di un attacco, il 28 ottobre, attribuito da Israele ad Hamas. Da un lato Israele e Stati Uniti affermano che ogni giorno centinaia di camion varcano i confini dell'enclave, mentre autorità palestinesi, fonti Onu e diverse Ong continuano a denunciare le difficoltà nel far entrare a Gaza rifornimenti umanitari in quantità sufficienti per alleviare la grave carestia - 55mila bambini palestinesi soffrono di malnutrizione acuta - mentre il 90% della popolazione rimane sfollata.
L'accordo di pace in 20 punti del presidente Usa Donald Trump stabilisce, per la prima fase della sua attuazione, l'ingresso di almeno 400 camion di aiuti umanitari nell'enclave palestinese ogni giorno durante i primi cinque giorni del cessate il fuoco e successivamente un numero crescente di 600 camion. L'accordo prevede, inoltre, il ritorno immediato degli sfollati dalla Striscia di Gaza meridionale a Gaza City e nel nord, il ripristino delle infrastrutture (acqua, elettricita', fognature), la ristrutturazione di ospedali e panetterie, l'ingresso delle attrezzature necessarie per la rimozione delle macerie e la riapertura delle strade. (
Quale bilancio di questi primi 30 giorni, la Casa Bianca ha affermato che in media 674 camion di aiuti sono transitati ogni giorno a Gaza dall'entrata in vigore del cessate il fuoco, il 10 ottobre, con un totale di quasi 15mila camion censiti fino ai primi di novembre. "Gli Stati Uniti stanno guidando uno sforzo storico per rispondere ai bisogni critici della popolazione di Gaza in questo momento", ha dichiarato un portavoce della Casa Bianca, insistendo sull'impegno dell'amministrazione del presidente Trump a trattare i palestinesi "con dignità e rispetto".
Gli operatori umanitari "hanno raggiunto più di un milione di persone con pacchi alimentari a domicilio dal 10 ottobre, mentre la produzione di pasti a Gaza è aumentata dell'82% da fine settembre", ha aggiunto la stessa fonte. L'amministrazione Usa ha evidenziato, infine, che le uova sono apparse sugli scaffali di Gaza per la prima volta da febbraio, quando Israele ha iniziato il blocco totale di tutti gli aiuti umanitari nella Striscia assediata, e che in poche settimane sono stati consegnati 17mila metri cubi di acqua potabile al giorno, aumentando la disponibilità nel nord dell'enclave del 130% solo nel mese di ottobre.
Questi numeri positivi e il proclamato miglioramento delle condizioni di vita dei civili sono invece fortemente contestati dai palestinesi, che denunciano una "fame orchestrata", e dalle organizzazioni umanitarie secondo cui la situazione rimane drammatica per 2,4 milioni di persone. Per il governo di Gaza, solo 4.453 veicoli commerciali e di aiuti umanitari hanno trasportato rifornimenti alla Striscia dall'inizio della tregua, soltanto il 28% dei 15.600 promessi, per una media di 171 camion al giorno.
"Queste quantità limitate sono ben al di sotto della soglia umanitaria minima", ha affermato l'ufficio del governo di Gaza, chiedendo l'ingresso di almeno 600 camion al giorno per fornire beni essenziali come cibo, medicine, carburante e gas da cucina. Il governo palestinese ha anche accusato Israele di "aver progettato la fame", affermando che le autorità israeliane hanno vietato oltre 350 prodotti alimentari di base - tra cui uova, carne, formaggio, verdure e integratori alimentari - mentre hanno autorizzato prodotti di basso valore come bibite, cioccolato e patatine venduti a prezzi gonfiati. "Questo dimostra che l'occupazione sta deliberatamente attuando una politica di manipolazione del cibo come arma contro i civili", hanno sottolineato le autorità di Gaza.
L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha notato miglioramenti nella Striscia di Gaza meridionale dopo la tregua, con le famiglie che consumano due pasti al giorno rispetto a uno a luglio. Tuttavia, la sicurezza alimentare nella Striscia di Gaza settentrionale rimane in condizioni catastrofiche. Il portavoce delle Nazioni Unite, Farhan Haq, ha dichiarato che, se l'accesso umanitario è migliorato, "i bisogni urgenti della popolazione sono ancora immensi", con i convogli di aiuti limitati ai soli valichi di Kerem Shalom, Al-Awja e Kissufim
Ancora oggi, l'Unrwa ha riferito che 5mila camion di proprietà dell'agenzia sono bloccati nell'enclave assediata. L'agenzia Onu per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente è stata messa al bando da Israele lo scorso anno, che chiede la rimozione del logo col proprio marchio prima di consentire l'ingresso dei veicoli. Il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) ha ribadito la sua richiesta di aprire tutti i punti di accesso per inondare Gaza di cibo e aiuti medici, sottolineando che non è stata fornita alcuna spiegazione per la continua chiusura dei valichi settentrionali.
Dalla Turchia, infine, è approdata una nave con 900 tonnellate di aiuti. Sul versante sanitario, gli ospedali e altre infrastrutture mediche sono stati ampiamente distrutti da mesi e mesi di attacchi israeliani. Proprio oggi l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha riferito che l'ospedale Al-Kheir di Khan Younis ha ripreso le attività dopo essere stato costretto a chiudere a causa dei raid Idf di febbraio 2024.
L'Oms ha contribuito alla ristrutturazione dell'ospedale ripristinando "i sistemi idrici, igienico-sanitari, elettrici e strutturali" e fornendo attrezzature mediche e medicinali essenziali. Presso l'ospedale Al-Kheir è stato inoltre aperto un nuovo centro di stabilizzazione nutrizionale da 20 posti letto, portando il numero totale di questi centri a Gaza a otto, con 90 posti letto per il trattamento della malnutrizione grave. Un centro di stabilizzazione fornisce assistenza ai bambini affetti da malnutrizione acuta con complicazioni mediche come infezioni e disidratazione.
A fine ottobre, secondo l'Ocha, solo 14 dei 36 ospedali della Striscia di Gaza erano parzialmente funzionanti - otto a Gaza City, tre a Deir al Balah, tre a Khan Younis - ma sono a corto di personale, privi di adeguate forniture mediche e sovraffollati di pazienti. Meno di un terzo dei servizi di riabilitazione pre-conflitto sono operativi, e molti di essi rischiano la chiusura imminente, ha avvertito Rik Peeperkorn, rappresentante dell'Oms in Cisgiordania e Gaza.
Secondo l'Oms, nella Striscia di Gaza ci sono oltre 16mila pazienti ancora in attesa di essere evacuati per cure all'estero, sottolineando la necessita' che piu' paesi accolgano malati e feriti, che non possono essere trattati in loco come conseguenza del collasso totale delle infrastrutture, della mancanza di forniture mediche, bloccate al confine, e di carburante. L'Oms ha precisato, infine, che migliaia di feriti necessitano di interventi chirurgici urgenti che non possono essere eseguiti all'interno dell'enclave palestinese, chiedendo alle autorita' competenti di facilitare il loro trasferimento in ospedali fuori Gaza, in quello che rappresenta un'altra emergenza umanitaria.
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